La bussola dello scrittore esordiente: la trama


Non pretendo di avere la parola definitiva su questo tema, perchè come si sa, in letteratura non ci sono regole. Quindi non si può insegnare quello che non c’è. Come gli abiti: giacca o pantaloni non possono essere acquistati così come sono, ma adattati al fisico di chi li indosserà. Idem con la narrativa.

Anche se superfluo lo riscrivo prima che qualcuno prenda carta e penna (meglio, mouse e tastiera), per scrivermi. Le regole di grammatica, sintassi e via discorrendo ci devono essere eccome. Nessuna urgenza narrativa può essere usata a giustificazione di errori o strafalcioni.

Secondo Stephen King una storia è composta di tre elementi: dialogo, narrazione, ambientazione. Niente trama.
Interessante vero?
Il bello è che non è l’unico a pensarla così. Flannery O’Connor scrive più o meno qualcosa del genere.

La scrittrice statunitense spiegava che non aveva ben chiaro dove i suoi personaggi volessero andare a parare. C’è un’immagine, un personaggio, e poco altro. Lentamente, qualcosa accade, si svela. Ma non si sedeva mai alla scrivania con l’idea: adesso scrivo di questo e questo, gli accade questo e questo e finisce così.

Ecco un’altra prova che la pianificazione è perfetta se ho l’incarico di organizzare un matrimonio, oppure se devo costruire una strada.
Se si tratta di storie, la faccenda si fa complicata. Anche perché non escludo che altri autori agiscano in modo completamente differente.

Lo stesso King infatti non esclude che sia comunque possibile avere una trama, seguirla e arrivare al capolinea della storia. Ma confessa che quando lo ha fatto i risultati sono stati deludenti.

Il punto è un altro a mio parere. Esiste qualcosa di imprevedibile nella scrittura: ed è questo che la rende “arte”. Pianificare troppo, o tutto, non conduce lontano. Forse è qualcosa che confina col talento; è lui che prende le parole e riesce a modellarle in un modo tale da farle squillare. Per questo certe storie scritte bene, impeccabili, annoiano, mentre altre catturano, anche se zoppicanti e catarrose.

Dialogo, ambientazione, narrazione: e al diavolo la trama. Sbaglio? Esagero? Può darsi. Però è più divertente. Non perchè sia più facile, piuttosto perchè offre maggiore libertà.
La vita è fatta di doveri, obblighi, eccetera eccetera. Nella maggior parte dei casi si tratta di ottime cose, si capisce. Ma per quale ragione estendere la loro influenza anche nella scrittura? Perchè una storia deve seguire schemi, regole, direttive?

È letteratura o la lista della spesa?

6 commenti

  1. Ho letto On Writing e infatti King ha detto che spesso lui crea una situazione e poi va avanti. Ecco, secondo me la trama è quella situazione, che poi lo scrittore sviluppa man mano che scrive.

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  2. Mmm, sono d’accordo a metà. Sto scrivendo il seguito di “Voglio scrivere per Vanity Fair”, visto che è il sequel del mio primo romanzo, ho DOVUTO imbastire una trama, seppur scarna e soggetta a continui cambiamenti (perchè, alla fine, i personaggi stupiscono sempre, e fanno di testa loro), altrimenti mi sarei troppo persa e sconnessa con la storia precendete.
    http://www.emmatravet.it

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    • Eri finita nello spam, meno male che me ne sono accorto!
      Può darsi che a volte sia necessario, non so. Non mi sono mai preoccupato della trama. A un certo punto c’è una sorta di visione e il personaggio è lì. Non so bene cosa farà, come finirà, mi limito a fare il segugio: seguo le sue tracce. Magari mi porta in un vicolo cieco e allora lo abbandono, a volte merita tutto il mio impegno.
      Nel tuo caso, forse il seguito impone una condotta differente…

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