Bernard Malamud e il pubblico


bernard malamud

 

Bernard Malamud è uno scrittore statunitense autore di opere quali “Il commesso” (che ho letto), “L’uomo di Kiev” e pure di racconti. L’editore Minimum Fax pubblica le sue opere nel nostro Paese, e ha dato alle stampe, come si diceva una volta e forse si dice ancora, “Per me non esiste altro”. Si tratta di lezioni di scrittura di Malamud.
E se ne parlo è perché l’ho letto, in versione digitale.

Devi scrivere

A un certo punto nel libro si trova questa domanda, e poi la risposta di Malamud:

Quanto tieni in considerazione il pubblico? Continueresti a scrivere se non avessi un seguito?

Penso di sì. Penso che se hai il dono della scrittura, devi scrivere.

Non è interessantissimo? Certo, è un ottimo alibi per permettere a un sacco di persone di continuare a scrivere pessima roba e a mandarla agli editori. Che tanto non leggono più nulla: qualunque casa editrice apra adesso, nel giro di sei mesi al massimo mettere sulla pagina del sito dedicata alle proposte di pubblicazione l’avviso:

A causa dell’elevato numero di invii, ci vediamo costretti a sospendere la valutazione di inediti”.

Già.
Ma torniamo a Malamud.

Il dono della scrittura

Lui dice qualcosa di rivelatore: “Se hai il dono della scrittura”. E ti sembra poco?
Prima di tutto: non ce l’hanno tutti. Lui lo sa, anche perché lo aveva. Ha avuto un suo pubblico. Anche qui si potrebbe cercare di ribattere qualcosa. Vale a dire che è facile trovare qualcuno che ci dica che abbiamo quel dono lì, solo per starsene in pace e non rovinare un’amicizia o una conoscenza. E ci dice pure che non è qualcosa che capita a tutti: siccome è un dono, arriva a pochi. Forse per rispetto alla sua natura che si deve continuare “nonostante tutto”?
Però…
Io ho pochi lettori, come si sa. E continuo a scrivere. Dopo la terza raccolta di racconti della Trilogia delle Erbacce mi piacerebbe sviluppare il progetto che pomposamente ho chiamato “IOTA”, e che non so bene cosa sia, né dove mi porterà (e se mi porterà davvero da qualche parte).
Quindi anche se il seguito è quello che è, procedo. Cerco di ampliare la cerchia di persone che mi seguono.
Bene.
Ma poi?
Non lo so. Ho già una sorta di tabella di marcia che mi occuperà almeno fino al 2018 e pure oltre (se il progetto IOTA prende il volo ci sarà da sfregarsi le mani e da divertirsi). Ma cosa succederà dopo, che so, nel 2020… Boh!
Potrei già essere a osservare la terra dalla parte delle radici!
Ma a parte questo, credo che l’unica cosa che potrebbe indurmi a smettere di scrivere sarebbe qualcuno che mi dice:

Guarda che dici sempre le stesse cose; ma con meno freschezza.

Ecco, questo potrebbe bloccarmi sul serio. E prima o poi accadrà. Eccome se accadrà. Ma non è questo il punto.
Invidio la sicurezza che aveva Malamud. Affermava quello perché era affermato e riconosciuto come scrittore, e poteva affermare che lui avrebbe continuato. Io qualche dubbio ce l’ho. Se non avessi i pochi lettori che ho, fino a quando proseguirei? Ovviamente non mi bastano e lavoro per ampliare la cerchia. Ma posso affermare che il giudizio di un estraneo spesso è un balsamo. Una medicina che rafforza la determinazione a continuare.
Quindi?
Quindi grazie a tutti coloro che mi hanno sostenuto fino a ora. Spero di non deluderli…

La domanda delle 100 pistole

Conosci lo scrittore Bernard Malamud?


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29 commenti

  1. Non riesco a concepire la voglia di scrivere senza quella di farmi leggere, un po’ a prescindere da qualsiasi risultato concreto.
    (No, non lo conoscevo!)

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  2. Ciao, Marco.
    Conosco molto bene Bernard Malamud. Ha scritto dei racconti bellissimi e tra l’altro ho letto anche io, in digitale, il testo di cui hai parlato nel post. Tra l’altro è disponibile una sua raccolta di racconti edita da Einaudi, anche questa in e book:
    http://www.einaudi.it/libri/libro/bernard-malamud/racconti/978885840156
    Condivido il pensiero di scrivere nonostante quello che accada o non accada fuori, quindi nonostante l’assenza di riscontri più o meno immediati, anche se non è facile. Quando lo scrivere è davvero un dono, viversi questo dono diventa un’attività necessaria e indispensabile, come il respirare. Io la vedo così.
    In gamba per i tuoi progetti e a presto!

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    • Non sapevo di quella raccolta, credevo che Malamud “appartenesse” a Minimum Fax.
      Forse c’è da aggiungere anche questo: adesso grazie (o per colpa?) alla Rete puoi avere comunque dei riscontri, anche piccoli e marginali. Certo, è ovvio che spesso mediocri autori salgono in alto e sono incensati; ma credo che siano consapevoli di essere “gonfiati”. Altrimenti, perché sono così suscettibili?

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  3. Lo conosco di nome (ricordo giudizi poco lusinghieri nei suoi confronti da parte di Truman Capote, ma questo significa poco perché Capote riusciva a disprezzare praticamente chiunque fra i suoi colleghi). Non l’ho mai letto. Ma il suo giudizio sul “dono della scrittura” è sicuramente gratificante per noi “malati” di scrittura compulsiva.

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  4. (Diciamo anche che gli uomini rimangono sempre uomini, e penso che non dovremmo confidare troppo nella sincerità di quello che dicono dall’alto del loro successo.)

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  5. Se scrivere fa sentire bene con se stessi, attivi e vitali, impegnati quotidianamente in qualcosa di piacevole che in parte soddisfa, perché alimenta quel “qualcosa dentro” che dà un senso alla propria vita, a prescindere dai riscontri che si possono o meno raccogliere in giro, allora sì, a mio parere vale la pena di continuare… Malamud devo ancora leggerlo.

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    • Dici che gratifica? Sì, ogni tanto. E poi c’è la Rete che offre a tutti un po’ di gratificazione. Il che può essere un danno, ma immagino che se uno ha l’umiltà di imparare, alla fine si impegnerà sempre di più finché non approderà a qualcosa di valore. Anche se in principio certi giudizi erano troppo generosi.

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  6. Perbacco, hai la capacità di rigirare il coltello nella piaga. Come si suol dire. Questo attiene ai sadici pazzi, oppure ai buoni chirurghi che stuzzicano proprio per stimolare la formazione di fibrina e favorire la guarigione.

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  7. Conosco di fama Malamud ma non ho letto nulla. Lui parla del dono della scrittura. E bella risposta al suo interrogativo. Ma il dono della scrittura non è misurabile mentre sono misurabili i lettori. Ho il dono? Non lo so ma continuo a scrivere con lettori prossimi allo zero. Però mi piace e lo faccio per appagare il mio ego.

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  8. Sì, lo conosco. Ho letto “Il commesso” e mi è piaciuto molto. Invece non conoscevo questo ultimo libro che hai letto tu e che sembra molto interessante: la scrittura è un dono, ne sono certa anch’io. Infatti per quanto mi lamenti (e negli ultimi tempi più del solito) penso solo a scrivere e scrivo, scrivo, scrivo sempre (anche se poi cancello)
    Non so se nel mio caso sia un dono, ma non so farne a meno.

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    • Scrivi a testa bassa quindi 😉
      Penso che sia un buon sistema. Io non ci riesco, devo tornare sempre indietro e rivedere quello che ho buttato giù, ma forse ne riparlerò…

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  9. No, non conosco questo autore. Ma a parte questo, mica è una domanda facile a cui rispondere quella del post. D’istinto mi verrebbe da dire che se non avessi neppure un lettore smetterei di scrivere, ma dentro di me so che è falso. Se non scrivo mi sento male, di fatto la mia è un’attività molto egoistica anche se in giro vado dicendo che scrivo per farmi leggere.
    Mio dio, ma davvero ora tutti gli editori hanno quel gentile invito a togliersi dai piedi? Andiamo sempre peggio…

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    • Siamo in troppi! Per questo le valutazioni chiudono così in fretta 😉
      È anche comprensibile che una casa editrice dopo un po’ smetta di accettare dattiloscritti. Non è umanamente possibile leggerli, quindi si interrompe tutto, oppure si decide di rivolgersi alle agenzie e agli editor che selezionino quelli meritevoli.

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  10. No, non lo conosco, ma sto acquistando e leggendo parecchi libricini della Minimum Fax sulla scrittura, adesso mi segno pure questo, pian piano ci arriverò. (ma oggi ho acquistato Cardiologia, lo conosci?, e credo leggerò prima quello 😛 )
    Penso ci sia qualcosa di “ciclico” comunque sull’eccessivo numero di aspiranti scrittori, che segue i “cicli” della rete. C’è stato il boom della new economy e tutti avevano un sito e sviluppavano siti web. Poi quello dell’ecommerce e tutti vendevano tutto online (ebay dettava legge, ora anche ebay arranca). C’erano i blog personali, moderni Caro Diario, pieni di stelline e cuoricini e glitter e ora anche quelli si stanno “scremando”, molti non vengono più aggiornati e mantenuti. Adesso è il ciclo del “siccome è facile pubblicare in self, scrivo un libro anch’io”, ma credo che inizierà a scremarsi anche questo settore.

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    • Grazie della fiducia e dell’acquisto 😉
      C’è anche un altro libro di Minimum Fax: “Nuotare sott’acqua e trattenere il fiato” di Scott Fitzgerald. Ah, e poi quello di Flannery O’Connor “Sola a presidiare la fortezza” e “Nel territorio del diavolo”.
      Dici che presto comincerà a scremarsi? Lo penso anche io. Prima o poi, come le bolle speculative, scoppierà e si sgonfierà 😉

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  11. Bernard Malamud non lo conosco, ma la sua affermazioni è davvero interessante. In effetti si potrebbe dire che faceva presto a parlare, ma anche uno scrittore affermato potrebbe avere un drastico calo di vendite e notorietà. Ad esempio ho visto in questi giorni il film “Saving Mr. Banks” sull’autrice di Mary Poppins. Walt Disney era riuscito finalmente ad avvicinarla e convincerla a realizzare il film dopo vent’anni di tentativi… per il semplice motivo che ormai le vendite del libro equivalevano allo zero.

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    • Ah, non conoscevo questo particolare riguardo Mary Poppins.
      Ed è giusto quello che dici: la scrittura può voltarti le spalle, le vendite crollare e a quel punto è dura proseguire. Credo, in un caso del genere, che sia più difficile continuare. Chi inizia è mosso sempre dalla speranza. Chi cade avrà la forza di ripartire?

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