Perché sono soddisfatto (ma non voglio certo fermarmi qui)


torretta- savona

 

Che tu ci creda o no (e sono quasi certo che tu non ci creda), sono soddisfatto.
Certo, se ti prendi la briga di andare a vedere se “Cardiologia” è tra i primi 100 ebook più venduti, non lo troverai.
Né ci scoverai “Non hai mai capito niente”. E allora da dove viene questo sentimento di soddisfazione?
Per quale ragione sono in brodo di giuggiole? (Be’, abbastanza!).

Missione compiuta!

La ragione è banale. Chi ha letto i miei racconti trova che siano “disturbanti”. È un’espressione che vuol dire tanto o forse poco, o non abbastanza. Ma se il mio scopo era puntare l’attenzione di chi legge sulle erbacce, sulle vite ai margini, posso affermare, con tutte le prudenze del caso, e pure sottovoce, che la missione è compiuta. Adesso mi tocca “solo” preparare il terzo capitolo, che uscirà, se tutto va bene, verso ottobre/novembre del 2016. Ancora racconti, si capisce. Il tempo è quello che è, ma credo che riuscirò a rispettare la scadenza.
Può sembrare che il sottoscritto non faccia altro che scrivere sempre delle stesse cose, e ribadisce pure i medesimi argomenti.
Sei grande, è ora che tu sappia la verità: è proprio così.

Indignarsi per la ragione sbagliata

Rifletti un attimo.
Guarda i vecchi: hanno senso e scopo se funzionali (e funzionanti). Vale a dire: allegri, vitali, pieni di interessi e cose di questo genere. Non è bello che ci siano esseri che vivono nella depressione, sono smorti, privi di interessi. Guai.
Mi dirai:

Ma guarda che la letteratura e il cinema sono pieni di esempi che proclamano, con maggiore efficacia, quanto provi a dire tu”.

Vero. Ma è anche vero che mai come prima d’ora, esiste un’opinione generale che spinge verso la perfezione. È ovvio che qualcuno faccia poi il bastian contrario: ribadisco però che una tale ossessione per la perfezione è figlia di questi ultimi decenni. Si gettano nella spazzature tonnellate di frutta perché non è perfetta. La chirurgia plastica è uno dei settori il cui fatturato cresce di anno in anno. E poi? E poi magari leggi qualche racconto di Marco Freccero, e capiti in cose del genere:

Caterina mise la figlia sul gabinetto e attese che cacasse. Le pulì il culo, le fece il bidet e preparò la colazione. La bambina si chiamava Serena, aveva dieci anni e pesava ottanta chili. Sapeva solo sorridere. Del padre c’era qualcosa nel taglio degli occhi, nelle labbra. Il resto di lui era da qualche parte in giro per il Paese, dove se ne era andato quando Caterina era rimasta incinta.

Ohibò! È il modo di scrivere? Dove andremo a finire?
Ecco il nocciolo della questione: quando la gente è perduta, si indigna per quello che vede, non per quello che agisce in profondità.
Mostrare (o almeno provarci!) la realtà così com’è è inquietante.

Ma che dici? E dove metti l’horror? E certi film e certi romanzi?

Immagino che sia più disturbante raffigurare l’anormale in una situazione “normale”. Orsù, giù la maschera.
Sei alle poste, ed ecco che entra un ragazzo rattrappito su una carrozzina, spinto dalla madre. Perde la saliva dalla bocca. E tu non senti un… brivido?
Eppure ami i film dell’horror dove decapitazioni e uccisioni sono all’ordine del giorno. Ami quel genere di libri lì.
E d’un tratto ecco una visione che ti ricorda che tu sei quello: non “anche”. Sei proprio quello. Nonostante la sanità che allunga la vita, la palestra una volta alla settimana per mantenere il fisico in forma. La dieta senza carne.
La realtà per quello che è. E chi è abituato a essere consolato, a credere a una realtà che può solo progredire, migliorare, arrivare a chissà cosa, non esiste niente di più terribile che vedere le cose come sono.
Non scatta una sottile forma di resistenza? Di rifiuto? Ecco: immagino che chi scrive dovrebbe avere questo come obiettivo.
Come ho scritto in precedenza: essere arrivato sin qui non vuol dire che mi accontento. Adesso occorre passare alla fase 2: far arrivare a più persone le mie storie.

La domanda delle 100 pistole

Hai mai visto il film del 1962: “Sepolto vivo”?


Leggi l’anteprima di Cardiologia in PDF su Dropbox.

6 commenti

  1. Ciao 😊 Il film non l’ho visto, devo recuperare? Però ho scaricato e letto (finalmente) l’anteprima di Cardiologia. Preciso che mi intrigava anche prima dell’anteprima, comunque. Bello, cavolo. Bello. Sticavoli. Ho dei blogamici davvero bravi. Vuoi sapere perché non leggerò la raccolta, almeno per il momento? Proprio per la ragione che ti dà soddisfazione. Sono alla disperata ricerca di qualcosa che mi faccia dimenticare. Qualcosa di convincente, però, non una cavolata . Ho bisogno di essere illusa, ma illusa per bene, e non trovo niente. Mi serve qualcosa di più potente dei genitore che invecchiano, per esempio. Qualcosa che mi aiuti a dormire anche dopo aver scoperto che mia madre sta perdendo la memoria, ecco. Cose così.
    La tizia con le gambe lunghe la prendersi a randellate. E voglio far leggere almeno l’ anteprima alla mia editor crudele, le spaccio la roba che mi sembra buona e poi lei mi dice. E poi ti dico.

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    • Quindi mi confermi che sbaglio tutto: ottimo 🙂
      Prima o poi ci spiegherai come riesci a far tutto. Tanto lo sappiamo che non sei una sola, ma tre o quattro 😉
      Qui si aspetta sempre la tua parola! Il tuo verbo 🙂

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  2. Non ho visto il film ma non lo guarderò, soffro di claustrofobia. Immagino sia quello tratto dai racconti di Poe. Comunque ho finito due giorni fa di leggere Cardiologia e come ti ho scritto sono racconti forti che fanno male all’anima, mostrano la realtà, quella più cruda e non troppo distante da noi. Sì mi sono piaciuti, alcuni più di altri, per esempio “la gioia del mondo” perché dona un messaggio positivo. In bocca al lupo per il tuo prossimo obiettivo. Buon 2016

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    • Grazie per tutto!
      Il tuo “La libertà ha un prezzo altissimo l’ho acquistato ma devo ancora iniziarlo. Ti farò senz’altro sapere 🙂
      Il film: non c’è niente di esplicito, è tutto giocato sulle atmosfere. Può darsi che sia tratto da Poe, ma questo lo ignoro.

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  3. Ci sono anch’io, a leggere in questo periodo “Cardiologia” (il Natale mi sembra un periodo perfetto per pensare alle “erbacce”): sono al primo racconto, però, e già ho ritrovato il tuo stile asciutto, quello che caratterizza la tua narrazione. E poi… come non rimanere così, quasi a mani vuote, a fine storia! Sei un mago dei finali aperti!

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