Già: che cosa sbaglio nel mio piano marketing?
Uno può anche far finta di nulla, ma alla fine diventa evidente che nella sua strategia di “marketing” c’è qualcosa che non funziona. Certo, lo so: bisogna avere pazienza. Ma a forza di avere pazienza, non ti muovi. Gli altri, quelli che non hanno pazienza, intanto ti sorpassano…
Soprattutto: ho un piano di marketing?
Missione compiuta! O no?
Se getto un’occhiata a quello che si dice in giro, posso affermare che alcune cose le ho fatte. Non si dice, per esempio, di avere un blog? Ecco: ci sei sopra. E non da oggi: il primo post è del 28 dicembre del 2010. Quasi cinque anni.
Sono presente sulle reti sociali? Eccome; Twitter soprattutto, ma anche Facebook e persino Pinterest. Ho una pagina dei contatti; una dove sono presenti i miei racconti; una pagina è dedicata a “Starter Kit per blogger”, l’ebook che ho pubblicato con la casa editrice 40K.
Non solo. I guru dicono: mi raccomando, pubblica più ebook, perché solo in questo modo il lettore sarà indotto a darti fiducia.
Fatto! Non solo c’è la Trilogia delle Erbacce, con tanto di anteprima da scaricare, ma ho anche ripubblicato, solo su Amazon, “Insieme nel buio e altri due racconti”.
Tutto bene? Mmmm.
Non si riesce a fare il salto di qualità. Qui non si tratta di diventare ricchi. O di voler bruciare le tappe. C’è qualcosa che non va.
Un possibile errore
Di certo, le mie storie sono robetta. D’altra parte nessun editore ha mai accettato di investire un euro sul sottoscritto, e un motivo ci sarà (anche se qualcuno potrebbe dire: “Sbagliano”). Ma vedermi superato da robetta che vale meno della mia, mi induce a un umore superficialmente aggressivo.
Ho pensato spesso di non aver sfruttato a dovere il successo di “Starter Kit per Blogger”, che avrebbe potuto fare da volano al resto.
In realtà, mi sembrava (e mi sembra) inutile usare quell’ebook. Aveva un titolo chiaro, si rivolgeva a un preciso pubblico, e il risultato è stato soddisfacente. Ma non potevo accostare a quello, delle storie dedicate a persone che perdono il lavoro. Si tratta di ebook troppo differenti. Un lettore di “Starter Kit…”, se gli avessi proposto “Non hai mai capito niente”, avrebbe sgranato gli occhi. Magari qualcuno lo avrebbe comprato, ma sarebbe stata una mossa avventata, e si sarebbe infine rivelata un fiasco.
E comunque, è troppo tardi.
Il fatto è che ho capito questo del marketing: che… Ma di questo parlerò nel prossimo post.
La domanda delle 100 pistole
Vado bene con la critica costruttiva a me stesso? Che dici?
Vai benissimo 😉
Sentiamo il resto.
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Acc! Vuoi anche il resto? 😉
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analisi lucida sui possibili errori. Ma possiamo chiamarli così? Dubito che si possa. Fare marketing significa investire molto sulla propria pewrsona e su quello che si produce. Serve tempo e denaro. L’ebook è meno presentabile di un cartaceo. Presentarlo in una libreria è alquanto complicato. Il cartaceo ha molte più frecce nel suo arco.
L’ebook avrebbe la necessità di un trailer su Youtube e o qualcosa del genere. Ma siamo pronti? Siamo in grado? Qui sta il punto focale per me.
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Già la debolezza dell’ebook. E poi: come lo spieghi alla gente che vuole toccarlo? Dicono di mandare comunicati stampa alle redazioni locali: ma cosa racconti? Che è solo digitale?
Ci puoi riuscire solo se hai già realizzato dei bei numeri e allora ti presenti come l’autore che ha reso popolare l’ebook. Altrimenti…
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Concordo con te. Credo che questo sia il difficile. L’ideale, ma costa, sarebbe tradurlo in inglese o spagnolo per fare marketing in quelle due aree, sperando nel riflesso in italia.
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Dici? Ma secondo me ci vorrebbe anche il sito (o blog) tradotto: dubito che un inglese o uno spagnolo sia interessato ad acquistare qualcosa da un tipo che non ha nemmeno due righe nella sua lingua. Io lascerei perdere la traduzione, a meno che non ci sia anche quella del blog o del sito.
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Ma quella è meno complicata. Ci riuscirei anch’io. Ma tradurre un racconto o un romanzo è ben altra cosa.
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Tanto per esemplificare Maria Rita Monticelli ha tradotto in inglese un suo romanzo e ha riscosso un discreto successo nei paesi anglofoni, anche se il blog, è in italiano. Ma non è l’unico caso di ebook italiano proposto in lingua straniera. E’ stato in cima alle classifiche di Amazon.
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Ha fatto le cose per bene: c’è anche il sito in inglese: http://www.anakina.net/en/index.html
Su Twitter buona parte dei tweet sono in inglese. Ha creato una buona rete di relazioni con siti e autori anglosassoni, e il risultato adesso è davvero importante.
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Certamente che Rita ha fatto le cose per bene. La conosco da diversi anni. Ho letto le bozze di alcuni testi che poi ha pubblicato. Per scelta ha deciso l’autopubblicazione. I risultati si vedono. Per fare tutto quello che ha fatto, serve tempo e qualche investimento, curare le relazioni – altro tempo – Quello che mi manca, sembra un paradosso, è il tempo.
Anch’io uso twitter ma anche qui serve tempo per seguire i vari tweet.
Mi fa piacere che abbia ottenuto buoni risultati.
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Il punto è sempre quello: il tempo!
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Credo di sì.
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Sei coraggioso, complimenti! Non tutti sarebbero capaci di mettersi alla berlina, facendo un’attenta autocritica. io, però, non faccio testo, perché sono fra quanti hanno apprezzato moltissimo il tuo precedente lavoro e ho in lista d’attesa il nuovo, già acquistato quando è uscito. Lo sai meglio di me: questo è un mondo dove tutto è relativo e nessuno ha soluzioni sicure da proporre.
Forse, l’unica cosa è non lasciare nulla di intentato, ma tu, credo, le stia tentando già tutte!
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Eh già! Proprio così: le tento. O almeno: provo a tentarle tutte 🙂
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Aspetto il seguito della tua critica costruttiva, ma non so se può consolarti ma le leggi del mercato sono sempre molto misteriose.
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Misteriose e soggette e colpi di fortuna inauditi. Il che è esasperante!
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E’ una critica che in tanti possiamo muoverci. Io comunque ho l’impressione che il marketing personale abbia limiti molto ristretti, qualunque siano le scelte fatte. Potrei dirti che paghi il prezzo di scrivere racconti, ma io con il romanzo non ho fatto di meglio. Potrei dirti che cambiare genere penalizza, ma io l’ho già fatto due volte. E’ che la carriera, piccola o grande, non si riesce a costruirla a tavolino, checché ne dicano i guru americani (che hanno comunque la mia stima). Vai a tentoni, e mentre cerchi la buona pubblicazione, di fatto cerchi anche te stesso, ed è una cosa che fai per prove ed errori, oppure prove e basta. Non c’è niente di sicuro, è come camminare sulla corda. Ma è bello. 🙂
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Credo anche io che spesso i guru abbiano ragione, soprattutto quando dicono che ti devi arrangiare e non prendere a esempio nessun caso di successo perché non si può replicare. Forse paga solo la tenacia, e la qualità della storia che si racconta. Per il resto… È fortuna. Tuttavia, occorre muoversi 🙂
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Purtroppo il successo degli incapaci è la punizione peggiore.
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Be’, però sono abili. Io non molto.
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