Autoritratto del Raccontastorie da giovane – Parte sesta


marco-freccero-banner-finale

E con oggi siamo alla parte 6 di questo «Autoritratto»! Non è incredibile? Non è interessante che cosa si possa ricavare scavando nei propri ricordi? Ricordi che non sono poi nulla di eccezionale, vero? Ma adesso si cambia!

Non è vero. L’ho scritto solo per indurti a continuare a leggere, ecco la verità.
Qualcuno potrebbe pensare, e penserebbe giusto, che qui non c’è molto; insomma, una comune infanzia, di un bambino/ragazzino comune. Be’, è proprio così. Una lunga distesa di anni sonnacchiosi, piatti.
Il tempo libero, come ho già spiegato, lo trascorrevo soprattutto in campagna, dai miei zii e nonni. La scuola era una seccatura e contro di essa non avevo alcun potere: dovevo arrendermi. Non era capace di farci nulla.
L’estate: in campagna soprattutto.
Sì, d’accordo: la Liguria ha il mare, e ci andavo. Si dice che il sole faccia bene alle ossa, e io che mi ammalavo con una certa frequenza, mi rassegnavo ai bagni, all’abbronzatura. Ma non mi piaceva già allora. Forse nelle vene ho sangue contadino ma posso garantire che adesso non mi sognerei mai e poi mai di fare quel mestiere. Anzi, non l’ho mai pensato.
Mi piaceva, e forse ci ho fatto un pensierino più di una volta; non ho mai desiderato diventare contadino. Avevo ben altri progetti: autista di camion da cava o di escavatori, mica cotica.
Da tutto questo che cosa si deduce? Che la vita sa anche essere piana e sonnolenta; rifila rovesci mica da ridere, ma poi vai avanti.
A me interessava crescere abbastanza per decidere di non andare più al mare. Sì, d’accordo: ma per combinare cosa, nella vita? Nel futuro?
Dopo qualche anno non pensavo più a guidare camion ed escavatori, da grande. Non so nemmeno cosa immaginassi di me. È più che probabile che non immaginassi proprio niente. Tutta quella gente che pianifica ogni dettaglio del proprio avvenire e dice:

«Eh, ma io modestamente avevo 8 anni quando decisi che sarei diventato milionario!»; oppure «Scrittore!»; «Astronauta!»; «Giornalista!»; «Cuoco!»; «Campione di sci!».

Mi pare evidente che tutta questa gente fa parte di un complotto, una loggia, il cui fine è quello di farti vergognare di essere una persona banale. Come se essere banali fosse brutto, o peggio: una colpa. Ebbene, adesso lo posso dire: nella banalità si vive davvero bene.


Già 4 5 recensioni per “La Follia del mondo“: e in un solo mese di pubblicazione! Leggi cosa ne dicono i lettori: clicca qui.

In realtà sono 5 6: anche su Goodreads.

6 commenti

  1. Io nella mia vita ho conosciuto solo una persona che già da bambino sapeva cosa farne della sua vita. Uno su tantissimi.
    Tu banale? No, no assolutamente no.

    "Mi piace"

  2. Io da piccola volevo girare il mondo da grande, in un certo senso l’ho fatto, ho viaggiato parecchio negli ultimi vent’anni anche se ultimamente ho rallentato, purtroppo mi mancano ancora molti posti da visitare…

    "Mi piace"

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.