(Post riveduto nel luglio 2018)
Stai leggendo queste righe perché vuoi costruire il successo di un blog. Il che mi fa piacere, ma prima di procedere (tu nella lettura), è bene che tu sappia la realtà. Vale a dire: si tratta di un post dedicato agli autori indipendenti o che si autopubblicano. C’è poi fa dare una doverosa premessa al proposito del “successo”.
Se pensi che alla fine della lettura di questo blog avrai la strada spianata al successo: sbagli. Io qui proverò a indicare l’impegno necessario per far emergere la voce del tuo blog (la tua voce), dal mare dei blog che sono presenti sulla Rete. Per me “successo” non è vendere migliaia di copie (anche se mi farebbe un enorme piacere). Il metro per capire il successo di un blog è (secondo me), il numero dei commenti. Non i visitatori che arrivano, leggono e se ne vanno. Chi commenta (non solo ogni tanto) lo fa perché percepisce una voce che si discosta dal coro. Il successo inoltre non è un abito uguale per tutti. Ci sono generi che non potranno mai vendere moltissimo; ma alcuni autori potranno vendere di più se sapranno conquistare i loro lettori. Se riusciranno a far percepire a essi la loro differenza. In fondo questo è il fine di un blog: non vendere, bensì emergere dalla folla degli autori che si autopubblicano.
Il blog lavora sul lungo periodo
Dove vuoi essere tra 12 mesi, col tuo blog? Se lo apri adesso devi decidere che cosa accadrà in quest’anno di lavoro che ti aspetta. Se hai già un blog che langue: idem. Devi decidere adesso dove sarai tra un anno. Come vedi qui non si vendono soluzioni semplici. L’unica “ricetta vincente” è rimbocchiamoci le maniche. Un autore che si autopubblica SA (dovrebbe sapere) che riuscire a conquistare il proprio pubblico pretende tempo e lavoro. E attenzione: ho scritto 12 mesi, ma potrebbero essere tranquillamente 24, o anche di più. Lo scrivo spesso su questo blog perché noto una generale atteggiamento di folle ottimismo: annuncio la pubblicazione del mio romanzo, e aspetto che le vendite si impennino.
Ma tu chi sei? Rispondo io: un perfetto sconosciuto. E ricorda che il lettore paragona ciò che conosce, con ciò che non conosce; e di solito sceglie SEMPRE quello che conosce. Voglio dire (lo ripeto spesso su queste pagine), che lui ha già tutti i libri che desidera. Ha già i suoi autori preferiti, e non vede una valida ragione per scegliere i tuoi libri. Non la vede perché non c’è. Ci sarà se tu, col tempo, gliela illustrerai.
Molti autori indipendenti usano il blog per farsi pubblicità: è uno spazio loro, e lo riempiono appunto di post che pubblicizzano la loro opera. Sia chiaro: pure io se pubblico qualcosa faccio un post in cui annuncio il mio nuovo ebook. Ma se poi dai un’occhiata ai contenuti presenti su questo blog, scoprirai ben altro. Posso affermare (a spanne), che l’80% dei post che trovi qui NON hanno come oggetto le mie opere.
Più un messaggio appare come comunicazione commerciale, più il lettore ti ignorerà. E ti ignora perché? Perché non stai in Rete per creare legami, conversazioni.
Se cerchi sempre di piazzare, i lettori scapperanno.
Se dimostri che sei presente per conversare, condividere, comunicare, i lettori ti presteranno attenzione.
Leggi: Aprire un blog: che risorse ti servono?
Definisci quello che NON sei
È un po’ come se un giorno un tipo si svegliasse e dicesse:
“Sai che ho un’idea? Voglio costruire una nuova automobile, ma non solo una nuova automobile. Desidero creare da zero un marchio che produca un’automobile”.
A chi ti rivolgi? Certi, a uomini e donne (bella scoperta). Ma il primo passo è comprendere che cosa la tua automobile NON sarà. Visto che il mercato è zeppo di modelli, per tutte le tasche, di ogni foggia, e con le caratteristiche più differenti, il primo passo è quello di stabilire quali caratteristiche non avrà.
Non sarà un Suv;
non sarà una spider;
non sarà 4×4;
non avrà 4 porte;
non avrà un motore a scoppio.
Adesso spostiamoci nell’ambito delle storie. Vuoi entrare in questo settore con l’autopubblicazione. Complimenti. Pure in questo caso il mercato è zeppo (no: è saturo), di prodotti. Ne escono a getto continuo.
Che cosa dovresti fare?
Leggi: Creare un blog a cosa serve?
Strategia a lungo termine per il blog: cioè?
Che cosa vuol dire strategia a lungo termine per il blog? Significa preparare e poi pubblicare contenuti di qualità che svelano al lettore la mia voce, la mia unicità. Non importa infatti chi io sia o chi IO credo di essere. È importante solo quello che percepisce di me il lettore. E di me non sa un bel nulla.
Un autore indipendente col blog potrà comunicare. Mostrarsi. Spiegare chi è. In che modo?
- Preparando una pagina “Chi sono?”, per esempio, con una foto almeno decente, e una serie di informazioni personali (non troppo personali, ma evita fuffa e presunzione).
- Recensioni (che cosa leggi?);
- Riflessioni sull’autopubblicazione, sull’editoria; come affronti la scrittura, che cosa significa leggere, che cosa vuol dire scrivere, come certi autori consideravano la scrittura, quali erano i loro consigli, le loro gioie e difficoltà;
- Eccetera eccetera.
Devi diventare una voce puntuale e interessante, che vale la pena di leggere. Quando infine sarà pronta la tua opera potrai presentarla ai lettori (a quel punto saranno diventati tuoi lettori) saranno pronti. Li avrai condotti per mano per mesi e mesi alla scoperta della tua peculiarità, della tua voce. Avranno imparato ad apprezzarla, a riconoscerla.
Tutto questo si chiama: “seminare”. E dopo la semina, viene il raccolto.
Leggi: Inbound marketing e autopubblicazione
Sii specifico!
Voglio pubblicare un libro sulla scrittura che piaccia a tutti. E che diavolo vuol dire? Conosci qualcuno che voglia pubblicare un libro che NON piaccia?
Voglio pubblicare un libro sulla scrittura che insegni a scrivere best-seller. Praticamente sono tutti così.
Meglio differenziarsi.
Voglio pubblicare un libro sulla difficoltà della scrittura. Va già un po’ meglio.
Mi distacco drasticamente da tutto quello che c’è su Amazon. Mi indirizzo a una parte di pubblico che odia la fuffa, e che SA (come lo so io), che la scrittura è un mestieraccio. Obiettivi specifici permettono di costruire contenuti ben focalizzati.
Il commento è la misura del successo del tuo blog
In molti dicono che più visite hai, meglio è. Io penso che la misura del successo del tuo blog sia il commento. Potresti facilmente ribattere che se le visite sono 100, i commenti saranno 10, al massimo; lo so.
Ma le persone che commentano come scrivo spesso su queste pagine, ti pagano: con la moneta del loro tempo. E lo fanno perché dici qualcosa di interessante. Riconoscono alla tua voce delle peculiarità che gli altri non hanno. Si stai distinguendo, stai emergendo dalla folla indistinta.
Certo: più visite avrai e (probabilmente), avrai più commenti. Questo è vero, ma ricorda che non tutti gli autori indipendenti sono destinati al successo clamoroso; come quello della scrittrice Carla Monticelli (che io invidio, e lei lo SA!).
Molti autori, per il genere che affrontano, NON sono destinati a vivere di scrittura; e nemmeno a pubblicare con una casa editrice. Perché rassegnarsi? Perché smettere di scrivere quando per fortuna esiste l’autopubblicazione? Costoro possono togliersi delle soddisfazioni: comunque. Ritagliarsi un piccolo, fedele pubblico che crede in essi, li sostiene. Compra le loro opere, le recensisce, ne parla bene in giro.
Ma anche queste “piccole” soddisfazioni arrivano a una condizione: che il tuo blog ti rappresenti. Se hai un pubblico, veicoli un messaggio che ti riguarda molto da vicino. Un messaggio che dice quello che TU sei. E tu non sei come tutti gli altri.
Ti propongo un affare (l’affare lo farai tu perché non spenderai un solo euro).
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Io, se continuassi a scrivere, credo (credo) non scriverò mai un fantasy.
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Come sarebbe a dire: “se continuassi a scrivere”? Ti sego la tastiera, anzi no: ti tolgo il computer 😉
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ahahahahah 😀
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E come sarebbe a dire: “ahahahahah” 🙂
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Uhm. Il tema del blogging per autori non si esaurisce mai, e io sto cercando di scrivere un articolo da pubblicare in questi giorni (ma la vita complotta per impedirmelo). Credo che ti interesserebbe.
Non scriverei mai erotica. Sono d’altri tempi, arrossisco e dico “ma nooooooooooo ma cavolo nooooooooooo” se mi capita di dover inserire una scena di sesso in una storia. Cosa che può succedere, visto che nelle mie storie l’amore c’è sempre e la gente, mi dicono dalla regia, fa sesso, per amore e anche no XD. Quando pubblicavo sull’archivio online mettevo il rating “rosso” alle storie con una scena di sesso, e facevo ridere, mi prendevano in giro, perché – mi si diceva – era roba da educande e il rating rosso si usa per roba molto più spessa. Che volete che vi dica, sono una befana d’altri tempi. Quindi sì, credo che non scriverò mai erotica, manco se dovessi guadagnare un tozzo di pane per sfamare mio figlio. Temo che farei ridere.
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È vero, la vita complotta. 😉
Comunque, io butto giù le linee guida per spiegare da cosa dipende il successo di un blog, ma entrambi sappiamo bene che buona parte del successo di alcuni blog è il risultato di una serie di fattori tutto sommato “semplici”. Buon italiano, scrittura gradevole, tema trattato in modo interessante. Quando al contrario pianifichi, di solito sbatti il naso. Non voglio dire che improvvisare garantisce il successo, ma che non bisogna pianificare ogni cosa.
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Idem come Serena, non scriverei mai un romanzo erotico. Ma solo perché diventerebbe porno 😀
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Credo che anche io eviterei quel genere. 🙂
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Potrei dirti, non scriverò mai una storia che non sento veramente, sul genere non saprei bene forse il fantasy non è proprio nelle mie corde. Buon anno (ma forse gli auguri di buon anno te li ho già fatti) 🙂
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Ecco un altro genere che pure io non riuscirei a scrivere: il fantasy. Probabilmente è un mio limite, sia chiaro.
E buon anno! 🙂
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Da cosa dipende il successo di un blog?
Bella domanda, ma non è troppo difficile rispondere secondo me. Il mio blog ha compiuto da poco i sette anni, non so se ha avuto nel frattempo successo, di sicuro penso di avere acquistato una bella fetta di consensi e questo credo sia la cosa più importante.
Non è, il mio, un blog intimistico, men che meno un diario online, ho scritto di tutto e un po’ di tutto, storie semplici e storie dove “l’idea” della seduzione fosse un argomento con il quale confrontarsi giorno dopo giorno in un rapporto a due. Ho sempre messo, infatti, le persone sempre in primo piano, qualsiasi sia la loro condizione sociale, in un cammino comune da fare ad ogni costo, insieme. Ma soprattutto, ho cercato di creare un ambiente confortevole, sia dal punto di vista stilistico, che d’immagine.
Ecco, credo sia questa la forza di un blog, al di là di cosa si scriva e da come lo si faccia, un contenitore – scusa la parola – dove chiunque possa trovarsi a suo agio, come un bel salotto ben arredato e ben illuminato, dove chi entra ha la sensazione di trovarsi a casa sua.
E’ quello che manca in tanti blog, la cura al particolare che, secondo me, come nella vita quotidiana, fa la differenza. Niente quindi post a casaccio, foto sfocate e mal fatte o post lunghi chilometricamente noiosi, dai quali scappare inorriditi.
Se vado in un blog, non devo sentirmi escluso, ma devo avere la sensazione di poter partecipare senza che le “differenze di rango” – certi blogger hanno troppo spesso la sindrome dello scrittore unico e irraggiungibile – mi facciano sentire un estraneo.
Ecco, immagino che tutto ciò e forse qualcos’altro ancora, mi abbia mantenuto in questi sette anni sempre in compagnia, così come lo sono nella vita reale ogni volta che esco con gli amici di sempre.
Ciao Marco, Buon Anno, che sia felice e soprattutto sereno. 🙂
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Buon anno innanzitutto 🙂
Mi pare che questo commento sia da incorniciare. Quasi quasi tolgo il mio post e ci piazzo questo, 😉 perché come ho scritto a Serena: pianificare non è una strategia, o meglio, è la strategia di chi non è disposto a mettersi un po’ in gioco. E un blog quello impone, altrimenti si fanno solamente dotti monologhi; ma appunto monologhi.
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Maddai, non esageriamo. 🙂
Sì, mettersi in gioco è la cosa principale e chi ti legge lo percepisce. E’ un rapporto paritario, dove nessuno prevale sull’altro ma, come ho sempre detto in questi sette anni, si “cammina insieme” e quando questo avviene, questa virtualità di cui tanto si parla è più reale della realtà stessa.
Ho scritto tanto su quest’argomento e più vado avanti e più ne resto affascinato, perché la domanda spontanea è: come mai qui ci si racconta di tutto, o perlomeno un po’ di tutto e nella quotidianità si fa quasi fatica a dire buongiorno?
Se riusciamo a capire questo dilemma, giusto per usare un eufemismo, allora il blog ha una sua funzione, un suo motivo di esistere, altrimenti è tutto tempo perso, perché al contrario si ripropongono gli stessi meccanismi che, trovano conforto, ancora giusto per usare un altro eufemismo, nella superficialità, nell’indifferenza, così come avviene spesso nella vita reale.
Evvabè, scusami, mi hai stimolato su un argomento che mi è molto caro.
E allora, grazie di questo e ancora, Buon Anno. 🙂
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È senz’altro vero quello che affermi. Io comunque alla mia vicina di pianerottolo dico sempre il buongiorno 😉
Come sempre la Rete non deve essere “altro” dalla vita, ma vita. Quando invece si creano fratture di questo tipo, sono guai…
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Beh, anch’io le dico buongiorno, ma solo perché è carina. 🙂
Ciao, a presto.
Ps: ho letto il tuo libro e mi è piaciuto molto.
Complimenti!
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Grazie!
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Un blog di successo? Anche WP dispensa i suoi consigli – in inglese – su come raggiungere il successo. Ma chi apre un blog, è quello che vuole raggiungere?
Personalmente è stata una sfida. Mi sono detto, giusto nove anni fa, ?Non credo che nessuno leggerà nulla di quello che scrivo’. Poi giorno dopo giorno è cresciuto e io con loro, sì, con chi mi leggeva.
Blog di successo? Forse ma volo sempre basso.
Ti auguro un 2016 sereno e felice ma in particolare ricco di soddisfazioni personali e lewtterarie.
Buon anno.
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Anche io volo basso; potrei ottenere di più se parlassi di argomenti alla moda, ma non mi interessa. E allora? Allora cerco di parlare di quello che mi interessa, e fare in modo che sempre più persone siano coinvolte.
Buon anno!
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Hai ragione!
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Non scriverei mai roba autobiografica, quando l’ho fatto me ne sono sempre pentito!
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In effetti un’autobiografia… La escludo!
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Anch’io, come Andrea, non scriverei mai autobiografie. Però nemmeno romanzi infarciti di violenza gratuita, quella mi dà veramente fastidio, peggio delle scene di sesso. Di romanzi erotici ne ho letti pochi, ma mi fanno sempre ridere… non so perché. 🙂 Buon anno, comunque!
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Buon anno 🙂
Credo che molti immaginino che si possa scrivere di tutto, il che è vero. Ma c’è modo e modo, e spesso non sanno affatto come fare. Questo non impedisce loro di avere successo, ma si sa: la letteratura è una faccenda bislacca!
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