Una scrittura più cattiva


 

savona priamar

 

Ascoltare i consigli, seguire i consigli.
Come forse saprai, ho iniziato a gettare le basi per la terza, conclusiva raccolta di racconti che arriverà nell’autunno del 2016. Dopo “Non hai mai capito niente” e “Cardiologia”, il capitolo conclusivo.
Come dici?
Chi se ne importa?
Ah, lo so. Però a un certo punto, qualche settimana fa, ho ricevuto una telefonata dalla mia editor…

Più cattiveria

Lei ha già dato un’occhiata alle storie che sto buttando giù. E mi ha detto: “È tempo di alzare l’asticella. Dovresti provare a scrivere storie più cattive”.
Il bello è che agli inizi, pure io mi ero ripromesso di fare qualcosa del genere. E poi? E poi me ne sono dimenticato. Ecco perché non bisogna mai essere completamente soli, quando si scrive. Sì, il buon Stephen King dice di sedersi e scrivere con la porta chiusa, e poi aprirla.
Ma dice pure, e non è certo l’unico, che è essenziale avere un altro paio d’occhi, anzi più di uno, perché aiuti a vedere se e dove andiamo.
Adesso, ho un discreto numero di tracce, di storie da seguire. Non tutte finiranno nella raccolta, questo mi pare evidente. Un po’ come Bruce Springsteen che scrisse (se non ricordo male) una settantina di canzoni per “Born in the U.S.A.”, per poi pubblicarne una dozzina solamente.
Be’, non sono ai suoi livelli, intendo solo dire che qualcosa per forza deve restare fuori. Scartai un racconto da “Non hai mai capito niente” perché era retorico, acqua fresca insomma.
Attenzione.
Non intendo affatto dire che ci saranno ammazzamenti e massacri, niente di tutto questo. La cattiveria che intendo è di un altro genere. Ma se i primi due “capitoli” hanno avuto, come credo e spero, una certa precisa impronta che li ha contraddistinti l’uno dall’altro, il terzo ne dovrà avere un’altra ancora.

Migliorare la scrittura

Qualche storia mostra già un carattere più cattivo. Non è affatto semplice spiegare in che cosa consiste questa qualità. Perché non si tratta “solo” di mostrare dei morti. Ma di impiegare una lingua diversa, capace di osare di più. Senza tuttavia caricarsi di orpelli.
Sobrietà e forza.
Per questa ragione ho acquistato dei racconti di Richard Ford, che ho avuto modo di apprezzare col romanzo “Canada”. Si tratta di “Rock Springs”.
Poi darò un’altra occhiata ad alcuni racconti della zia (Flannery O’Connor). Pure a quelli di Raymond Carver e di Richard Yates.
Ma tutto questo girare, a che pro?
Sembra una domanda sciocca ma in realtà non lo è per nulla. Certo: occorre leggere, questo lo sanno anche i sassi (ma qualcuno non ha tempo, e vuole scrivere: pazienza).
Quello che sfugge è che la scrittura prevede eccome un’evoluzione della scrittura. Si affina lo sguardo e la “tastiera”. Si è sempre alla ricerca di qualcosa di più, di meglio. Perché lo strumento è potente ma debole. La perizia nell’usarlo deve essere sempre raffinata e migliorata.

La domanda delle 100 pistole

Che leggi di bello in questo momento?


Leggi l’anteprima di Cardiologia in PDF su Dropbox.

16 commenti

  1. Alla recente Fiera della media e piccola editoria ho acquistato due libri di autori che non conosco: uno è di Gonzalo Hidalgo Bayal, “Il paradosso del controllore”, uno di una scrittrice giapponese, Hiromi Goto, “Coro di funghi”. Sono alle prime pagine del primo… e ho idea che ne scoprirò delle belle.
    Invece, a proposito di scrittura “cattiva”, il lavoro che mi sta impegnando da un po’ qualcosa di “impegnativo” nel linguaggio e nella trama ce l’ha. Vedremo, però, che fine gli farò fare!

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    • Già: le premesse quando si scrive una storia sono sempre ottime, poi mentre si procede saltano addosso un sacco di dubbi e perplessità. E magari si finisce in un vicolo cieco.

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  2. Ho finito “Rinascimento privato” di Maria Bellonci, libro che ho voluto rileggere. Attualmente sto leggendo “Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve” di Jonas Jonasson… tanto per dire che leggo davvero un po’ di tutto. 🙂

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