(Post riveduto nel luglio 2018)
Aprire un blog sembra il compito più semplice per chi si autopubblica (e da punto di vista tecnico lo è). Basta scegliere la piattaforma (WordPress, oppure Blogger), e riempirlo di contenuti. Se bazzichi su questo blog da un po’ di tempo saprai bene che lo ritengo uno strumento fondamentale per chi si autopubblica. Uno scrittore indipendente ha bisogno di questo mezzo. Perché? Per fare in modo che i lettori là fuori diventino i suoi lettori (non tutti, ma almeno un parte). Proprio per questo ho deciso di parlare di autopubblicazione e blog, per indicare quale strategia adottare (secondo me). Starai pensando: una strategia per il mio blog? Addirittura? Devo conquistare la Russia? Dare l’assalto alle bianche scogliere di Dover per poi marciare su Londra? Magari fosse così semplice: il blog è un animale bizzarro e non ti conviene sottovalutarlo. Perché parlerà di te: e ti conviene che lo faccia al meglio…
I primi passi della strategia
In questo post (che sarà lunghetto, caro lettore, cara lettrice), cercherò di mostrare alcuni punti per fare in modo che il tuo blog non perda tempo, e non si perda in vicoli ciechi o non finisca “fuori strada”. Sia chiaro: io ho aperto questo blog senza pensare a una strategia: l’ho fatto e basta. perché mi piaceva, era facile, lo facevano tutti. Ma proprio perché ho agito in questo modo penso di essere in grado di indicare come questo modo di agire abbia dei limiti. Ben presto ci si rende conto di girare a vuoto, di non seminare, e quindi non si raccoglierà nulla. Un autore indipendente dovrebbe aprire un blog perché deve trovare i suoi lettori; i quali (cioè: i lettori), di lui se ne infischiano (giustamente). Hanno già King, Grisham, Ken Follett e un sacco di altri ottimi autori e non sanno che farsene di un altro scrittore. Già adesso hanno tutti i libri che desiderano.
A chi è rivolto questo post? Agli autori indipendenti che stanno per aprire un blog; a quanti ne hanno già aperto uno e si rendono conto di non ottenere risultati.
Cosa otterrai leggendo questo post? Nulla: solo la consapevolezza che ti aspetteranno mesi di duro lavoro. Non ci sono miracoli, né scorciatoie o trucchi: solo duro lavoro.
Avrai un successo clamoroso leggendo questo post, e altri che ho scritto su questo argomento? Probabilmente, no. Quelli che “garantiscono” o “promettono” vendono fuffa. Se esiste un settore dove NON ci sono garanzie è proprio l’editoria (quella classica; figuriamoci l’autopubblicazione!).
Perché leggere questo post allora? Te l’ho detto: per rendersi conto della fatica e della mole di lavoro che ti tocca, se sei un autore (o autrice) indipendente.
Leggi: Creare un blog a cosa serve?
Fase 1 della strategia: dove sei? Dove vuoi andare?
Che cos’è un’automobile? Un mezzo che ti permette di andare da un punto, all’altro. Che cos’è un blog? Un mezzo per andare da un punto all’altro. Quindi: dove sei?
Dove vuoi andare?
Naturalmente TU leggi queste poche frasi e pensi siano sciocchezze: è talmente chiaro dove sei! E dove sei definisce anche quello che sei. Ma è qui il tuo problema. Che tu sei ben consapevole di essere un autore indipendente. Però il lettore: come ti percepisce? Te lo dico io: sei uno sconosciuto. Uno dei tanti (troppi?) che si autopubblicano.
Ciò che conta non è quello che sei: ma come i lettori ti percepiscono, appunto. Affermazioni come “Sono uno scrittore”; “Ho pubblicato il mio primo romanzo”; oppure “Sin da bambina sognavo di scrivere” provocano solo sbadigli. Tutti scrivono queste banalità; e se tu le scrivi sei banale. Sei uno dei tanti. I lettori, appunto, ti percepiscono come uno dei tanti. Quindi: non ti vedranno. Non si ricorderanno di te. Sparirai alla loro vista.
Ricorda sempre come ragiona il lettore (e se tu fossi un bravo lettore già sapresti cosa voglio dire). Il lettore confronta. Confronta un nuovo autore con quelli che già conosce e ama.
Di solito la presunzione di un autore indipendente è tale da credere che sarà sufficiente scrivere su Facebook: “Ho pubblicato il mio primo romanzo” per vendere. Costoro credono di essere gli unici al mondo ad autopubblicarsi. Pensano che sia sufficiente esserci, presentarsi, e magicamente tutto andrà molto bene.
Dimenticano che quando si mette in vendita un libro, si entra a far parte di un mercato (sì, ficcatelo in testa: mercato), che include alternative senza numero.
Non prire un blog per parlare del tuo meraviglioso libro. E se fai questo: stai gettando via il tuo tempo, e un mucchio di opportunità.
Leggi: Aprire un blog: che risorse ti servono?
Fase 2 della strategia: No, non basta esserci
No, non basta esserci. Non basta dire di essere un autore/autrice e nemmeno elencare quello che hai vinto impressiona più di tanto (a meno che non si tratti del Premio Calvino). Parliamoci chiaro: questo Paese è zeppo di comuni che organizzano premi letterari, distribuiscono pergamene, coppe e strette di mano ad autori esordienti.
Hai voluto la bicicletta dell’autopubblicazione? Adesso: pedala.
Un autore indipendente deve farsi ascoltare, deve creare una conversazione coi lettori (perché diventino suoi lettori), per fare in modo che alla fine sia scelto da essi (vale a dire: acquistino la sua opera). Ma perché alla fine giungano all’acquisto un autore deve partire con largo anticipo e ragionare sulle alternative che il mercato offre. Fatti un giro nella sezione “Kindle Store” di Amazon, in quella delle opere a pagamento: sei nei primi 50? Nei primi 100? Se leggi queste righe: no. Quindi non è sufficiente esserci, ma devi differenziarti. Proporre un buon libro, con una copertina ben fatta (rivolgendosi a un grafico competente, per esempio), è il minimo sindacale. Dopo devi capire dove sono gli altri autori per comprendere quanto cammino ti tocca fare.
Quando un autore indipendente apre un blog (oppure: decide di rilanciarlo), lo fa perché rispetto a tutti gli altri autori, desidera comunicare la sua differenza. Il mercato dell’autopubblicazione è troppo affollato per pensare che basti presentarsi per riuscire ad emergere.
Leggi: Cosa aspettarsi da un blog?
Fase 3 della strategia: Per quali lettori scrivi?
Non rispondere: per tutti. È ridicolo. E nemmeno: “Per quanti amano leggere”: non vuol dire nulla. È evidente che chi scrive lo fa per chi legge (non certo per quanti detestano la lettura); e chi cucina lo fa per quanti hanno fame: eccetera eccetera. Solo quando capisci che devi trovare il tuo pubblico, i tuoi lettori, riuscirai a preparare contenuti perfetti proprio per quella fetta di mercato.
“Ristorante” si rivolge a tutti (e non è un male: se sei l’unico della zona…)
“Ristorante toscano” rivela ai clienti la propria identità (non teme certo di sbandierarla); evoca nella mente dei lettori un preciso tipo di cucina legata a un territorio tra i più belli dell’Italia.
Tutti scrivono guide su come scrivere e avere successo; su come scrivere velocemente e avere successo; su come fare i soldi scrivendo romanzi. Su come scrivere romanzi in 3 settimane.
Io ho scritto questo.
Già il titolo è in controtendenza. Tutti cercano di rendere le cose semplici e facili; io parlo di quanto è difficile scrivere.
Perché? Perché non seguo la corrente? Perché mi differenzio. Ho scritto quell’ebook per un pubblico che (come me) SA che la scrittura è un mestieraccio. Ho imparato che esiste un pubblico (ristretto) che non crede alla fuffa, ai miracoli, ai trucchi e alle strategie ultra-segrete e ultra-efficaci per vendere migliaia di copie. Ho individuato questo gruppo di lettori che sono diventati i miei lettori.
Altro esempio: sempre preso dalla mia esperienza.
Tutti scrivono romanzi e raccomandano di scrivere romanzi. Io ho scritto 3 raccolte di racconti. La Trilogia delle Erbacce.
Conoscere il lettore del tuo blog
Il lettore di un blog: mica semplice conoscerlo! Non ti stringe la mano, non ti saluta, non lo vedi entrare e presentarsi. Il lettore è però rappresentato dai suoi comportamenti.
Quali post commenta?
Quali legge con maggiore assiduità (anche quando sono stati pubblicati mesi prima)?
Condivide i tuoi contenuti sulle reti sociali?
Arriva sul tuo blog: ma da dove?
Naviga su altre pagine del tuo blog? (Ecco perché inserisco spesso link a contenuti che presumo possano interessare i lettori).
A me Facebook non piace, ma ci sono. Magari dovrei esserci di più, ma ci sono perché vedo che il mio canale YouTube riceve da esso un buon flusso di spettatori.
Questo significa solo una cosa: devi raggiungere il lettore nel modo corretto e soprattutto: dove sta. Devi usare i mezzi che lui utilizza (ma questo non significa che devi iscriverti a TUTTE le reti sociali: devi scegliere le più importanti).
Buona aprte dei lettori sta su Facebook? Vai su Facebook.
Su Wattpad? Vai lì.
O adatti la tua comunicazione al cliente; o sparirai. Perché di certo il lettore, per te, non lo farà mai. Non si adatterà a te.
Leggi: Inbound marketing e autopubblicazione
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Ciao Marco, passo solo per un saluto (per il momento). Ho un bel po’ di letture da recuperare… I tuoi temi mi intrigano sempre, è solo il tempo che è bastardo, come sempre. Ci leggiamo presto.
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Lo so. Sei sempre di corsa.
Quindi… Alla prossima! 🙂
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Non so se in passato ho adottato strategie efficaci… quando il blog era un posto di cazzeggo incontrollato ers tutto diverso, ora che ho messo a fuoco sembra diventato tutto più difficile 😀
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Sì, capisco. Succede perché non si è abituati, forse: d’un tratto ci si trova dentro un abito che non si sente proprio. Succede pure a me 🙂
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Non ho capito, oppure ho capito male. Dici che bisogna avere faccia tosta e fingersi disperati? Mi sembri un blogger molto serio ed equilibrato, non hai per niente la faccia tosta, né tantomeno c’è disperazione nei tuoi post. Anzi, mi sembra che scrivi cose molto serie, prudenti, sussurrate. Non fai mai polemiche, sei politically correct. Un vero signore. Quindi non funziona, se non ho capito male. Prima dici che non ci vogliono trucchetti e furbizie, poi concludi con faccia tosta e finta disperazione. Allora io che devo fare secondo te? Il serio o il furbetto?
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Intendevo dire che invece di lamentarsi perché certi libri scalano le classifiche, forse è meglio pensare a qualcosa anche per i propri. E un sistema potrebbe essere quello di immaginarsi all’ultima spiaggia per elaborare una strategia che permetta almeno di arrivare a più lettori. Non si tratta affatto di fingersi disperati, ma di farsi venire delle idee per emergere, in qualche modo, immaginando di essere in una situazione critica. E di solito, quando si è sotto pressione, vengono le idee migliori.
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Per quanto riguarda il blog non seguo una particolare strategia, cerco solo di essere sincera e di esprimere me stessa cercando di focalizzarmi sugli argomenti del blog, scrittura, letture, esperienze connesse ecc…Non credo di poter fare diversamente, io considero il blog una vetrina di quello che sono in questo ambito 😉
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In effetti è quello che fanno un po’ tutti: una vetrina. Quindi non hai immaginato di fare un “salto di qualità”?
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