Quel pomeriggio tornò a casa e la trovò tutta sistemata e in ordine e i bambini con i vestiti puliti. In cucina, Keith e Sarah, in piedi sulle seggiole, aiutavano la signora Webster a fare i biscotti allo zenzero.
Come si fa a scrivere qualcosa che non sia idiota o banale, a proposito di Carver? Non ne ho idea.
“Cattedrale” racchiude dodici storie di un’America che in fondo già conosci. Film, telefilm, hanno raffigurato alla perfezione (non sempre in realtà, a volte in modo approssimativo), ambienti e situazioni di una società che scorre accanto ai grandi eventi.
Ma: perché Cattedrale di Raymond Carver mi ha reso una persona migliore (forse)?
Osservare, non guardare
Non è stato certo la mia prima lettura; non sarà l’ultima. Prima di questo libro ne ho letti: centinaia? Può darsi. Ma “Cattedrale” è stato un libro differente.
Perché meglio di tante altre letture mi ha indicato che uno scrittore deve osservare, non guardare. E la sua attenzione deve essere per le persone. Lo so: le persone, al di là della retorica, non sono per niente belle o simpatiche. Queste poi, sono spesso ubriaconi, oppure disoccupati. Insomma: hanno vite così banali. Ma uno scrittore conosce la verità: sono banali quando si guarda.
Se si osserva, non lo sono. E sono più ricche della vita di un Napoleone o di un Giulio Cesare.
Però devi osservare, non guardare.
La potenza di Raymond Carver
Il pregio di Carver è di aver dimostrato che la letteratura è tale se si china su questi frammenti sparsi, abbandonati sul ciglio delle strade polverose degli Stati Uniti, e li raffigura.
O li dipinge?
Prima di continuare: un pensiero anche al traduttore, Riccardo Duranti. Si tratta di una figura il più delle volte dimenticata nel panorama letterario; ma la fortuna di un autore straniero, passa attraverso il lavoro, la sensibilità di un altro scrittore.
Spesso in questi racconti esiste una rara potenza, che spinge il lettore a fermarsi, a rileggere. La parola quieta, che non grida, che non ricorre a strategie o trucchi, sfodera una capacità di seduzione sorprendente. Per questo al termine di un paragrafo, si torna indietro: si percepisce di essere passati attraverso la magia, e si desidera capire meglio, comprendere come sia accaduto.
Storie di gente comune
Perché le storie di gente comune, che tira a campare, e chissà come andranno a finire (perché ci si sorprende a chiedersi: e poi?), riescono a stabilire con il lettore una relazione tanto sana e potente?
Difficile rispondere; si tratta di talento, in quantità industriali; di fermezza nella ricerca quasi ossessiva della parola esatta, che si porge al lettore senza fronzoli, o furberie.
Di umiltà, perché Carver osserva e partecipa a queste esistenze (anche alla sua), senza mai abbandonare il suo sguardo di simpatia, e pietà.
La lezione di questo autore è composta da una fede (o fiducia), profonda nei confronti della parola. Non la considera mai il mezzo per diventare ricco; semmai, gli è di ostacolo a una vita un poco più tranquilla, regolare.
Le sue giornate spese a caccia di un paio d’ore per scrivere, e basta; mentre moglie, e figli sono in una stanza accanto, a riposare, o a fare qualcosa per cui non è richiesta la sua presenza. Il riposo, sacrificato a limare, rendere migliore una manciata di frasi. Senza alcuna reale certezza di ottenere poi qualcosa di tangibile.
L’arte accanto a ciascuno
“Cattedrale” è uno dei più lievi, eppure robusti esempi di letteratura “impegnata”; non perché vengano denunciate storture o ingiustizie, anzi. I dodici racconti qui raccolti fanno molto di più: rammentano a ciascuno di noi quanto sia importante accostarsi all’altro senza furori o volontà di giudizio. Ci ricordano dell’umanità che vive accanto a noi, che siamo noi, domandandoci almeno attenzione e compassione.
Raymond Carver, dimostra che l’arte è accanto a ciascuno, e non saperla cogliere, raccontare o almeno proteggere, ci rende meno umani, più stupidi. Di più: ci ricorda che l’arte è una faccenda che riguarda tutti noi.
Devo dire che sei stato tutt’altro che banale, se questo problema all’inizio del post ti ha angustiato, puà pure toglierti ogni dubbio non sei stato per nulla banale.
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Me lo auguro. Grazie.
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Nel leggere i racconti di “Cattedrale” ho avuto la tua stessa percezione. La grandezza di Carver sta nel raccontare la banalità – non in senso dispregiativo, ma nel senso di quotidiano – senza mai essere banale.
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Esatto. Con lui ho capito che uno scrittore o è onesto, oppure non è uno scrittore.
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