Ci sono una serie di ottime ragioni per scegliere l’auto-editoria, e proverò a spiegarle. Alcune di esse arrivano da riflessioni che, ogni tanto, puoi trovare sulla mia pagina Facebook. Poi, cerco di svilupparle altrove, o meglio: sul mio blog.
La vita di un libro
Una delle ragioni per preferire l’auto-editoria è la vita dell’opera.
Per esempio: il capitolo iniziale della Trilogia delle Erbacce (vale a dire: “Non hai mai capito niente”) l’ho pubblicato nel 2014, mi pare nel primo semestre. E a novembre 2016 ho contattato dei blogger che fanno recensioni offrendo loro la possibilità di leggere quei racconti.
Nessun editore, grande o piccolo che sia, spenderebbe un minuto per pensare a una nuova strategia, oppure per dare un’altra opportunità a una raccolta di racconti così vecchia. Tutto si gioca, nell’editoria con la “E” maiuscola, nel giro di qualche settimana. Un mese, credo. Quindi l’editore passa al prossimo autore. Se fai il botto, allora bene, avrai un percorso privilegiato e la tua seconda opera troverà attenzione e un minimo di simpatia.
Niente botto? Ah. È un guaio. Non dico che dovresti cercarti un altro editore; però parliamoci chiaro. Il tuo prodotto non ha sfondato, forse a malapena ha permesso il pareggio delle spese. E di certo nella casa editrice si impone una riflessione (come dicono quelli bravi).
Invece io…
Io credo che “Non hai mai capito niente”, e pure “Cardiologia” (che ha oltre un anno), meritino entrambi migliore fortuna. C’è più gente che ignora la Trilogia delle Erbacce, di quanta ne conosca l’esistenza, giusto? Mi rendo conto che una tale affermazione è superficiale; tuttavia il mio ruolo di auto-editore mi deve spingere ad affrontare meglio la questione.
In passato avevo parlato dell’aneddoto a proposito della birra e del mercato cinese. Se un’azienda che produce birra si rivolge alla Cina pensando che lì c’è un mercato potenziale di oltre un miliardo di consumatori; e presume che basti “esserci” per vendere vagonate di birra: finirà molto male. Perché i cinesi non amano le birre straniere; hanno già tutte le birre che vogliono; non considerano la qualità degli ingredienti un argomento capace di incuriosirli.
Eppure questo è il genere di pensiero di tanti autori che credono basti presentarsi su Facebook, o Goodreads, col loro libro nuovo di zecca, per fare il botto.
Ma quale botto. Non funziona affatto così.
Quello che bisogna capire alla svelta è che non dipende né dalla fortuna (be’, di certo lei aiuta), né da “loro”. Dove per “loro” intendo i lettori. Partiamo dalla fortuna?
Nell’auto-editoria c’è lavoro, non fortuna
Il mondo è pieno zeppo di tipi che vanno dal tabacchino, comprano il “gratta e vinci” e diventano milionari.
“Non ne ho mai comprato uno, davvero. Non so perché l’ho fatto. È incredibile!”
Noi ascoltiamo e diciamo:
“Lo vedi? Ci vuole fortuna“.
Ma se scrivi storie, e vuoi arrivare ai tuoi lettori, devi lavorare come se la fortuna non ci fosse, perché se pensi che esista e che basti farsi trovare nel posto giusto, probabilmente invecchierai senza arrivare da nessuna parte. Attenderai soltanto lei, esatto.
A mio parere, essere auto-editore vuol dire credere in se stesso, nelle proprie capacità, e lavorarci, invece di attendere chissà cosa. Se uno firma il contratto con una casa editrice, può delegare ogni aspetto. Se sceglie l’auto-editoria dovrà per forza di cose muoversi, agire. Inventarsi delle strategie, provare a rilanciare i suoi vecchi lavori, eccetera.
Ne parleremo ancora…
La domanda delle 100 pistole
Hai mai pensato di rilanciare in qualche modo una tua vecchia opera?
Entro la fine del 2016 arriverà il capitolo finale della Trilogia delle Erbacce. Scarica l’anteprima in PDF di Non hai mai capito niente, il primo capitolo!
Hai perfettamente ragione! io ho cominciato a fare promozione del mio primo romanzo dopo circa 4 mesi che era uscito e in effetti ho avuto dei risultati positivi. Dopo un anno ho iniziato ad avere riscontri nei blog e ho ripreso anche con la promozione e ho visto dei risultati in termini di vendite (piccoli numeri però penso che anche un solo lettore in più sia importante) e poi più avanti penso di promuovere di più il cartaceo, visto che ho attivato il POS. Sto pensando anche altre promozioni per il secondo…ma come tu hai detto serve lavorarci (e il tempo per farlo) quindi procedo, lentamente ma procedo 😉
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Per il POS usi CreateSpace?
Il punto è comunque sempre il tempo: alla fine si rinuncia alla promozione anche perché non c’è il tempo di pensare e immaginarsi le strategie.
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Una strategia potrebbe essere, nel caso di una trilogia o piu’, di dare il primo libro gratis per stuzzicare con gli altri. Rischioso, ma interessante. No, non ho mai provato io 🙂
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Domani pubblicherò un post proprio su questo argoento (anche se di solito non pubblico mai di venerdì).
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Leggo solo ora ( a proposito di tempo!) per il pos ho aderito al servizio di Streetlib che è attivabile solo su amazon. Quindi penso usi Createspace che se non erro è un servizio di amazon per il cartaceo. Comunque fa tutto Streetlib, il prezzo del servizio è accettabile per una come me che non ha tempo.
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Ma se non mi sbaglio adesso StreetLib non richiede più i 40 euro, è gratis. Io ho provato a smanettare un po’, ma CreateSpace di Amazon per adesso, nonostante l’interfaccia in inglese, è più semplice.
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Certo. La rilancerò nel 2017 😉
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Una buona notizia, dunque 😉
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Non ho vecchie opere da promuovere, se non tentativi giovanili che starebbero bene al macero. Però, senza dubbio, voi indie mi avete conquistata. Quindi, nel caso riuscissi a finire il romanzo che sto scrivendo, sì proverei con l’auto-editoria. Mi piace molto l’idea della gestione indipendente delle proprie opere e la ritengo una sfida molto interessante proprio alla luce di ciò che dici.
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Io credo che nel giro di poco tempo ci saranno autori che vivranno ben lontano dalle case editrici. Come già riesce a fare Carla Monticelli.
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Sì, ho quel famoso romanzo nel cassetto da diversi anni, forse saranno 7 o 10 boh non ricordo più. 🙂
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Ma tu in quei cassetti quanta roba hai? E soprattutto come riesci a trovare tutto questo tempo per scrivere?
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Scritto 10 anni fa… è li scrivo a pezzi, in parallelo e poi quando devo pubblicare mi concentro solo su uno 😃
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Un carro armato, ecco quello che sei! 🙂
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A dire il vero sono molto carente sul piano della comunicazione per un motivo intrinseco: lo sono anche nella vita quotidiana, non riesco a interagire correttamente con gli altri, sono quel che si dice un “asociale” o, usando un anglicismo, un “loner”.
Cerco di far conoscere i miei libri nelle varie community sul web alle quali partecipo, senza distinguere fra vecchie e nuove, anche perché tendo a scrivere racconti e novelle atemporali, tranne qualche eccezione.
Comunque su amazon uno dei miei ebook più datati continua a vendere regolarmente, a differenza di altri più recenti e questa cosa mi fa riflettere…
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Sono i misteri del pubblico… Non serve pianificare, credo sia più utile tentare, provare, correggere e riprovare. Anche io un tempo non pensavo, per esempio, a realizzare video. Adesso ho deciso di provarci, di sbagliare e poi ripartire. Vedremo…
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Paradossalmente siamo nella stessa barca. Mi hanno pubblicato un romanzo… e poi? Nada de nada. Nessuna promozione, nessun aiuto, niente marketing. Quel minimo di diffusione lo devo al passaparola. Se poi ci metti la timidezza che mi ha portato a non fare mai neanche una presentazione, bè il cerchio si chiude, o almeno avrebbe già dovuto chiudersi nel 2015. Invece, come te, continuo a tirare su la testa e a riproporre una cosa “vecchia”. Possiamo ringraziare coloro che ci hanno letto e che con grande generosità ci portano avanti.
Tieni duro Marco ;D
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Io tengo duro eccome, ma fallo anche tu! Purtroppo l’editore, quello piccolo, non ce la fa, e non è solo per colpa sua. Nelle librerie di catena (Feltrinelli, Mondadori), o non entra, oppure se entra le sue opere sono di fatto cacciate nell’angolo più buio della libreria. Quelle indipendenti: fanno già fatica a resistere, quindi o conosci il titolare, oppure anche lì la vedo dura.
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Un editore passa in breve a un nuovo autore perché, a differenza dell’autore autopubblicato, pubblica molti più libri. Non si può fare un paragone in questo senso.
E riguardo a fare il botto: quanti autori autopubblicati conosci che l’hanno fatto? 🙂
Anche un autore che sceglie l’editoria tradizionale crede in se stesso, altrimenti perché spedirebbe un manoscritto?
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Be’, Carla Monticelli ce l’ha fatta! 😉
Però quello che volevo dire è che nell’editoria, come nella musica, non si ha più intenzione di seguire un autore. Prima si investiva su di lui, si accettava di vederlo “crescere” senza fargli fretta. Adesso devi produrre utili presto, o sei fuori. C’è una pressione che spesso rischia di uccidere la serenità di un autore.
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E’ interessante la maturazione del pensiero che a poco a poco, a tutti quanti noi, mostra delle possibilità che prima pensavamo nemmeno esistessero.
Quel che dici è esatto. Io lo dico da tempo, ma credo che molti, vinti dall’illusione dell’editore non hanno pienamente compreso.
Con l’editore, la vita di un romanzo, o di un libro in genere, è breve, brevissimo. Il tutto viene fagocitato dalla pubblicazione compulsiva di nuovi titoli. Le tue raccolte di racconti precedenti, avendo ceduto i diritti a un editore per 5, 10 o se proprio va di sfiga 20 anni, sarebbero ormai morte e sepolte.
Tu invece come autoeditore, puoi tenerle sempre vive, modificarle se è il caso. Hai una flessibilità e un amore per i tuoi testi, che l’editore non potrà mai avere.
I libri invece possono e devono avere l’opportunità del tempo. Non devono restare sepolti dal mercato. Lo scrittore deve tenerli vivi e cogliere le occasioni che il futuro può sempre generare.
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Parole sante.
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Credo che se uno decide di fare l’auto-editore, deve aver ben chiaro questo: può (deve?) vivere senza un editore. La grossa novità è tutta qui, non è più necessario attendere il riconoscimento di una casa editrice.
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Probabilmente molti hanno ancor al’idea romantica dell’editore che ti considera il miglior cavallo della sua scuderia, segue con attenzione tutte le fasi del tuo libro, distribuisce nei canali giusti, ti organizza un sacco di presentazioni e ti fa avere resoconti puntuali. Secondo me è già una fortuna che il tuo libro non esca con troppi errori. A meno di non essere davvero autori da centinaia di migliaia di copie, sei solo un numero e basta.
Pensare di rilanciare un mio romanzo già pubblicato? Stavo pensando a Il Pittore degli Angeli, in formato ebook e con una nuova copertina. Ma prima ci sarà dell’altro… 😉
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Esatto! È lì il problema: credere che l’editore sia ancora come era una volta, che ti seguiva, ti curava… Probabilmente ci sono ancora editori così: ma sono pochi, pubblicano molto poco (e non è un male), e devono fare attenzione a come muoversi per non finire con le gambe all’aria.
Oh! Ci sarà dell’altro: un romanzo? Bene: allora attendiamo 😉
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In questo periodo ho sullo sfondo proprio il desiderio di valorizzare alcuni miei romanzi. Il mercato può anche rifiutare il mio lavoro, ma perché io lo metta nel tritatutto devo essere convinta che non possa avere un suo pubblico. Per fortuna pare che non sia così, perciò mi rimboccherò le maniche. Intanto mi dedico anch’io ai racconti. 🙂
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Anche tu ai racconti? Ne sono contento.
“Avere un suo pubblico”? Be’, Harry Potter non ce l’aveva, giusto? E poi si è visto che cosa ne è venuto fuori. Quindi: al lavoro! 🙂
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