Ho terminato la scrittura dei nuovi racconti. Ma non ho terminato la scrittura dei nuovi racconti. Non è chiaro?
Sono dieci. Come ho già scritto in passato, sono in ritardo, e visto il lavoro che mi aspetta, lo sarò ancora di più.
Mi ero dato come scadenza il mese di settembre: siamo a ottobre, e adesso viene il bello.
Che non è la scrittura. Ma la rilettura, e la riscrittura, che conducono alla revisione. Profonda, leggera: l’importante è che sia efficace. Che consegni qualcosa di valore al lettore. Qualunque sarà il destino di questi racconti, che almeno non diano l’impressione di essere figli della fretta, della superficialità.
Dopo questi processi, credo che (ma ci devo ancora pensare), stamperò i racconti, per un’ulteriore revisione. Diciamo tre pagine per volta.
Poi matita e righello. Con un bel dizionario della lingua Garzanti accanto, che non fa mai male, anzi.
Non è divertente? E invece sì, pure molto. Il bello non è scrivere, ma riscrivere. È lì che si nasconde il divertimento, e la maggior parte degli esordienti se lo perdono…
In bocca a lupo, Marco.
Sono molto curioso di leggerli. Perché non partecipi alla selezione della neo casa editrice WePub? Mi sembrano molto seri.
saluti
luigi
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Grazie.
Non so, vedremo. Per adesso vedo solo molte settimane di revisione. Siamo già a ottobre e immagino che prima di gennaio sarà dura riuscire a chiuderli.
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Fai benissimo. Se i testi non li senti pronti, fai bene a non esporti.
buon divertimento, allora!
l.s.
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Grazie, e hai ragione! Mi sto divertendo.
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Matita e righello? 😀
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Ebbene sì. Certi lavori devono essere divertenti 😉
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Marco, pensa un poco che in un’ultima revisione di un lavoro lungo, ho tagliato parti intere, che mi sembravano, almeno all’inizio, il meglio della storia, e che invece erano proprio il suo punto debole. Questo perché il lavoro è stato accantonato e dimenticato, per quasi un anno – non avviene sempre così, ma spesso. E ci ho lavorato, strano a dirsi, con il minimo affetto verso quello che mi sembrava buono, e con l’occhio attento di quello che sentivo al momento, dimenticando le buone risonanze e dedicandomi a quelle cattive o troppo flebili dell’istante. Quell’istante di ripresa è diverso. L’occhio è fresco. Io credo nella freschezza di ogni procedimento e nella freschezza dello sguardo. Quando manca la freschezza di quell’istante, si brancola solo in ricordi confusi e artefatti di quello che credevi di aver scritto e che invece è così distante da quello che cercavi, quanto meno all’origine dell’intento.
La revisione è il lavoro centrale di uno scrittore. Nella revisione il racconto ti guarda e non sei solo tu che lo guardi. Dopo aver revisionato un lavoro nuovo, tutti gli altri miei lavori, anche se già finiti, sembrano scritti da un bambino. È questa la maledizione di quest’attività, ma anche la parte che ti fa progredire e cercare nuove strade.
In gamba e fammi sapere.
l.s.
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Il distacco è fondamentale. Ma sto anche cercando di adottare qualche sistema per renderlo quasi fisico. Per questo pensavo di stamparmi (dopo la rilettura, la revisione, la riscrittura insomma), i racconti e di procedere con matita, righello, dizionario. Non so quanto sarà efficace, ma immagino sia bene tentare.
La fretta è il pericolo più grande per le parole. Sono in pochi a comprenderlo.
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Nessuna fretta. Ma… gennaio?…
e poi: la matita va bene. Ma il righello a cosa serve? 🙂
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Beh, ottobre ormai è andato. Novembre, dicembre di fatto è in mano a parenti, regali, festività. Magari riesco invece a chiudere prima. Non so.
Il righello è fondamentale! Per restare concentrato sulla frase! 🙂
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