Lo dice Bernard Malamud


 

bernard malamud

Si deve leggere per un sacco di ottime ragioni. Se per esempio decidi di raccontare storie (ma perché lo fai/lo faccio? Mica l’ha ordinato il medico!), è evidente che devi per forza leggere parecchio per scoprire cosa diavolo puoi combinare con le parole.
Ma è dannatamente utile leggere anche per capire che forse, non si è completamente matti.

Che cosa dice Bernard Malamud

All’interno del libro di Minimum Fax dal titolo “Per me non esiste altro”, lo scrittore Bernard Malamud afferma:

Il mio modo di procedere è questo: devo avere un primo paragrafo perfetto. Poi continuo con il secondo paragrafo, e così via. Riscriverò il primo paragrafo trenta o quaranta volte perché non sopporto di guardare la prima stesura così com’è.

Ma ci rendiamo conto?
No, dico: ci rendiamo conto?
Quando ho letto quello che affermava, sono rimasto a bocca aperta. Perché io, be’ sì insomma: faccio più o meno così.
Tutti dicono di buttare fuori quello che preme, che vuole uscire dalla tastiera, e poi dopo, molto dopo, potrai tornarci su e correggere. Ma prima (si dice), scrivi, scrivi, arriva alla fine se non del racconto, almeno del capitolo.
Lui non lo faceva! Nemmeno io! Allora non sono matto! C’è un senso, una logica nella mia pazzia!
Poco dopo Malamud continua:

Se invece uno riesce a sopportarla, potrebbe essere utile scrivere tutta una bozza molto velocemente, per arrivare alla forma che si cerca, e a quel punto tornarci sopra e procedere più lentamente, con maggiore attenzione.

E cosa dicono, in fondo, un po’ tutti? Che non ci sono regole! Che ci sono al massimo delle linee guida. Ma che è sciocco dire che “Devi fare così”, perché ciascuno lavora un po’ come diavolo vuole per ottenere il risultato che desidera.
Ah, già: è vero.

E che ce ne importa?

Mi ero scordato.
Queste sono questioni di lana caprina. Quindi non interessano affatto i lettori perché “essi” vogliono storie, non conoscere i segreti per scriverle. Semmai, dopo, molto dopo potrebbero avere delle curiosità al riguardo.
Lo so.
Lo so molto bene.
Però ci tenevo a segnalare un libro da avere; perché qui si farnetica almeno due volte alla settimana, e una volta sul mio canale YouTube (ti sei iscritto?). E quando alla fine si scopre che la propria farneticazione è comune anche ad altri, appare la gioia.
Ah, dimenticavo.
So bene che questo significa tutto e niente. In fondo leggiamo anche e soprattutto per veder confermate le nostre idee. Basta poco, e si scova un autore che fa l’esatto contrario e ottiene comunque eccellenti risultati. Per esempio: Georges Simenon!

La domanda delle 100 pistole

Farnetichi? Sì? Quanto?


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16 commenti

  1. Non ho mai letto manuali sulla scrittura, a parte le belle considerazioni di Flannery O’Connor (Nel territorio del diavolo), ma mi sono fatta anch’io l’idea che ogni scrittore, al di là delle regole base, debba alla fine trovare un suo modo ideale di gestire l’ispirazione e la resa narrativa/poetica. Mi viene in mente Hemingway, che scriveva di getto e altrettanto velocemente correggeva, cancellava, riscriveva interi pezzi in modo quasi ossessivo. Sylvia Plath, che ho riletto in questo periodo, partoriva pura materia incandescente nei suoi versi poetici, ma poi li ritoccava mille volte prima di pubblicarli. E spesso usava il dizionario per trovare i termini più appropriati. Eppure, che capolavori ci hanno lasciato!… Farneticare? Io farnetico sempre, ogni giorno 😉 Una vita senza farneticazioni non ha sapore.

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    • Ah, meno male! Pensavo di essere il solo a farneticare.
      Credo che si debba “semplicemente” trovare la propria voce, e quindi anche il proprio modo di lavorare. Che dovrebbe essere comodo come un paio di guanti disegnati su misura. 🙂

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  2. Farnetico tutto il giorno. Non lo dico io, ma gli astanti! 😀
    Io mi muovo a metà tra le due posizioni: comincio a scrivere e poi mi fermo, o perchè non mi quadra un’idea o perchè non ho tempo. Quando ricomincio, ripasso sempre tutto e ogni volta limo il precedente. Ora della fine può essere che sì, ci sia passata sopra anche quaranta volte. Il che mi pone qualche dubbio sul finale…rischia di essere quello meno controllato!

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    • Be’, che tu farneticassi mi sembra agli atti già da un po’ 😉
      Mi sembra che quelli che affermano “Si deve fare così” siano, di solito, quelli che hanno da vendere qualche webinar o corso; costoso, è ovvio! 🙂

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  3. Io farnetico sempre! Io di solito scrivo poi rileggo quando mi rimetto lì sul foglio e correggo sempre qualcosa. Però anche mentre scrivo se c’è qualcosa che non mi quadra ci torno sopra più volte, finché non mi sembra che fili tutto.

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    • Ma siamo tantissimi a farneticare! Ottimo 🙂
      Quando mi accorgo che non fila, sono certo che mi sono perso qualcosa, oppure non ho “capito” il personaggio. Allora torno indietro e cerco di scoprire che cosa ho scordato, cosa mi è sfuggito…

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  4. Farnetico anch’io…
    Sono felice di vedere che c’è qualcuno oltre me che crede nell’editing-on-the-go. Ogni volta che mi capita di leggere frasi del tipo “buttate giù in fretta la prima stesura e poi limate” o “the first draft of everything is sh*t” mi viene l’orticaria. Io sistemo sempre ogni frase prima di passare alla successiva e se… no: quando mi accorgo che nella frase successiva ho introdotto cambiamenti che mal si accordano con la precedente, allora torno indietro e correggo di nuovo. E questo anche solo per scrivere “Si trasmette in allegato quanto richiesto con nota n. del… Distinti saluti”.

    Un link che ho trovato sull’argomento, posso?
    http://www.helpingwritersbecomeauthors.com/should-you-edit-as-you-go/

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    • Darò un’occhiata al link.
      Non riesco a procedere, perché siccome mi pare di costruire una casa, allora se un muro pende non posso dire: “Be’ per adesso va bene così, poi tornerò e lo lavorerò per bene”. Per me è follia: quel muro crollerà! 🙂
      Quindi cerco di capire bene cosa non ha funzionato in quello che ho scritto: di solito mi è sfuggito qualcosa, non ho ascoltato un punto importante. Se riesco a individuarlo, solo allora riesco ad andare avanti.

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  5. Con i racconti mi permetto di editare appena scrivo perché la prima stesura innervosisce anche me.
    Con le cose più lunghe non potrei mai: non finirei niente!

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  6. Ho letto – senza troppo approfondire – dettagli di varie metodologie di scrittura di autori famosi, questa si Malamud si aggiunge all’elenco.
    Personalmente ritengo che sia corretto quando dici “E cosa dicono, in fondo, un po’ tutti? Che non ci sono regole! Che ci sono al massimo delle linee guida”, quindi credo che ognuno di noi debba farneticare nel modo che preferisce 😉
    Io sono un farneticante tradizionale: butto giù e poi correggo. Però a volte non seguo l’ordine della narrazione: se magari ho già in mente alcune scene che verranno DOPO e non sono ancora ispirato per quelle PRIMA, inizio dal “dopo”. Magari si potesse fare così anche nella vita quotidiana 😉

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    • Io invece inizio… dall’inizio! Non credo che riuscirei a fare diversamento, o meglio: sino a ora non ho nemmeno provato qualcosa del genere. La prima scena è l’inizio, e poi proseguo, con metodo e ordine (be’, lo spero!).
      Credo che sia un mio limite, pazienza…

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  7. Credo che ognuno sia diverso, per carattere, cultura, capacità e non ultime, condizioni a contorno (no, non cercavo di fare un tautogramma). Dunque ognuno deve trovare il suo modo, a mente aperta e facendo esperimenti.
    Per quanto riguarda me, con i testi brevi tendo a rimuginare molto prima di scrivere, poi butto giù una versione che è praticamente già molto vicina alla definitiva, e tendo a editare dopo qualche giorno.
    Per i testi lunghi ci sarebbe tanto da dire, ma di fatto anche in questo caso odio rivedere durante la stesura iniziale, tendo a scrivere e andare avanti. Se interrompo per un periodo lungo, a causa della vita che non mi consente di scrivere quando mi pare, devo per forza di cose rileggere e allora magari qualcosa finisco per sistemarla, ma non c’è un intento di reale revisione, ancora una volta vado veloce e cerco di arrivare alla fine.
    Anche perché sul romanzo o sul racconto molto lungo, la fine non si sa bene dove sia e allora bisogna arrivarci presto, così da vedere subito se c’è da smontare e rimontare.
    Quindi prima stesura veloce e imperfetta al massimo, resisto benissimo alla tentazione della revisione. Poi un periodo di rilettura creativa, orientata alla coerenza, ai personaggi, alla struttura della storia. Qui le cose possono cambiare, ma ancora una volta sono in fase creativa e non di revisione del testo, non so se mi spiego. Cambio i pilastri, sposto i muri, introduco personaggi o li cambio, ma non curo dettagli se non in maniera strumentale alla storia e alla definizione dei caratteri.
    Poi vado a caccia delle parti troppo descrittive, sostituisco alcune di queste con degli avvenimenti, dei dialoghi etc. Ne elimino altre se sono davvero inutili. Non sono però un fanatico dello show don’t tell, il raccontato secondo me ha ragione di esistere ogni volta che facilita e rende più scorrevole e meno noiosa la narrazione.
    Infine, quando la storia mi convince, i personaggi mi convincono, i pezzi mi sembrano tutti al loro posto, vado di finitura, più e più volte, come se fossi un editor, o se posso, con un editor.
    Quando aprire il romanzo mi fa venire un conato di vomito, smetto. 😉

    Il tutto non produce però grandi risultati, visto che il mio povero BB è “didascalico” e “pieno di continue descrizioni”. Così, non guardare da questa parte per imparare qualcosa.

    mario

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    • Per adesso io scrivo solo racconti. Poi ho altri progetti, e magari dovrò per forza di cose cambiare il mio metodo di lavoro, perché credo che sarà impossibile riuscire a cavare qualcosa, se non cambio strumenti e modo di fare.
      Di romanzi in passati ne avevo scritti ovviamente, e per fortuna no usciranno più dai cassetti. Allora il problema era scarsa o nulla empatia, ed eccesso di parole. Adesso credo e spero di essere migliorato, ma temo ancora, se mi metterò in testa di scrivere un romanzo, di scrivere troppo.

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