È un mondo difficile, diceva Tonino Carotone qualche anno fa. E lo diventa ancora di più quando questo mondo difficile, sembra andare proprio alla rovescia, o a catafascio. Che cosa intendo dire? Una volta c’erano le case editrici che facevano il loro lavoro. Poi…
L’allegra procedura della «casa editrice»
Poi è successo qualcosa: ma chissà cosa! Mi piacerebbe saperlo, sul serio. Dell’origine, diciamo, non so nulla, non capisco la genesi di questo bizzarro fenomeno.
Però ecco: tutto è emerso grazie al post di Salvatore Anfuso, dove evidenziava che una «casa editrice» di cui è bene e pio non si sappia il nome, e che anzi quel nome sia avvolto dall’oblio, aveva preso (senza chiedere alcun permesso, e nemmeno riportando il link ai post originali), brani tratti dai suoi post.
Per farne che cosa?
Altri post, grazie ai quali la «casa editrice» spiegava agli aspiranti autori come scrivere un dialogo, per esempio.
Non è solo lui a essere caduto vittima di questa allegra procedura. Pure Daniele Imperi ha scoperto di essere stato saccheggiato, e non finisce qui. Se vai infatti sul blog di Daniele, troverai una lunga lista di blogger che hanno visto il loro lavoro preso in prestito da questa «casa editrice». Persino lo scrittore Giulio Mozzi che ha il blog «Vibrisse».
Sempre senza mai citare la fonte. E il bello è che ci sono pure io. Ecco un brano presente sul sito della «casa editrice».
Hanno copiato pure Marco Freccero
Visto? Bene.
Nel 2015 avevo scritto un post dal titolo: «L’ambientazione di un romanzo: qualche consiglio». Leggitelo pure tutto, se lo desideri, ma nel paragrafo «A Milano quando c’è nebbia mettono il nome sui manifesti» troverai le mie frasi. Prese di peso e copiate sul sito della «casa editrice». Senza alcun riferimento al mio blog, ovviamente. Non è nella politica aziendale di questa «casa editrice». E io già mi immagino cosa potrebbero replicare.
«E che sarà mai! Ti ho fatto pure della pubblicità gratis!»
Ehi, «casa editrice».
Leggi bene queste parole: NON HAI MESSO ALCUN RIFERIMENTO AL MIO BLOG, NÉ A QUELLO DEGLI ALTRI».
«Be’, lo stavamo facendo. Ma poi ci hanno rubato la tastiera. Hanno evacuato il palazzo dove c’è la nostra sede per una fuga di gas. Le strade sono state inondate di sangue! Il campo magnetico è andato in corto circuito!! Gli squali si sono messi a correre e a volare!!! Ci hanno rapito gli alieni!!!!»
Eh?
«E che sarà mai? Fanno tutti così, no? Dov’è il danno? Qualcuno si è fatto male? È morto? No: un po’ di flessibilità!»
Ah.
Adesso facciamo un bel respiro profondo.
Quella differenza tra te e me
Marco Freccero non è un genio e nemmeno un fenomeno. È soltanto, o cerca di essere, un artigiano della parola. Leggo, penso, rifletto. E poi condivido quel poco che ho imparato su questo blog. I lettori planano su di esso, grazie a Google di solito, oppure grazie ai commenti che lascio sui blog altrui, e leggono quello che scrivo. Di solito cito spesso e volentieri Stephen King, Raymond Carver, Flannery O’Connor, Charles Dickens, Fedor Dostoevskij, Bernard Malamud, Lev Tolstoj…
Inizi a capire la differenza, «casa editrice», tra me e te?
Siccome so di essere una capra, e ho molto da imparare, mi pare giusto condividere quello che imparo con gli altri, spiegando loro come sono arrivato a una certa conclusione, grazie a: Tolstoj, Carver, King, Dickens, eccetera eccetera. Ah, e quegli scrittori sono pubblicati da case editrici che di solito non ho paura di chiamare per nome.
È così che si fa. Lo so anche io che nessuno è morto, né si è fatto male. E per quanto riguarda la flessibilità: operaio, garzone, magazziniere, autista, aiuto magazziniere, addetto alla vendita, addetto alla preparazione merce, e adesso faccio qualcosa di completamente diverso.
Il punto è che una «casa editrice» che copia (il termine esatto è un altro, come si sa), una capra come me… Be’, non potrà andare molto lontano. Ha solo una strada da percorrere, se non desidera essere scambiata per un caprone come me: assumersi le sue responsabilità, e riconoscere l’errore (chiamiamolo così).
Ne riparlerò ancora; e non solo io.
La domanda delle 100 pistole
Mah! E cosa vuoi che ti dica?
Che degrado D: io non ho mai nemmeno provato a cercare se mi hanno scopiazzato. Mi devo disbelinare.
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Chissà, forse anche tu sei in qualche modo vittima; ma su quale sito? O blog? 🙂
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Eh, dovrei cercare!
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Bello il tono del post, caro Marco, mi è piaciuto. Che la sedicente casa editrice impari a emularlo piuttosto che copiarlo.
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Impareranno? Chissà, lo spero; ma ne dubito.
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Ma che è, n’epidemia?
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Praticamente, sì 🙂
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Uhm, perchè è bene e pio che non si sappia il nome? Si deve sapere eccome, il nome di questa “casa editrice”. Che si sentano presi in causa, che rispondano alla richiesta di spiegazioni da parte di tutti. Che cavoli!
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Scriverò alla “casa editrice”. Ne riparleremo 🙂
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Sono andata a leggere il post di Daniele Imperi con la lista dei blog copiati, ma quanti! Sono senza parole…
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Hanno scelto un modo “gioioso” di parlare di narrativa: prendere parti di post altrui. Si fa prima e non si fatica.
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Niente, che vuoi dire? È un mondo di squali, caro mio.
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Esatto!
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Anche tu nella rosa dei migliori da cui carpire i segreti e spacciarli per propri. Magra consolazione, ma pur sempre da tenere presente. Quindi, visto che siete tenuti d’occhio, seguiti e letti, avete lasciato una traccia assai profonda di influenza letteraria. Non è plagio ma emulazione pura. Merita solo che vengano citati i meritevoli nomi, con tanto di consiglio di frequentazione dei loro blog, unica minuscola dimenticanza.
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Sì, questo è vero. Se ci hanno “scelto” è perché forse scriviamo qualcosa di interessante.
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Ho letto però oggi la risposta sul sito di Daniele e mi inquieta parecchio, non sono per nulla tranquilla per i poveri sprovveduti che credendo di aver risolto problemi editoriali sceglieranno loro.
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Auto-editoria, è la risposta! 🙂
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[…] Quando una casa editrice copia i post dei blogger… di Marco Freccero […]
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