Parlerò (brevemente), di classifiche dei libri, e musica. Lo so che le vendite non sono importanti, e che non di rado vengono premiati titoli di dubbio gusto.
Per questa ragione ne scrivo.
I libri della Parodi e Clerici sono forse saggi? No.
Allora romanzi? Nemmeno.
Magari racconti? Neppure.
Perché sono in classifica, allora?
Me lo domando perché la canzone “Romagna mia” è una delle più popolari al mondo; so che ne esiste una versione in giapponese.
Contiene una musica? Sì.
Un testo? Si capisce.
Possiamo perciò considerarla una canzone a tutti gli effetti, allora.
Certo.
Però non è mai entrata nella classifica dei brani più venduti. Mai: perché quella non è musica, è robetta.
Qualcuno potrebbe osservare: quelli della Clerici e Parodi sono libri a tutti gli effetti: carta e inchiostro.
Anche Romagna mia è musica a tutti gli effetti: è disponibile (almeno lo era), su LP, CD, e mp3.
Una domanda scaturisce spontanea: di fronte a una tale mancanza di senso (da parte degli editori, che pur di battere cassa, stampano ricette), per quale motivo spedire manoscritti a destra e a manca?
Perché la patente di scrittore me la deve dare chi non fa differenza tra la preparazione di un piatto di trenette al pesto, e chi racconta una storia?
Se qualcuno mi risponde (non sono mai stato molto sveglio, lo ammetto), lo ringrazio sin d’ora.
“The answer, my friend, is blowin’ in the wind ..” no, a parte gli scherzi, almeno in cucina potrà valere il detto – riarrangiato – “non é buono ciò che é buono, ma é buono ciò che piace”? E, comunque, la tua “provocazione” porta lontano: cos’é la critica, cos’é il nazional-popolare, cos’é arte, cos’é solo commerciale, …
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Non pretendo di trovare una risposta. Ma se questo è lo stato di certa editoria, è ancora più evidente la necessità di tentare strade diverse dalle solite. Tanto di lì non si passa…
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