La casa di cura – Parte undicesima


priamar savona finestre

 

Ultimo brano del mio racconto “La casa di cura”. È il Gran Finale. Così come spero che non sia stata una lettura molesta.
Ah, se desideri leggerlo dall’inizio, ecco la prima parte. In fondo al post, il collegamento per raggiungere la parte seguente.
Buona lettura.

Come andò a finire.

Pietro fu arrestato il giorno seguente, verso le sei del mattino; proprio quando la sveglia sul comodino prese a squillare, il citofono suonò. Restò tranquillo, persino sorridente quando sul pianerottolo vide apparire i Carabinieri.

Nell’ufficio della procura della Repubblica collaborò, si assunse tutte le responsabilità. Era stata tutta una sua idea, portata avanti all’insaputa del partito, nel quale lui credeva con fede cieca, e per il quale voleva sempre e solo la vittoria. Anche al procuratore spiegò la sua filosofia: valeva solo vincere, la sconfitta non permetteva di cambiare il mondo, e il mondo aveva bisogno di essere cambiato, corretto e riformato.

Il partito, che scoprì di averlo solo come collaboratore esterno, e privo della tessera, prese le distanze da lui, condannò la sua condotta, offrì massima collaborazione ed espresse fiducia nell’operato della Procura della Repubblica. Siccome Pietro non nascose nulla, nulla che non potesse essere nascosto perché già noto, ottenne gli arresti domiciliari nel giro di dieci giorni, e dopo qualche settimana pure questa misura fu ritirata. La direttrice della casa di cura fu rimossa, e pure il resto del gruppo dirigente fu spedito a casa senza tante cerimonie. Verso la donna ci furono dei procedimenti penali, ma di essi non ho memoria; o forse sì, ma preferisco scrivere di non avere memoria. Non è detto che tutto quello che accade debba essere riferito, vero?

I giornali nazionali, così come le grandi reti televisive, non diedero molto spazio a questa vicenda; se ne parlò poco, finché non se ne parlò più. Da Roma, arrivò una commissione per indagare sull’operato del procuratore, nel bel mezzo dell’indagine; e anche questo non suscitò curiosità o stupore da parte degli organi di informazione. Era composta da tre magistrati, due uomini e una donna, e restò a lavorare nella nostra città per otto settimane. Passarono al setaccio non solo la sua attività a proposito dell’indagine sulla casa di cura, ma anche di alcune precedenti. Siccome a un occhio cattivo tutto sembra fonte di perversione, non fu difficile trovare buoni motivi per mettere il procuratore sulla graticola. Per difendersi al meglio, rinunciò a ogni incarico. Al termine del lavoro della commissione, non emerse nulla a carico del procuratore, ma fu trasferito in Abruzzo, ben prima del rinvio a giudizio di Pietro.

Il processo fu affidato a un giovane giudice, qualcuno nei corridoi del palazzo di Giustizia commentò “Troppo giovane”, ma nessuno ci badò. Grazie al rito abbreviato, il buon Pietro se la cavò tutto sommato con poco. La notizia della sua condanna finì per essere data solo dai quotidiani locali, e con scarso rilievo; i siti Web per esempio, non ne parlarono affatto.

Quello che invece a livello nazionale, e parlamentare, suscitava dibattito e interesse, era la riforma della giustizia, e in particolare quella sulla responsabilità civile dei giudici. Stava per tagliare il traguardo, diventare legge dello Stato.

Cosa ne sia stato di Pietro, dopo aver scontato la piccola condanna, non è molto interessante. Chi legge potrebbe pensare che la persona che ha scritto queste righe sia lui, e che abbia deciso di andarsene all’estero e di viverci con tutti gli agi. Grazie alla sua condotta previdente, che gli avrebbe permesso di accumulare, in modo discreto, un piccolo gruzzolo in una banca di un tranquillo Paese vicino all’Italia.
Può darsi che sia così, può darsi che non lo sia.

Adesso sono le due del pomeriggio, e il lago qui davanti è meraviglioso con la luce del sole che gioca con la superficie dell’acqua, e attorno i monti che lo abbracciano come si fa con un amico. Dimenticavo: adesso mi diletto soprattutto di poesie, e mi dicono che ci so fare… E se vi domandate per quale ragione Pietro non fuggì all’estero per evitare le manette, ricordatevi questo, voi che pretendete la politica “pulita”, sana, al servizio della gente.

Fuggono i colpevoli.

(Fine)


Entro la fine del 2016 arriverà il capitolo finale della Trilogia delle Erbacce. Scarica l’anteprima in PDF di Non hai mai capito niente, il primo capitolo!

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