I prossimi racconti di Marco Freccero: inizia il viaggio!


ebook cardiologia non hai mai capito niente

 

Come si dice? Devi scrivere di storie, perché il lettore si avvicini alla tua opera, e allora facciamolo! Però non basta: devi pure spiegare che storie sono, come le scrivi, cosa c’è di interessante, perché scrivi così e non cosà, eccetera.
Per esempio, o caro lettore, o cara lettrice: qui si sta procedendo, nei ritagli di tempo, a rivedere i racconti per essere pronti, nel prossimo autunno/inverno, all’autopubblicazione del capitolo conclusivo della Trilogia delle Erbacce.
Ecco la notiziona: inizieranno una serie di post di promozione del mio lavoro. Puro spam!
Andiamo a cominciare!

Il primo racconto

Arianna rientrava a casa verso le dieci, tutte le sere, tranne la domenica.

Questo è il racconto che aprirà la nuova racconta di racconti; sempre che non ci sia qualche cambio all’ultimo minuto!
Arianna vive da sola in un appartamento sotto il livello stradale, e ne paga l’affitto in nero. Lavora in un piccolo supermercato, alla cassa. Si ferma ben oltre l’orario di chiusura: pulisce le corsie, i gabinetti, anche l’ufficio del capo, se è necessario. Fa il pieno della Mercedes del tipo, se serve.

“ (…) le chiedeva di guidare la Mercedes sino in fondo alla via dove c’era il self-service della stazione di servizio dell’Eni, e metterci cinquanta euro di gasolio. Lei non aveva la patente, lui le aveva insegnato come fare.

Ah, lei è l’unica al quale lo straordinario non viene pagato; gli altri lo intascano senza problemi. Qui, come si vede, ci sono due argomenti sui quali ragionare.

E la vibrante protesta?

Esatto, siamo alle prese con il tipico personaggio frecceriano; lo so che non lo dovrei scrivere, ma tanto i critici non lo faranno mai, e allora per darmi un tono, lo faccio da me.
Il tipico personaggio frecceriano, che fa? Vive ai margini, è un’erbaccia. Anzi: sopravvive. Io questa donna me la sono trovata davanti, ho visto come viveva e ho deciso di seguirla per vedere cosa le succedeva, e se persino un essere tanto insignificante, avesse qualcosa da insegnare a me.
Perché insignificante? Perché io SO che un sacco di gente, di fronte al personaggio di Arianna, così remissiva, sono lì lì per dire:

E basta con queste figure di donne che si accontentano! Bisogna insegnare a reagire! Dove li mettiamo i diritti?

La risposta?

1) Io scrivo quello che voglio;

2) Il lettore legge quello che vuole;

3) Vallo a dire ad Arianna.

Naturalmente succede qualcosa in questa storia.

L’intruso

Che cosa succede? Vediamolo un po’.

Quando discese la rampa di scale che dall’androne conduceva al suo appartamento, si bloccò a metà: davanti alla porta di casa c’era un uomo, e aspettava lei. Quello le diede un’occhiata, fece una smorfia, disse: – Tu abiti qui? – e con la testa indicò la porta che aveva alle spalle.

Nelle precedenti raccolte di racconti, che cosa succedeva? Che la gente perdeva il lavoro, il marito, la moglie, eccetera, e accadeva tutto questo perché… Be’, perché accadeva. C’era la crisi, c’era una decisione, c’era qualcuno che sceglieva di percorrere una precisa strada.
Se dovessi indicare il nuovo protagonista di questi racconti, direi proprio il male. Che però avrà volti e voci ben precisi. Rassicuranti, a prima vista.
E che cosa accadrà ad Arianna?

Mi sei simpatica. Tu mi paghi trecento euro al mese, e io ti proteggo la casa. Così nessuno verrà a rubare. Che ne dici.

Così parla l’uomo. Come andrà a finire ovviamente non lo posso certo svelare. Toccherà attendere la pubblicazione di questa raccolta di racconti.
Sia chiaro però: niente filosofia. Non ne sono in grado e nemmeno saprei come fare. Ma mi pare che in alcuni racconti ci sia un aspetto più… metafisico? Appena capirò cosa vuol dire te lo spiegherò, sul serio.
Ma il punto è che non c’è niente di metafisico, in realtà. L’ho scritto solo per darmi un tono. Ci sono soltanto delle persone che agiscono in un certo modo, scelgono di fare una determinata cosa.
Credo inoltre che in questo racconto ci sia pure dell’altro. E anche in quelli seguenti. Almeno questa era la mia intenzione. Insomma: si tratta di un ritorno alle origini (le solite ambientazioni, esatto; i “soliti” personaggi); eppure secondo me…
Come? Non non chiaro? Ma si capisce. Mancano i lettori.
Spesso sono i lettori che ti dicono dove stai andando.

La domanda delle 100 pistole

Con tanto di sondaggio! Che titolo ho dato a questo racconto?

Periferie

Intelligenza

Il coraggio di Arianna

Un brutto sogno


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