Ebbene sì, alla fine mi sono deciso a spiegarti come scrivere storie che spakkano!!! Modestamente, ho una certa esperienza al riguardo. No, non perché scrivo storie che spaccano, anzi. Le mie storie non spaccano per nulla, per questo sono la persona adatta a spiegarti come fare. Perché col successo sono tutti bravi a scrivere guide e a svelare segreti. Ma solo pochi riescono a carpire la ricetta segreta. E io sono qui per svelartela.
Gratis.
La parola “compromesso” fa piangere. Ricordalo
Allora. Prima di tutto ho bisogno di una cavia, una storia che dimostri come NON devi scrivere per riuscire ad avere un successo tale da finire in uno studio televisivo, passando prima per una casa editrice, si capisce! E che cosa prenderò? Ma il brano di un mio racconto, che diavolo. Così non rischio astio o denunce. È tratto dalla mia raccolta di racconti “Non hai mai capito niente”, si intitola “Del tutto inaspettato”. Leggilo con attenzione, sono poche righe. È tutto lì e ricorda: devi fare l’opposto di quello che c’è scritto.
“(…) anni di cose da fare, sempre, anni di sopportazione, di doveri, di colleghi da tollerare. Di sciocchezze ascoltate e ignorate perché bisognava volersi bene, smussare gli angoli, essere comprensivi. Non aveva più voglia di queste cose. Era umano, concluse, non poterne più.
Caterina alzò di scatto il capo, disse: – Ma di che cosa parli? È la vita. È tutta un compromesso.”
Chiaro, no? Il post lo finiamo qui, ci metto la domanda delle 100 pistole e passiamo ad altro. Anche perché non posso stare a spiegare l’evidenza.
Ma… Perché fai quella faccia? Per quale motivo leggi e rileggi quelle parole, e sembra che tu non comprenda il messaggio che urlano alle tue orecchie?
Ho capito: mi tocca. Però sia chiaro: se sei così poco “fulmine di guerra” da non capire una cosa tanto evidente, forse scrivere non fa per te.
Allora. È tutto in quelle parole. Lui dice che non se la sentiva più di continuare a essere remissivo, di smussare gli angoli, eccetera eccetera. E la moglie che risponde? Che la vita è tutta un compromesso. Ecco, ci siamo.
Se scrivi cose del genere non puoi avere successo. Fai piangere il lettore. La gente vuole sognare. Vuole qualcuno che racconti una bella storia dove non ci sono mai compromessi. Dove si vive senza compromessi perché la volontà tutto può, tutto vince, tutto sconfigge, e niente e nessuno si può mettere di traverso. I compromessi sono già sul pianerottolo di casa, lo sai vero? E tu vuoi scrivere di storie che lo ricordano, e magari avere pure un clamoroso successo? Sei matto come un cavallo, garantito.
La parola “compromesso” fa piangere, è risaputo. Non usarla mai. Mai.
Basta coi compromessi che compromettono!
Devi invece scrivere storie dove i protagonisti si ribellano ai compromessi. Sono persone per bene, come si deve. Gente con la schiena dritta, che va per la sua strada. Ha sogni e volontà, e alla fine vincono. Devono vincere. Sì, certo, deve essere una faccenda un po’ combattuta; mi raccomando il realismo. Ma non più di un paragrafo. Che ‘sto realismo ha rotto, e diciamocelo!
Dappertutto è un brulicare di gente che manda tutto all’aria (o dice di farlo: ma non spacchiamo il capello in quattro. Ci fidiamo, vero? Se uno o una dice che non ama i compromessi e manda tutto all’aria, è così. È vero. E chi pensa che sia falso… Peste lo colga!). Gente che grida:
“Buuuuuuu!!!! Basta coi compromessi!”
Quindi parte lancia in resta, e vince. Mi raccomando: deve vincere. Non pareggiare. Al massimo, se per caso pareggia, o perde (ma lo sconsiglio), che si senta chiaro e netto l’accento e il tono disgustato, colmo di un’ira democratica e civile. Contro il brutto mondo cattivo che vuole compromessi ovunque. Ma tanto è questione di tempo. Il tempo lavora con noi (noi chi? Eh, saperlo!), e alla fine premia.
La domanda delle 100 pistole
Hai capito la lezione? O devo mandarti a ripetizione?
L’ho capita. E mi è persino piaciuta!
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Ottimo! 🙂
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Hai ragione: il compromesso fa piangere…ma fa anche incazzare! Scrivere storie di duri e puri che vincono credo appartenga giustamente più al genere fantascienza.
Mi sembra però riduttivo non prendere in considerazione quelle dove i protagonisti non accettano i compromessi, perdono e magari crepano.
Si tratta di un soggetto con una rilevanza statistica molto trascurabile rispetto al resto della popolazione e appartiene quindi forse più al genere epico che a quello realista ma, in un paese con l’ossessione e il culto del vincitore, credo sarebbe un soggetto piacevolmente polemico.
P.S. Ho letto l’estratto in PDF di “Non ho capito niente”. Arrivi al cuore come Carver.
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Sicuramente polemico, e destinato però alla nicchia. Non che la faccenda mi spaventi. Penso a Richard Yates che con il suo Revolutionary Road svelava il volto del sogno americano (1961). Piaceva solo ai critici, e a pochissimi lettori. Dopo la sua morte finì quasi nel dimenticatoio, eppure ha ispirato alcuni degli autori più importanti del Novecento (Carver, tra tutti).
E grazie per aver scaricato il mio PDF!
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Odio i compromessi, senza castelli mentali, senza giustificazioni. E’ una reazione allergica che fa saltare ciclicamente ogni mio tentativo di buon senso. Però almeno sono coerente, e racconto di personaggi che colano a picco rifiutando i compromessi.
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Anche io li odiavo, poi sono invecchiato male, e li trovo molto interessanti. Permettono di tirar fuori il personaggio dalla tana, e lo costringono a situazioni e scelte sorprendenti. E magari a 30 secondi dalla fine fanno qualcosa che da essi non ci si aspetterebbe mai. Come nel finale del film “La grande guerra” con Sordi e Gassman.
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Idea interessante! Ci penserò.
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