Quando pubblicare diventa alla portata di tutti, c’è un problema. Come agire per far sapere che ci sono anche io? Che la mia opera merita attenzione, e persino di essere acquistata?
Risposta: lo ignoro.
Per prima cosa, occorre avere del talento. Poi del talento. Quindi del talento. Lo so che sono ripetitivo, ma è bene fissare i cardini della discussione, invece di scambiarsi salamelecchi e credere che siamo tutti bravi e straordinari.
L’ho detto che bisogna avere del talento?
L’errore formidabile che sta sotto l’idea: “Come faccio a pubblicizzare il mio libro?”, è credere che ci sia una ricetta, o una mistura particolare che applicata alla storia la lanci verso livelli stellari. Niente di tutto questo.
Anche perché se esistesse sul serio qualcosa del genere, gli editori non si farebbero prendere in contropiede dai successi di autori che hanno in scuderia, ma su cui non investono nemmeno un centesimo.
Livio Garzanti affermava che spendendo e impegnandosi come forsennati su un autore, il suo libro poteva raggiungere le 30.000 copie: ma il best-seller lo fa il passaparola.
Lasciamo però da parte questo discorso; sono passati parecchi anni da quella dichiarazione.
Riflettiamo per un attimo su quello che sta capitando alla narrativa. Grazie all’ebook, smette i panni di “prodotto” per indossare quelli di “bene”. L’obiezione è: i libri elettronici come prodotti, usa&getta, ci saranno eccome. Basta che il mercato si allarghi a sufficienza. Vero.
Ma è altrettanto vero che chiunque potrà scrivere senza sostenere costi, o essere alle prese con ostacoli insormontabili. Le celeberrime nicchie, snobbate dagli editori tradizionali, troveranno forse un loro pubblico.
Tutto questo riscrive la categoria del successo. Se tutti vorremmo finire nella classifica dei 10 più venduti, occorre ammettere che questo non è possibile.
I lettori acquistano con una certa difficoltà l’opera di un perfetto sconosciuto. Guardano con una buona dose di diffidenza alla pagina di Facebook allestita allo scopo. Con tutte le fregature che ci sono (non solo sul Web), è irritante avere a che fare con qualcuno che pare giocare a nascondino.
Dimostra che sei vero. Che sopra al collo hai una testa. Che ci sono alcuni neuroni all’opera, anche se nel fine settimana si prendono una sosta.
Consenso o successo? Lo so, meglio entrambi. Però se è vero che l’ebook permette alle storie di nicchia di esistere e respirare, occorre riconoscere che la dimensione del successo scatta grazie a una tale quantità di fattori (uno su tutti: la fortuna), che forse non vale la pena perderci il sonno.
Tu bada a scrivere. Sii sempre insoddisfatto di quello che hai prodotto; anche dopo il Nobel. Cancella tanto, meglio se tutto. Preoccupati dei lettori di oggi ma scrivi con in testa quelli che esisteranno tra 60 anni. Soprattutto per costoro, affinché prendendo in mano la tua storia possano restarne sorpresi.
Una lettura interessante, grazie davvero. Si dice che in Italia ci siano troppi scrittori e pochi autori: spero non sia davvero così, non tanto per la sovrabbondanza di artisti emergenti quanto per i non-lettori che non godono della floridità letteraria del nostro Paese.
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Uno dei limiti del Paese credo sia da ricercare nell’idea che l’arte è roba per pochi eletti. È vero che il genio non è frequente, ma l’arte è anche posare uno sguardo meno superficiale sulle cose che ci accadono o ci circondano. Penetrarle in profondità e comprenderne la complessità. Se non si agisce in questo modo, si diventa vittime di mode e urlatori.
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Molto vero.
Scrivere bene deve essere il primo e ultimo pensiero di uno scrittore puro.Il resto è relativo, non sempre controllabile. Una questione di comunicativa, ma di tanto altro. Troppe variabili, fattori di correzione, e non solo in senso grammaticale, ma in quello più ampio e impermanente del termine.
Il senso dello scrivere, il nucleo, comincia e finisce nella bellezza e nella spiritualità dell’atto – secondo me. Quello deve essere il punto fermo.
Ancora una volta mi trovo in sintonia con la tua visione,
In gamba
l.s.
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Mi torna in mente quello che scriveva Flannery O’Connor. Secondo lei, se si scrive bene si verrà pubblicati. Però il cuore di tutto rimane appunto la scrittura: che deve essere eccellente, non sufficiente o discreta. Eccellente. Al di sotto, non ci sarà mai nulla di interessante e sarà inutile chiedersi perché non si riesce ad arrivare a una casa editrice.
In gamba anche tu!
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Emergere non è facile per uno scrittore sconosciuto. Al di là di Facebook e di tutte le tecnologie che si possono usare, resta appunto il talento, come di tu. Se ce l’hai, da qualche parte emergerai.
E allora comincia la salita al successo. Lenta, ma comincia.
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Il talento è il cuore di tutto infatti. È vero che in Italia più che altrove, ci si scontra con rigidità e consorterie che fanno rabbia. Però il Web se usato con intelligenza può portare a qualche risultato. Non rende le cose più facili però, e questo è ciò che molti faticano a credere e accettare. Offre maggiori opportunità ma l’impegno e la fatica saranno sempre indispensabili.
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