Chi era Erasmo da Rotterdam?
Per quale motivo è coinvolto nel mio #progetto IOTA che vedrà la luce solo verso la fine del 2018? A meno che non decida di mandare tutto alle ortiche, e può accadere benissimo!
Comunque: con l’hastag #progettoIOTA mi riferisco all’idea di una trilogia di romanzi che dovrei pubblicare come autoeditore nel dicembre 2018 (almeno il primo volume). Se tutto va secondo le previsioni, nel 2019 dovrebbe uscire la seconda parte, e nel 2020 la terza e conclusiva.
Adesso cominciamo a inquadrare il personaggio…
Il buon Erasmo…
Il buon Erasmo da Rotterdam era un olandese che nacque a Rotterdam nel 1466, o forse nel 1469 (a quei tempi l’anagrafica comunale andava un po’ a singhiozzo), e si chiamava Geert Geertsz. Senza avere attorno dei guru, si rende forse conto che con un simile nome non farà molta strada, e lo muta un Desiderius Erasmus. Noi lo conosciamo invece come Erasmo da Rotterdam. Il che è incredibile, vero? Uno si spreme le meningi, forgia un nuovo nome e cognome, pure in latino (anche ai suoi tempi il latino faceva chic) e poi si ritrova a essere ricordato nei secoli con qualcosa di diverso ancora.
Comunque: figlio illegittimo di un prete (la madre è figlia di un medico), rimane orfano e a 12 anni entra in un convento agostiniano e dimostra subito di essere un fuoriclasse. Fu ordinato sacerdote nel 1492, diventa segretario del vescovo e inizia a viaggiare. Conosce e diventa amico di un altro pezzo da novanta di quegli anni formidabili (Tommaso Moro), approda in Italia e ci si ferma per tre anni (aveva anche buongusto, a quanto pare). A Torino ottiene una laurea in teologia, poi va a Bologna e Roma.
Quando infine lascia la nostra penisola è il 1509, ma la sua fama è stellare. Scrive la sua opera più famosa: «L’elogio della follia» dove spara a zero contro una certa devozione, una certa curia e religiosità, colpevoli di umiliare l’uomo.
Insegna a Cambridge, poi si sposta a Basilea.
Intanto, divampa la riforma protestante. Se in principio Erasmo guarda con simpatia a Lutero e alle sue tesi (lo difende presso il papa Leone X), se ne distacca velocemente. Sia per i toni aspri, feroci che assume la polemica (e lui non era certo stato tenero con la Chiesa di Roma), e un po’ perché Lutero, secondo lui, usa la predicazione di Paolo come grimaldello per scardinare l’umanesimo (di cui lui era un fautore), per ricondurre l’orologio della Storia al medioevo, e alle sue diatribe uomo esteriore/uomo interiore che considera sterili e superate.
In principio il buon Erasmo cerca di mediare: vede nella Riforma qualcosa di buono, ma tutto ben presto precipita. Lui è e resta cattolico e inizia una serrata polemica con Lutero in una serie di opere che hanno come scopo quello di difendere soprattutto l’umanesimo e i suoi ideali, che a suo parere saranno spazzati via dal «fuoco» del protestantesimo. Quello che condannava in Lutero, era forse lo stile. La durezza delle sue accuse (fondate), contro la Chiesa Cattolica erano soprattutto un attacco all’umanesimo di cui Erasmo era uno dei più importanti portabandiera.
Ti chiedi cosa diavolo ha a che fare costui con il #progettoIOTA? Se tutto va bene lo scoprirai nel dicembre del 2018.
Se invece andrà male… Avrai almeno conosciuto Erasmo da Rotterdam!
La domanda delle 100 pistole
Hai mai letto «L’elogio della Follia»?
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bel tipo tosto questo Erasmus – toh guarda un po’ è anche il toponimo degli studenti in viaggio per il mondo o giù di lì – Perché? A olfatto sparo che narri la sua storia romanzata.
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No, no…
Il resto lo saprete nel 2018, dicembre 2018. 🙂
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