L’appuntamento (seconda parte)


Ecco la seconda parte del lungo colloquio tra il protagonista e l’amico onorevole. Il tutto tratto dal mio racconto “Insieme nel buio”. Buona lettura.

Marco lo fissò, poi deglutì: “Strano? Qui l’unico strano sei tu. Non capisco perché parli in questo modo. Siamo due amici che chiacchierano amabilmente. Anzi, mi dispiace che ci si veda in questa maniera.” Si appoggiò allo schienale della poltrona, facendola scricchiolare. “Ebbene sì, avrei preferito conversare con te più a lungo, a pranzo per esempio. O a cena, a casa mia, o perché no, a casa tua. Conosco così poco tua moglie… E tu d’altra parte conosci poco o nulla la mia.”
“Quindi è solo per questo? Mi sto rendendo conto di come quel Suv, i due uomini a bordo, e la macchina bruciata nel bosco, stiano agendo in maniera strana su di me.”
“Lo vedo.” Si passò una mano sui capelli ricci: “Ma tanto non li hai riconosciuti. E poi, che cosa avresti da temere?”
Michele replicò: “Si stanno forse chiedendo se sono in grado di riconoscerli. Se nella caserma dei Carabinieri, sono riuscito a ricordare il numero di targa del loro veicolo, tanto per fare un esempio.”
“Ma hai appena dichiarato di non esserci riuscito.”
“È esatto. Ma loro non lo sanno. Ancora.” Fissò l’amico negli occhi.
“Non c’è ragione di rompersi la testa su queste cose, te lo assicuro.” L’onorevole abbassò lo sguardo.
“Perché parli in questo modo?”
“Di quale modo stai parlando? Ti vedo preoccupato, e cerco di tranquillizzarti.”
“Un uomo così impegnato come te che si attarda di sera, in un ufficio vuoto, per una ragione tanto banale: tranquillizzare un amico. A proposito, quando sei arrivato in città.”
“Qualche giorno fa. Perché? Ti sembra strano che un onorevole, eletto in questa circoscrizione, torni a vedere come vanno le cose?”
“Mi sembra strano che un onorevole si attardi sino a sera, solo per tranquillizzare un amico. Invece di tornare a Roma. Non ci sono state inaugurazioni, convegni, incontri. Niente di niente. E questa è una città così marginale, e di scarsa importanza.”
“Michele, stai offendendo la nostra amicizia. Siamo due amici che approfittano di uno strano e tutto sommato spiacevole episodio capitato a uno dei due, per fare quattro chiacchiere.”
“Uno strano e spiacevole episodio.”Ripeté Michele.
“Esatto. ” Disse tornando ad appoggiare le mani sullo scrittoio. “Lo vuoi capire sì o no che ero preoccupato di quello che è accaduto? È questa la ragione che mi ha trattenuto. E non è esatto affermare che la nostra città è marginale. Lo era: grazie al mio lavoro, a Roma hanno imparato a tenerla nella giusta considerazione.”
“Tu una volta eri all’Ambiente vero?” Domandò Michele.
“Ricordi bene, sì.”
“Perché sei passato all’Interno?”
“Lo sai come succede a volte. Si perdono le elezioni, poi si rivincono e si cambia.”
Michele tornò alla carica: “Non ci sono rifiuti tossici in questa città, giusto?”
“Pura fantascienza.” Affermò Marco.
“Quindi un’eventuale inchiesta da parte della magistratura, innescata magari da un servizio televisivo, sarebbe una perdita di tempo.” Disse Michele, ora a braccia conserte.
“Più o meno. Ma non mi metterò certo di traverso. Se qualcuno desidera praticare buchi nel terreno, si accomodi. Il Governo viene sistematicamente attaccato dall’opposizione che basa la sua azione su puri pretesti. Non desidero fornire loro altre munizioni per colpirmi alle spalle, quando sarà il momento delle elezioni.”
“Sei al tuo secondo mandato, vero?”
“Esatto. E sto facendo un ottimo lavoro. La nostra provincia è stata ignorata per decenni da tutti i governi. Lo sai come viene chiamata la Liguria? Il sud del nord. E Savona è il sud del sud del nord. Abbiamo il costo della vita del centro di Milano, e le opportunità di lavoro di Crotone. Questa città, e questa provincia, non hanno un alleato più fedele e sincero del sottoscritto, a Roma.”
“Quindi possiamo contare su di te dopo che il servizio televisivo sarà apparso. Non cercheresti di ridimensionare la portata dei fatti, o peggio, di insabbiare?”
“Michele, non ci sono fatti.”
“Se è accaduto qualcosa, tu ne sei all’oscuro come tutti noi. O sai qualcosa?”. Incalzò Michele, alzando la voce.
“Si può sapere cosa ti prende?” Esclamò infine l’onorevole, e questa volta parve esasperato.
“Sei nervoso.” Constatò Michele, serio in volto.
“È che sei così insistente.” Si sforzò di sorridere Marco.
“Ma non ce n’è motivo, vero? Me lo hai ripetuto nemmeno mi ricordo quante volte. E io sono paranoico, giusto?”
“È così. Cioè no, non lo so insomma. Sì, forse sei paranoico e dovresti farti vedere.”
“Però non hai risposto alla mia ultima domanda.”
“Merda.” Disse, poi aggiunse: “Non so nulla. Contento adesso?”
“Sei cambiato, tutto qui.”
“Vuoi farmi credere che sei rimasto sempre lo stesso?”
“No. Però temo che tu abbia superato il limite.”
Marco lo fissò: “Stai vaneggiando.”
“Può darsi. Però ascolta.”
“Posso esimermi?” Chiese con un sorriso.
“Non credo che quel vecchio sia stato vittima di una rapina. Non avrebbero fatto sparire il corpo, e portato la macchina così lontano dal suo terreno.”
“Gli slavi sono strani, e molto violenti.”
“Anche uno stupido si renderebbe conto che la sparizione del vecchio, e quello che è successo dopo, sono il frutto di un piano preciso. Portato avanti non da slavi, marocchini o rumeni. Ma da professionisti.”
“Ormai siamo in pieno delirio.” Constatò l’onorevole crollando il capo.
“Sta bene, sto delirando. Purtroppo, ho il sospetto che tu abbia una parte importante in questa faccenda. Ci ho pensato da quando la chiacchierata ha preso una certa piega. Volevi tranquillizzarmi? Bastava una telefonata, oppure un invito a pranzo, o una cena. Invece, mi hai voluto incontrare qui, faccia a faccia. Per sapere se ho visto i due uomini che guidavano il Suv, se li ho riconosciuti. Dalla caserma dei Carabinieri non trapela nulla, e hai cercato di venire alla fonte. Tu, e i tuoi capi, avete bisogno di certezze.”
“Ma se sono coinvolti i Carabinieri in questo fantastico complotto, come ha detto quel tipo, il paranoico, non avrei bisogno di incontrarti per sapere le cose. Me lo direbbero loro.”
“Forse hai un altro compito.”
L’onorevole lo osservava in silenzio, tamburellando appena le dita sul bordo della scrivania. Michele decise di osare ancora una domanda. “Marco, tu ci sei dentro sino al collo.”
“Non si tratta di essere dentro, o fuori. Ma di stare dalla parte giusta, o sbagliata.”
“E scommetto che tu sei dalla parte giusta, adesso.”
“È facile parlare, giudicare. Non è tutto bianco e tutto nero”. Disse l’onorevole.
“Sei diventato un esperto di sfumature.”
“Stai travisando; ma è inevitabile quando non si conoscono elementi, e dettagli.” Affermò sfregando le mani sullo scrittoio. “A un certo punto, devi decidere se vuoi combinare qualcosa; oppure se ti devi accontentare di essere il bravo soldatino che vota alla Camera, partecipa a inutili commissioni che produrranno scartoffie, gira in campagna elettorale promettendo a destra e a manca. E poi consegna i voti raccolti perché altri ne facciano l’uso che vogliono. Non c’è nulla di bello, né ideali nella vita politica.”
“A quanto hai venduto la salute di tutti noi? Almeno, la fetta di torta, il conto alle Cayman, era sostanzioso?”
“Ma svegliati!” Urlò. “Qui non ci sono eroi, nessun John Wayne alla testa del Settimo Cavalleggeri arriva a rimettere le cose a posto. Credi che sia semplice, non è vero? Credi che basti dire un no per sconfiggere i cattivi e far trionfare la giustizia? Ho una grande notizia da darti: non funziona affatto così. Quella è gente che ti fa saltare in aria, e dopo un anno intitola a tuo nome una via con tanto di discorso ufficiale, e banda cittadina che suona l’inno di Mameli!”
Michele deglutì, pallido in volto, appoggiandosi allo schienale della sedia: “Quindi i mandanti sono seduti accanto a te in Parlamento?”
“Lascia perdere.” Mormorò Marco battendo le palpebre due, tre volte.
“E sia.”
“Buona fortuna.” Disse infine l’onorevole; e lo congedò senza degnarlo più di uno sguardo.
“Credo che ne avrò bisogno.” Affermò Michele alzandosi, e prendendo in mano la borsa.

(Continua…)


 

Suggerimenti? Critiche? Se lo desideri, puoi leggere “Insieme nel buio” dall’inizio.

5 commenti

  1. Molto incalzante è il dialogo tra Michele e Marco. Incalzante e direi veritiero.
    Il politicante cerca di capire ma Michele è un osso duro. Direi che la storia, almeno finoi a questo memento, regge ed è apprezzabile per stile e ritmo narrativo.
    Aspetto di conoscere gli eventi.

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