In realtà il lettore ha ragione ogni tanto, ma spesso sbaglia. Non è solo colpa sua, credo; se si educano le persone alla mediocrità (“Mica sei Leonardo, che leggi a fare?”), sceglieranno quella. Ammesso che sia davvero una scelta, e non una stanca accettazione di un destino imposto da altri.
Tuttavia, credo anche che ormai ciascuno abbia sufficienti mezzi per migliorarsi, e osare.
Se fino agli anni ’50 leggere un giornale straniero era riservato a poche persone, danarose, col Web le cose cambiano eccome. Solo se ciascuno di noi lo capisce, e prende delle decisioni coraggiose, però.
Se fino agli anni ’50 leggere un giornale straniero era riservato a poche persone, danarose, col Web le cose cambiano eccome. Solo se ciascuno di noi lo capisce, e prende delle decisioni coraggiose, però.
Ci sono un buon numero di case editrici battagliere che scommettono ogni giorno su libri di qualità, e seguono l’autore senza imporgli fretta o scadenze.
Minoranza? Certo, ma si inizia sempre da piccoli numeri.
Minoranza? Certo, ma si inizia sempre da piccoli numeri.
Il Web ha anche questo di positivo: garantisce alle voci che altrimenti non avrebbero spazio, la possibilità di conversare, ragionare. Di dire le cose come stanno ad esempio: il pubblico spesso sbaglia, ed è inutile sventolare numeri, cifre, fatturati muscolari.
Ho scoperto di recente che Scott Fitzgerald nell’ultimo anno della sua vita ha venduto complessivamente 40 copie. Colui che viene considerato una delle voci più limpide della letteratura degli Stati Uniti, è uscito di scena con le pive nel sacco. Il pubblico aveva torto marcio, e non perché Scott Fitzgerald scrivesse difficile.
Se viene esaltata la mediocrità dei grandi numeri, non si vedono mai le persone. Quando si celebra un progresso fatto di strade e cemento, diventa difficile accorgersi delle buone erbacce che crescono ai bordi dei marciapiedi.
La letteratura in fondo, di quello parla: di erbacce. Educa alla comprensione delle piccole cose, dei dettagli. Non per rendere tutti scrittori, ma tutti più attenti agli altri.
La letteratura in fondo, di quello parla: di erbacce. Educa alla comprensione delle piccole cose, dei dettagli. Non per rendere tutti scrittori, ma tutti più attenti agli altri.
Il pubblico ha ragione se getta via la maschera di folla anonima che gli viene imposta, e diventa persona, con nome, cognome, volto. Se accetta la schiavitù dei numeri, ha torto. E pazienza se a farne le spese sarà uno scrittore; ci penserà la generazione seguente forse, a riparare.
I guai veri arrivano quando la folla crede che i grandi numeri la dispensino dal ragionare, dal confrontarsi.
I guai veri arrivano quando la folla crede che i grandi numeri la dispensino dal ragionare, dal confrontarsi.
E non solo il grande Francis ebbe tale ria sorte da subire!
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Eppure questo non ha impedito a lui, o ad altri come lui, di continuare a scrivere, sino all’ultimo.
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