No, non dico affatto che si tratti di fuffa, o di errori. Pure io credo che i lettori di libri elettronici raddoppieranno nel giro di pochi anni. Basta farsi un giro in centro, anche qui in via Paleocapa (come si è ridotta male, signora mia!) e incontri tutta ‘sta gente che ha in mano cosa?
Un bastone! No.
Un ombrello!
Ma no, il cellulare!
E siccome sarà sempre più utilizzato per comprare, gestire acquisti o conti online, è evidente anche ai paracarri che sarà usato anche per leggere ebook.
Non ci vuole niente!
Ma ha lo schermo piccolo! Lo so; ma se vado per esempio in posta (succede ancora, sai?) e c’è coda (succede spessissimo, sai?) tiro fuori l’iPhone e leggo «Canne al vento» di Grazie Deledda. Ma non è questo il punto, non è di questo che volevo scrivere oggi.
Hai presente quella gente che dice:
«Siccome tutti mangiano, apriamo un ristorante! Vedrai i soldi a palate che faremo!»
E dopo 3 mesi si ritrovano col locale vuoto, la dispensa piena di merce da buttare e Antonino Canavacciuolo che distribuisce sberle a destra e a manca?
Ecco: finiscono così male perché pensano che c’è il mercato, è un mercato in crescita, e loro devono solo «esserci».
Non basta. Ecco perché ti dico, e te lo ripeto e te lo riscrivo: Non credere alle sirene. Loro ti vogliono far credere che basti un nonnulla e finisci in orbita.
Il mercato degli ebook è in espansione e allora devi semplicemente “piazzarti” nel posto giusto.
E invece non è così facile: devi darti da fare.
Non è la notizia per te
Un mercato che cresce non è la notizia sulla quale concentrare la propria attenzione. Quello lo fanno gli imbonitori per venderti i loro segreti, i loro corsi…
Se racconti storie te ne puoi anche infischiare, e per un motivo semplice. Che cresca oppure che si contragga tu devi costruire una piattaforma di fan, di estimatori, in grado di seguirti sempre e comunque. Costoro, con il sole o la tempesta, ti resteranno fedeli; o almeno la maggioranza di essi. Fine.
Il resto è fuffa.
La tua piattaforma di fan non deve essere di milioni di persone. Lascia perdere i guru che ti spiegano come sono riusciti a comprarsi la villa con la loro strategia vincente, che saranno felici di rivelarti dietro bonifico bancario (il tuo).
Tra lo zero e la villa c’è un mucchio davvero alto di possibilità alla tua portata. Non è che se non ti compri nel giro di un anno la nuova Stelvio dell’Alfa Romeo, allora stai sbagliando tutto. Loro, i guru, vogliono fartelo credere, per venderti le loro ricette. Per omologarti.
Lasciali perdere. O meglio: puoi anche seguirli per un po’, e alla fine noterai che si tratta sempre, o quasi sempre, delle stesse “ricette”. Rimasticate.
Di solito si parte con un grande esempio che arriva dagli Stati Uniti (Perché? È un mercato completamente diverso, no? Non ha senso fare dei paragoni con quello!). E poi si cerca di dimostrare che qui sì, è diverso (Ah, ecco: ma allora non era meglio lasciar perdere l’esempio statunitense?), ma puoi comunque farcela.
Basta volere, dicono. E tu lo vuoi, non è vero? E qui, anche se non si vede, c’è la strizzatina d’occhio: ma è ovvio che tu lo vuoi!
E quanto diceva Francis Scott Fitzgerald (che la volontà non è sufficiente), viene allegramente ignorato; e lo credo bene. Rompe l’incantesimo. L’illusione.
Cosa dovresti fare davvero
E allora? Allora: un passo alla volta. Senza fretta. Conquista i tuoi estimatori uno alla volta. Senza vendere miracoli, promesse impossibili; ma con onestà.
Senza credere nei miracoli, ma con il duro lavoro.
Apri un blog, per cominciare. Sì, il blog è importante. Non spiegare che cosa vuoi fare perché è evidente anche ai sassi: sei lì per far sapere ai lettori che c’è un altro autore. Come dicono quelli bravi: riempilo di contenuti interessanti. Non parlare troppo di te, delle tue opere; dimostra la tua intelligenza, il tuo valore. Quello che le persone desiderano è capire se sei fuffa oppure una persona con una sua testa, capace di farla funzionare.
Fai in modo che il tuo post sia sempre qualcosa capace di indurre le persone a leggerlo sino in fondo: come? Non è semplice rispondere. Ma immagino che sia una sorta di traguardo che si raggiunge nel solito modo: sbagliando, facendo esperienza, ricominciando. Chiedendo anche, si capisce, a chi magari ne sa di più. Ci sono davvero persone che hanno cose da condividere; ma sono poche.
Prima però, a mio parere, devi capire che o sei un autoeditore, oppure sei uno che nel giro di un anno, un anno e mezzo al massimo, chiuderà baracca e burattini. Essere autoeditore significa prendere sul serio il tuo ruolo: che non è di chi preme il tasto “Pubblica” e attende. Oppure che va a caccia delle ricette vincenti, dei trucchi.
Ma di chi crede talmente nella parola, da fare qualunque cosa per renderla di nuovo protagonista, in questo mare di chiacchiere che ci sommerge.
La domanda delle 100 pistole
Leggi più cartaceo o digitale? (Io: digitale).
Digitale. Cartaceo non ne compro più, ma scommetto che siamo pochissimi a leggere questo benedetto digitale. Io la gente che vedo con la testa nei cellulari usa solo WhatsApp e Facebook. Punto. Anche a Londra dove hanno molti più libri elettronici da leggere non ho visto moltissimi in metro leggere. Sì, un paio di Kindle li ho visti, ma niente più. Anche loro coi cellulari e coi giochini, i messaggini. Questa storia del digitale magari prenderà piede, forse, tra 30 o 40 anni. Però serve il tuo ottimismo. Spero di sbagliarmi, insomma 🙂 .
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Io qualche cartaceo lo compro solo se non c’è il digitale. Per me è una follia fornire solo il cartaceo, speriamo che quei pochi che ancora lo fanno, aprano gli occhi.
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Sarà perché sono all’antica, ma il libro cartaceo non lo scambierei con nessun’altra cosa.
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Io sono passato al digitale in maniera rapida e senza quasi rendermene conto. La comodità che offre per me è senza pari…
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Io compro e leggo cartaceo perché l’acquisto lo faccio in maniera ponderata e se mi accorgo di aver preso una “fregatura”, come spesso accade, lo riciclo attraverso il bookcrossing. Devo essere onesta, il digitale non mi piace, mi sfugge e mi stanca gli occhi, mentre il cartaceo mi emoziona. Però se un autore (ne conosci uno anche tu al proposito) propone solo il formato digitale tocca convertirmi. Però appartengo alla vecchia generazione quella che “i computer cosa sono?”
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Davvero? Avrei detto che eri per il digitale! Questa sì che è una sorpresa 🙂
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no, no sono molto poco tecnologica purtroppo e anche del tutto autodidatta
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Digitale 90% cartaceo 10%
Non c’è storia, per quanto mi dia emozione e mi piaccia tenere in mano un volume, la praticità del lettore è insuperabile e per come lo uso io gli occhi ringraziano pure.
Però non la capisco questa contrapposizione, non la capisco proprio. Colpa degli editori, penso io, che non capiscono cosa hanno in mano. Se in libreria quando compro un volume mi dessero un codicillo per scaricarmi senza spesa aggiuntiva anche il digitale comprerei di certo più libri di carta. Ma non succede e quindi ripeto, 90% digitale e amen.
Come la penso per i nostri lo sai Marco, non vedo perché non fare anche la carta 🙂
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Prima o poi anche la Trilogia delle Erbacce vedrà il cartaceo. Ma adesso il progetto è fermo…
Credo anche io che gli editori, o almeno alcuni, credano che sia una moda, un vezzo di una minoranza. E un vezzo che fanno pagare caro perché impongono il DRM…
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al momento il cartaceo, anche se acquisto sempre di più in digitale. Il problema del digitale è
1. costa troppo, quanto il cartaceo e a volte di più.
2. ogni piattaforma si crea il suo ecosistema, quindi devi avere n app sullo smartphone più quelle sul PC più n ereader o tablet. Dimenticavo Apple, che usa itunes come canale
Insomma è un percorso a ostacoli che non favorisce la crescita. L’utente finale è disorientato e alla fine non compra nulla.
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Questo è vero: ogni piattaforma cerca di convertirti al suo sistema. Io mi scarico le app e poi compro dove voglio, però è vero quello che scrivi: molti considerano il digitale troppo complicato.
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e come dare torto? Io ho l’app kindle su 4 dispositivi, quella IBS su due, poi c’è l’app dell’e-reader, calibre… alla fine se comincio un testo lo devo finire sul dispositivo iniziato.
Ma quello che scoraggia è la possibilità di scambiarsi i testi. Col cartaceo i libri restano, si vendono, si scambiano, si prestano.
In casa in questo momento ho circa 500 cartacei – sarebbero quasi il doppio se non avessi dovuto disfarmene di un bel po’. Mia figlia, se vuole, li potrà avere in eredità. I miei 1000 ebook no o almeno tre quarti protetti da lucchetti vari.
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Che io sia tecnologica è indubbio, no? Il curriculum parla per me.
Ma come il sarto che se ne va in giro con i calzini bucati (che è vero, chiedete a mio padre, sarto in pensione 😛 ), io informatico l’ereader che l’ho solo perchè me l’hanno regalato. E ci faccio a pugni, esattamente per quanto ha scritto sopra newwhitebear. E’ troppo un casino, pure per me.
Mi hanno regalato un kobo, la piattaforma online è piena di buchi (tipo che una gift card di 25 euro la posso usare solo se setto la lingua inglese, però allora mi escono anche gli ebook in lingua inglese, una cosa vergognosa). Ed è pure una delle piattaforme più care, nel senso che fatalità qui gli ebook costano sempre di più che altrove. La maggior parte dei self è su Amazon-Kindle e quindi devo andare giù di convertitori, quindi capita che acquisto e poi devo aspettare di avere un po’ di tempo e pazienza e esattamente quel pc con i convertitori disponibile. Tutto sto casino col cartaceo non c’è. E in più anch’io, come Nadia, sono una riciclona, che compra e vende usato sui mercatini o scambia in bookcrossing.
Finchè questo mercato non si standardizza temo non si svilupperà a sufficienza.
PS: ve lo ricordate il caos musicale tra musicassetta, compact disc (CD) e Sony Mini disc (MD)? L’MD doveva sostituire tutti, era il futuri… poi è arrivato l’MP3 e li ha sbaragliati tutti. Probabilmente Amazon stia tentando la via dell’MP3 😉
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Infatti gli Audiobooks sono in crescita vertiginosa! Forse alla fine “ascolteremo” le storie, come succedeva ai tempi di Omero. 🙂
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