Ci sono alcuni falsi problemi che tolgono il sonno a chi scrive (forse esagero); che accendono le discussioni in giro su forum e blog (ecco, questo va un po’ meglio). Ma non vale la pena perderci del tempo.
- Preoccuparsi troppo del giudizio altrui.
Be’, se non sei almeno un po’ preoccupato, allora non hai scritto niente di davvero interessante. Ma evita con cura che questa preoccupazione arrivi a impedirti di scrivere quello che la storia richiede. Se la storia ha dei personaggi che parlano male, con parolacce, tu non hai scelta.
Certo, tua nonna è miliardaria e odia le persone volgari: purtroppo (per te), la sua idea di volgarità comprende espressioni quali “mostrare la lingua” o “calcio nel sedere”. Perderai la sua eredità, pazienza. Un autore che non si discosta anche radicalmente dall’immagine “pubblica” che amici, parenti e conoscenti hanno di lui, non è da leggere, secondo me. - Essere alla moda.
Si sa: in molti consigliano di guardare agli argomenti più alla moda, e di scrivere di quello in modo da intercettare il pubblico. In tanti agiscono in questo modo, io no (e credo si sia capito abbastanza).
Se essere alla moda significa rinunciare a se stessi, allora la moda non fa per me. Mi taglio fuori dal mercato? Io credo che il mercato offra lo spazio giusto (quasi) a tutti. Il problema è scovarlo. - Sbagliare.
A nessuno fa piacere commettere degli errori; ma capita. Sul Web è ancora più semplice, ma anche gli errori sono un banco di prova per saggiare il tuo valore, la tua capacità di recupero. Impara e prosegui. - Il silenzio.
E all’improvviso, scopri che nessuno è interessato a quello che hai scritto. Dove sarebbe la notizia? La novità? Buona parte dei grandi sono stati accolti così, e spesso il silenzio è una fortuna. È una prova, per testare le tue capacità e convinzioni. Se getterai la spugna vorrà dire che per te scrivere non è niente di vitale. - Prendersela.
Hai scritto un romanzo? O una raccolta di racconti? Bene, ma non stai operando a cuore aperto. Significa che nessuno sarà impressionato dal sapere che hai pubblicato, e se hai pubblicato come editore di te stesso, ti considereranno un fallito. Probabilmente l’unico modo che hai per smentirli un po’, è fare sempre meglio. Un autore indipendente non deve contare molto sugli altri, ma solo sulla parola. A volte, è l’unica compagnia che gli rimane.
Prima la storia, poi il lettore
E’ facile essere inclementi con sé stessi, vedo!
Credo che l’essere alla moda sia un problema inverso: ci sono autori che non li sono, e pertanto si scoraggiano in partenza. Se non scrivo paranormal romance, avrò qualcuno a cui interessa ciò che ho da raccontare? Il tuo articolo rispecchia due qualità dell’autore vitali: la determinazione e l’isolamento. La totale (o quasi) indifferenza verso i primi fallimenti e, sopratutto, verso l’indifferenza generale. In una parola? L’autore deve essere determinato (e determinante!)
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Se non si è determinati in qualcosa, non si arriverà mai da nessuna parte. E questo vale anche (e soprattutto), per la scrittura, dove le delusioni e i fallimenti sono pane quotidiano. Ma sono utili a comprendere il proprio valore.
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Pubblicare? Come per tutte le altre cose, ci vuole tanta sana umiltà e tanta sana facciatosta. 😉
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Sull’umiltà ci sarebbe molto da dire. Certo, c’è sempre da imparare e un autore è uno che deve imparare più degli altri, perché c’è sempre qualcuno migliore di noi. Ma è soprattutto una persona presuntuosa. Se non lo fosse, non scriverebbe mai, ma si limiterebbe a leggere.
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