Autoritratto del Raccontastorie da giovane – Parte 3


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Un po’ me ne vergogno, lo confesso. Perché gli anni si sono affastellati, ammassati, senza nemmeno una lettura, un romanzetto (non dico un romanzo, ma appunto un romanzetto): niente di niente. Come è possibile? Uno dice di essere un raccontastorie, e che fa? Non si beve come acqua fresca “Guerra e Pace”? Né fa amicizia con Marcel Proust o Zola?
Be’, è proprio così. Benvenuti nella 3 parte di questo autoritratto del raccontastorie da giovane (per i distratti: sono io).

Una faccenda scolastica

Sia chiaro: leggevo, o almeno ho questo vago ricordo. E non solo libri di scuola. Mi pare di aver letto qualcosa di Giulio Verne; di Mark Twain («Il principe e il povero»?). E di sicuro anche altro. Quanto altro e di che genere: chi se lo ricorda!

Alle medie, ci fu una specie di gara: a chi leggeva più libri. Non ricordo che ci fosse un premio, proprio no. Arrivai secondo o terzo, ma neppure in questo caso ricordo i libri che lessi.

Però, se sei una persona perspicace, avrai capito cosa c’era sotto, non è vero? Perché «sotto» c’è sempre qualche cosa.

La lettura era una faccenda scolastica. Non mi riguardava affatto.

Andavo a scuola? Andavo a scuola.

Dicevano che occorreva leggere? E io leggevo, non si sa mai. Ma a me non interessava né la scuola, né la lettura. La seconda era un obbligo che soddisfacevo, ma che restava relegato a quell’ambiente lì, esatto. Dopo? Dopo non c’era niente. C’era sempre Topolino, oppure Tex e Zagor. Quella sì che era una lettura con un senso, con del sugo come si dice da queste parti. Sparatorie, scazzottate, cavalcate. Tex in prigione? No! Non può essere! E Mefisto? Maledetto Mefisto!

Adesso rifletto su questo, ogni tanto. Mettiamo il caso che io, un comune raccontastorie, possa diventare famoso. Ma sul serio. E di solito cosa si fa, quando uno diventa famoso?

Un mucchio di cose. Per esempio si va a vedere i luoghi dove il suo «genio» ha mosso i primi passi. Dove ha studiato, quindi. Non s troverebbero risultati eccelsi, anzi. Le pagelle sono lì, al sicuro, e non hanno nulla di interessante da svelare. Zero. Un comune alunno senza infamia e senza lode. E non c’è solo questo però.

L’edificio che ospitava le mie scuole medie è stato trasformato in un condominio. Ci sono dei fiori alla finestra che ospitava la classe 3 A (mi pare), e di certo nessuno di quelle persone sa che un tempo era una scuola, e prima ancora una fabbrica di camicie. La palestra era sotto il livello stradale, e con un piccolo salto, ne sfioravi il soffitto.

L’edificio che ospitava le scuole elementari dovrebbe essere demolito, e al suo posto dovrebbe sorgere un nuovo palazzo che ospiterà il Comune di Albisola Superiore.
Insomma. Se diventerò celebre (ovviamente dopo la mia morte), non ci sarà nemmeno uno straccio di edificio scolastico pronto a ospitare una targa commemorativa. E magari tu che leggi vuoi scrivere? Lascia perdere! Nessuna persona con un po’ di buonsenso investirebbe in un’attività che garantirà profitti considerevoli dopo la tua morte. Nessuna.
A parte il sottoscritto, certo.


Già 4 recensioni per “La Follia del mondo“: e in un solo mese di pubblicazione! Leggi cosa ne dicono i lettori: clicca qui.

In realtà sono 5: anche su Goodreads.

8 commenti

  1. Al tempo della scuola eravamo diversi, era differente la nostra percezione della lettura e poi era un dovere, no? Io all’epoca non amavo i Promessi Sposi, da grande poi li ho riletti più di una volta.
    A proposito degli edifici che ospitavano le scuole che hai frequentato ti ricordo la demolita casa natale di Paganini. Ecco, quando sarai famoso i tuoi lettori faranno visite e pellegrinaggi in quei luoghi e ne uscirà un can can, immaginati i commenti: hai visto? Hanno demolito la scuola di Freccero, ma come si fa 🙂
    Buona giornata Marco!

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  2. I tempi della scuola mi portano sempre una leggera nostalgia, io leggevo Topolino e Paperino, ma amavo anche i gialli Mondadori, c’era una collana per ragazzi che si chiamava ‘I tre investigatori’ erano tre ragazzini che indagavano e, naturalmente, scoprivano più cose dei grandi.

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