Cosa aspettarsi da un blog (realisticamente)


(Post riveduto nel luglio del 2018).

Blog, blog, blog. tutti hanno in bocca questa parola: blog. Tutti affermano che se tu sei un autore indipendente devi (o dovresti) aprire un blog e riempirlo di contenuti interessanti. Diciamo che hanno ragione. Ma cosa aspettarsi da un blog (realisticamente)? Quali vantaggi può portare a un autore indipendente del XXI secolo? io ho provato a ragionarci sopra e il frutto di queste riflessioni le troverai nel prosieguo di questo post!

Cosa aspettarsi da un blog?

Se hai già lanciato il tuo romanzo oppure raccolta di racconti, e nello stesso tempo (o pochi giorni prima) hai aperto il tuo blog: probabilmente è tardi. Temo chBemnee tu non vedrai alcun beneficio. Sei partito tardi. Quando hai iniziato a scrivere il tuo romanzo, oppure la tua raccolta di racconti? Un anno fa? Ecco: dovevi iniziare a riempire di contenuti il tuo blog un anno fa. Adesso il lavoro è in salita. Certo: siccome sei un autore indipendenti non avrai intenzione di fermarti proprio adesso. magari stai già lavorando alla prossima opera? Bene: in questo caso il blog che hai aperto, e che al momento vivacchia e presenta pochi contenuti, potrà diventare un buon mezzo per narrare ai lettori, che cosa sei. Il blog è lo strumento perfetto per l’inbound marketing.

Leggi: Inbound marketing e autopubblicazione

Investire in un blog richiede tempo ed energie. Mi spiace ma è così. E se sei finito qui con la speranza di trovare la ricetta facile e vincente: ti deluderò. Lo scrittore indipendente del XXI secolo si rimbocca le maniche. Sa che può ricavare più soddisfazione dall’autopubblicazione che dall’editoria tradizionale, ma deve lavorare duro per almeno un anno.
Almeno.

Per cortesia: aspettative realistiche

Se stai per aprire un blog per “spingere” la tua attività di autore che si autopubblica (oppure lo hai aperto ma i risultati sono modesti): quali sono le tue aspettative? Che cosa vuoi ottenere?
Sii sincero, per cortesia. Rispondere: “Fare i soldi” è una buffonata; ma anche “Campare di scrittura” è parente della frase precedente. Il titolo di questo paragrafo è “Aspettative realistiche”; se volevo ottenere risposte di quel genere lo intitolavo “Elenca le tue smargiassate”.
Per un anno, da quando apri il blog (oppure da quando, dopo la delusione iniziale, decidi di rilanciarlo), dovrai lavorare duro e otterrai poco o niente. Occorre lavorare su:

  1. Contenuti. Ovvio: zero contenuti, zero visitatori. Quindi devi riempire di contenuti la tua creatura. Il motore di ricerca Google inizia (col contagocce) a fornirti un poco di visibilità, ma lo farà pure lui senza fretta. Lui fa gli interessi dei lettori: li indirizza a quelle fonti che hanno informazioni utili e interessanti, che spiccano. Che emergono dal mare del Web perché hanno uno stile, e una voce, unici. Il tuo stile, la tua voce.
  2. Lettori. Anche qui: ovvio. Se inizi a pubblicare Google si interessa di te e ti spedisce un po’ di persone. E le persone arrivano se hai qualcosa da dire di interessante; altrimenti ciccia. Più contenuti di qualità, più lettori. Non è così semplice o automatico, me ne rendo perfettamente conto. Anche qui: impegno, tempo, rimboccarsi le maniche, lavoro, lavoro, lavoro.
  3. Conversazione. Lo scopo di un blog non è vendere il tuo libro (o i tuoi libri); niente del genere. Ma creare una conversazione. Con i lettori, con gli altri autori che si autopubblicano. Lo so che tu pensi che io sia matto. Ma lo scopo del blog (meglio riscriverlo), così come quello delle reti sociali, non è di farti vendere; almeno non nell’immediato. Semmai è di dimostrare che hai un punto di vista, una visione, uno stile che gli altri non hanno. E il blog serve proprio a mettere in luce le tue peculiarità. Il tuo essere unico.

Leggi: Creare un blog a cosa serve?

Questi a mio parere sono i pilastri sui quali devi cercare di edificare il tuo blog. Da essi deriverà tutto il resto: che cosa voglio dire?

Che cosa imparerai con il blog?

Che con la conversazione, il pubblico e infine i contenuti tu imparerai:

  1. un modo nuovo di scrivere. Non puoi realisticamente pensare che se scrivi un romanzo o una raccolta di racconti, quello stile lo puoi trapiantare anche sul blog. Sarebbe un grave errore. Un errore capitale. Le persone hanno una montagna di alternative tra cui scegliere; e a mollarti non ci penseranno nemmeno 2 secondi, se sei verboso, e scrivi in modo contorto, oppure riempi i post di errori. Brevi paragrafi, con titoli che spieghino al lettore che cosa ci troverà dentro. Link ad altri post che lo possono interessare (come faccio spesso io: hai notato?).
  2. Scopri i tuoi lettori. Scoprire i lettori significa capire che cosa apprezzano, e che cosa no. Quali sono i post che amano, che li spingono a commentare (oppure a condividerli), e cosa invece funziona di meno. Non limitarti a pubblicare qualunque cosa; benché all’inizio tu possa rischiare di adottare questa strategia, dopo dovrai analizzare quali sono i contenuti che trovano consenso tra il tuo pubblico. In fondo lo scopo di un post è ottenere una CTA (Call To Action): un commento. O più commenti. Questo vuol dire che stai creando un legame, che hai innescato una conversazione. La tua voce, lentamente, si fa strada nel vasto oceano della Rete italiana. Non disprezzare MAI i commenti, e cerca sempre di rispondere il prima possibile. Se un lettore spende il suo tempo per dire la sua, ti sta pagando. Con una moneta fortissima: il suo tempo.
  3. Stabilisci relazioni. Se sei un autore che si autopubblica togliti dalla testa di poter fare tutto da solo. Hai bisogno di professionisti (per costruire la copertina dei tuoi libri), di un editor; e di altri autori, e poi influencer, disposti a credere nelle tue capacità. Ma attenzione: autori e influencer non sono disposti a perdere tempo con la fuffa (anche se molti influencer sono, effettivamente, fuffa). Alcuni (molto pochi), rischiano soltanto se hanno la certezza che tu sei una persona schietta e leale. Se annusano fuffa, boria, arroganza: ti molleranno all’istante.
  4. Sei riconosciuto dai lettori. Se riesci a pubblicare contenuti di ottimo livello (come mi pace ripetere: contenuti che il lettore pagherebbe, se fossero in vendita), allora i lettori non sono arrivano; ma tornano. Ogni volta che dici la tua, che pubblichi nuovi contenuti, tornano. Lo fanno non perché non hanno nulla di meglio da fare: ma perché riconoscono il tuo “richiamo”. Il tuo stile, la tua voce, comincia a emergere e creare una discrepanza tra lei, e tutte le altre che ci sono sul Web.
  5. Alimenta la curiosità dei tuoi lettori. Qui la faccenda si fa decisamente più interessante: ma che cosa significa? Che cosa voglio dire? Più contenuti (di qualità) pubblicherai, più le persone (i lettori) ne vorranno. Dopo un anno, o due, quando il romanzo infine sarà pronto tu potrai “passare alla cassa”. Mi rendo conto che potrei usare un’espressione meno colorita. Ma intendo dire che se tu hai fornito ai lettori contenuti capaci di distinguerti, e di qualità, avrai stabilito con ciascuno di essi un legame prezioso. Sarai riconosciuto, come già detto. Non sarai uno dei tanti che cerca di piazzare la sua merce (il suo libro); ma una voce che spicca dal coro. Settimana dopo settimana, mese dopo mese hai pubblicato con puntualità sul tuo blog i tuoi contenuti. Hai innescato la conversazione; prima debole, poi via via più robusta. Col tempo (ricorda: ci vuole TEMPO), sei diventato un elemento importante nella vita di un sacco di persone. Non essenziale (nessuno lo è davvero; ma ti aspettano. E quando tu ti presenterai a essi con il tuo libro loro non mancheranno all’appello. Perché hanno imparato a conoscerti, e ad apprezzarti. Raccoglierai, dopo tanto impegno, quello che hai seminato.

Il metro di successo di un blog? (Ti voglio sorprendere)

Però non abbiamo ancora espresso quali aspettative desideriamo raggiungere: e invece dovresti. Come scritto in precedenza: resta coi piedi per terra. Campare di scrittura non è possibile (che io sappia in Italia ci riesce solo Carla Monticelli). Riuscire ad avere qualche centinaio di commenti mi pare più interessante che puntare l’attenzione sul numero di visite o visitatori.

Io credo che un blog dovrebbe avere questo come metro di successo. I commenti. Spesso alcuni non sono altro che un “Sono d’accordo!”, lo so bene. Ma altri sono più ricchi e articolati. In tanti cercano di ottenere un alto numero dei visitatori, e più è grande meglio è; non sono molto d’accordo. Una vecchia battuta diceva, cosa preferisci: 10.000 visitatori al giorno, oppure solo 100 ma tra essi Bono Vox? Brian Eno? Ecco: i commenti sono la prova che stai inducendo le persone a uscire dalla loro riservatezza. Li hai “colpiti”. Il vero oro è qui, non nei grossi numeri. Chi commenta lo fa perché ti apprezza, perché ti riconosce un’autorità che altri non possiedono. Sono coloro che quando presenterai il tuo romanzo, non si limiteranno a dire: “Che bello!!!!”.
Passeranno all’azione.

Tu apri un blog per creare conversazione: quindi dovresti puntare a raggiungere (per esempio), un buon numero di commenti. La CTA (Call to Action) di un blog di un autore indipendente è questa: scrivere ottimi post per generare commenti.
Conversazione.

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