Altro aspetto da tenere in massima considerazione quando si inizia a costruire un brand: non è solo come tu ti vedi.
Se hai un blog, stai sulle reti sociali, è evidente che il brand è come gli altri ti percepiscono e ti giudicano. Siamo animali sociali, spesso ce ne dimentichiamo; in più, ci dimentichiamo che siamo già visti e percepiti dagli altri in una certa luce, magari un poco debole (ancora). Ma hanno su di noi una precisa idea.
Ecco perché è sempre bene ricordare il vecchio adagio:
Se posti (qui inserisci quello che vuoi), tua nonna milionaria cambierà il testamento, oppure no?
prima di premere il magico tasto “Pubblica”. Una volta fuori, i tuoi contenuti, che ti piaccia o no, parleranno di te anche quando te ne sarai scordato.
Perciò, con una battuta (ma non lo è affatto): se tu hai un blog, o sei su Facebook, o Twitter, hai già un brand. Anzi, sei un brand. Le persone (poche o tante non importa), probabilmente ti riconoscono, sanno qualcosa del tuo stile, del tuo modo di esprimerti. Il metodo più spiccio è inserire in Google il proprio nome e cognome e vedere cosa ne salta fuori.
A questo punto resta solo da portare il brand a un livello superiore. Perché un conto è un brand; un conto è un brand che vuole avere influenza.
Pensi che dimostrare di avere opinioni impopolari o atteggiamenti non proprio politicamente corretti sia una macchia sulla reputazione di un brand?
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Per alcuni lo è senz’altro, infatti si adeguano. Io “spero” e “credo” di avere qualche opinione politicamente scorretta (il lettore non sa quello che vuole, glielo deve dire chi scrive. L’arte è aristocratica, non è per tutti. Sono io che mi devo innalzare a essa, non lei che deve scendere al mio livello. Meglio una persona intelligente che una di cultura: quelle di cultura hanno costruito i campi di concentramento, quelle intelligenti hanno salvato gli ebrei. Eccetera eccetera). Mi danneggia? È una macchia? Pazienza, dormirò lo stesso le mie otto ore. E domattina la penserò alla stessa maniera…
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Bel modo di pensarla 🙂
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🙂
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