Un assaggio de “La follia del mondo”


Copertina La Follia del Mondo

 

Di solito, ho sempre reso disponibile un brano della nuova raccolta di racconti, in modo che le persone potessero farsi un’idea dell’atmosfera che si respira. Per esempio: per «Non hai mai capito niente» ecco un estratto in PDF. Per «Cardiologia» lo stesso: un estratto in PDF.
E per «La follia del mondo» che cosa vogliamo fare?
Il brano è un estratto (anzi: è l’incipit) del racconto «Le luci della festa».
Buona lettura.

 

La sera di Natale papà mi portò con sé a fare un giro in automobile. Avevo dieci anni. Non fu una cosa lunga; meno di un’ora, credo. Mamma si raccomandò di fare presto. C’era la cena della festa e i parenti in casa, e avrebbe voluto che lui le desse una mano con i preparativi.

«C’è tua sorella che ti aiuta. Lo sai che in cucina io non mi ci trovo» disse lui, mentre aspettavamo l’ascensore sul pianerottolo, al buio perché da mesi la lampadina della scala era bruciata e l’amministratore non mandava nessuno a sostituirla.

«Dove andate. A quest’ora.»

«Non sono nemmeno le otto.»

«Dove lo porti.»

«A fargli vedere come gira il mondo. Non è più un bambino.»

«Che vuoi dire.»

«Non ci pensare. Vai in cucina. Tua sorella ti chiama.»

«Guarda almeno di non fare tardi. Che poi dobbiamo andare a messa» disse mamma, e alla zia gridò che era in arrivo.

«Quella poi. Mi raccomando.»

Entrammo nella cabina dell’ascensore, e io cercai di saperne di più, gli feci un paio di domande. Aveva un modo speciale per farmi capire che non c’era niente da fare, che non serviva assalirlo con la curiosità: teneva gli occhi bassi, come se non pensasse né udisse, e non avesse tempo per nient’altro. Perciò mi rassegnai a seguirlo. Immaginai che avesse un regalo particolare per me, e che volesse darmelo lontano dalla mamma, dai parenti. Raggiungemmo l’automobile, una Fiat Panda nera, e partimmo.

Dopo qualche metro disse: «Ti pareva. Pure una luce bruciata. Speriamo che non ci siano in giro quelli della stradale. Con la fortuna che mi ritrovo, li becco anche oggi.»

«E dici che ti fanno la multa? Anche a Natale?»

«Puoi scommetterci. La gente come noi la spremono che è un piacere.»

«Perché.»

«Perché sopportiamo sempre tutto.»

Dopo dieci minuti, si fermò davanti a una villa sulle colline della città. Non c’ero mai stato da quelle parti. Era tutta illuminata, e pure il viale di ghiaia che conduceva all’ingresso aveva dei piccoli fari nel terreno, che cambiavano di continuo colore. Accanto all’ingresso della villa, c’era un grande albero di Natale, pieno di decorazioni e luci. Nel giardino, c’erano le sagome illuminate delle renne, di Babbo Natale e degli elfi. Ogni tanto il cancello si apriva, entrava un’automobile, certi macchinoni scuri che a me parevano cattivi quanto i carri armati con i quali giocavo a casa di Giacomo, il mio amico del cuore, allora. Un uomo usciva da una piccola casetta lì vicino, faceva un cenno di saluto col capo, parlava al guidatore. Quindi controllava su un elenco, con l’aiuto di una torcia, annuiva, la macchina procedeva, e il cancello si richiudeva. C’erano poi altre automobili, sulla strada, con dentro persone che come noi erano salite fin lì a vedere quello spettacolo. Qualcuno scattava foto dall’interno della macchina, vedevo il flash che per un istante illuminava le sagome dei passeggeri. Qualcun altro scendeva, si avvicinava, cercava la posizione giusta per lo scatto migliore. C’era una festa di Natale in quella villa sulle colline, come se ne vedono in certi film americani.

«Facciamo anche noi delle foto? Ce l’hai il cellulare?» dissi. Lui spense il motore e ci mettemmo a osservare, senza dirci niente. A me piaceva stare con papà perché con lui non c’era da parlare, se uno non ne aveva voglia. Non era come mamma, che faceva sempre domande, e voleva sentire le risposte, e se non parlavi perché non avevi nulla da dire, allora stavi male, forse avevi la febbre. Restammo per dieci minuti al buio, io e lui, finché l’abitacolo non divenne freddo.

Quando si accorse dei miei brividi, disse: «Adesso ce ne andiamo» e mise in moto.

«Che bello. A saperlo, portavo la macchina fotografica che mi ha regalato la zia per il mio compleanno» dissi io.

«Senti la rabbia?»

Non mi aspettavo una domanda del genere. Non ricordo cosa risposi. Capii che non si riferiva a quella che provavo per l’insegnante di educazione fisica, che mi ripeteva sempre che mangiavo troppo e dovevo muovermi di più.

«È quando senti la rabbia per queste cose che sei un uomo.»


Fino al 31 dicembre i primi 2 ebook della Trilogia delle Erbacce (“Non hai mai capito niente” e “Cardiologia“) sono in offerta a 1,99 euro. “La follia del mondo” è in vendita a 2,99 euro.

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