Cosa c’è nel racconto “Denti” e perché è presente Dostoevskij


Copertina La Follia del Mondo

 

Il buon Cechov diceva che se in una scena c’è una pistola, prima o poi questa dovrà sparare. Intendeva dire che se all’interno di una storia c’è un dettaglio, ci deve essere per una ragione un po’ nobile, non per occupare spazio. E in “Denti”, un mio racconto contenuto all’interno di “Cardiologia”, abbiamo un dettaglio, in effetti.
Si tratta di…

Perché esistono i doni?

Esatto, di un libro. Il protagonista, che racconta tutto in prima persona, riceve in dono un libro di Dostoevskij: “L’Idiota”. Glielo regala un vecchio che ha una libreria fornitissima di libri, eppure per vivere ha sempre fatto lo spazzino. Non l’insegnante o il professore: lo spazzino. Intuisce, forse, che in quel ragazzo c’è qualcosa che merita di essere aiutato; ecco il senso di quel dono. E il ragazzo lo accetta, ci mancherebbe.
L’idea che mi ha indotto a inserire questo dettaglio, a prima vista superfluo oppure solo aneddotico, è che all’individuo è sempre proposto, direi ogni giorno, una buona occasione per cambiare. O per resistere. Ma sta a lui decidere che cosa fare.
Il senso di un dono (un dono è cosa differente dal regalo, e mi pare talmente evidente che non spiegherò nulla) non è comprare un’amicizia o un amore, ma creare una frattura. Non ha nessun altro potere che quello, perché da lì in avanti sarà compito di chi lo ha ricevuto scegliere che cosa combinare.
Anche un assassino che ieri sera ha ucciso a revolverate due persone durante una rapina, oggi riceverà un dono. E ne riceverà uno finché avrà vita.
Certo: uscire dalla sua situazione sarà non solo dura, ma mortale. Ogni decisione ha un prezzo, ogni decisione confermata (e la decisione deve essere riconfermata ogni mattina), alza il prezzo. Quindi dopo 20 anni di crimine, be’, è facile capire cosa attende un assassino, giusto?
Nel mio racconto non c’è nessun assassino, ma quello che mi sembrava interessante era mostrare come, a volte, le persone scelgono sempre, e ogni scelta ha le sue conseguenze. Qualcuno potrebbe dire che il protagonista non merita quel dono. Non è il merito che mi interessa indagare, anche perché chi diavolo può permettersi di dire “Tu meriti questo, tu no”?

Il dono perduto

Torniamo però al mio racconto. Il protagonista sin dall’inizio non accoglie il dono. Infatti dice:

Non vale niente. È un libro.

Poi se ne dimenticherà, ma in questa amnesia c’è un po’ tutto: stanchezza, preoccupazione, mille pensieri, centomila timori mentre tutto attorno le cose non migliorano affatto, e lui si sente sempre più solo. Non ha più il tempo per soffermarsi su quello che riceve; deve sopravvivere e fornire alla sua famiglia i mezzi per continuare a campare.
Forse non ha nemmeno capito il valore del dono, forse non è più in grado di capirlo; c’è da sopravvivere. E proprio per sopravvivere farà una scelta. Avrà un’altra occasione? Chissà.

La domanda delle 100 pistole

Domanda facile: preferisci un dono o un regalo?


Entro la fine del 2016 arriverà il capitolo finale della Trilogia delle Erbacce. Scarica l’anteprima in PDF di Non hai mai capito niente, il primo capitolo!

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