(Post aggiornato il 5 giugno 2018).
Come ricordano un po’ tutti (tra i tanti: Storia Continua), il 2017 è l’anno del decimo anniversario dell’arrivo del Kindle. Ma per quale ragione allora domandarsi se la strategia di Amazon ucciderà i libri (o li condurrà in un vicolo cieco)?
La risposta è ovvia, fin troppo: la società di Seattle è grande, sempre più grande, e lei sola detta le leggi. Se qualcuno era felice del suo arrivo perché liberava gli autori dalla tirannia degli editori… Adesso siamo sicuri che le cose siano migliorate?
Nel post di Storia Continua si parla del servizio Kindle Unlimited, vale a dire il pagamento delle opere degli autori effettuato in base al numero delle pagine lette. Rappresenta un problema, oppure un’opportunità? Non so rispondere, ma dopo aver letto il post di cui ho accennato in apertura del post, proverò a dire la mia.
Il prezzo conta? Mmmm…
Da quel che si evince (adoro usare il verbo «evincere»!) ormai il prezzo rischia di diventare il fattore determinante. Ma non perché la gente sarà disposta a pagare qualunque cifra; ma perché vorrà pagare sempre di meno. Il che è traumatico. Un autore un tempo campava perché l’editore gli forniva un anticipo (be’, non sempre…), e poi arrivavano i soldi delle vendite. Il primo gli permetteva magari di pagare qualche debito, coi secondi, se erano tanti, si rilassava un poco e pensava, forse, alla prossima opera.
Nell’era di Amazon: ciccia. Il gigante di Seattle ha proclamato la volontà (e ci è riuscito alla grande), di voler portare i libri ovunque. Il che è falso: voleva fatturare alla grande, cercando di spazzar via tutta la concorrenza.
Gli autori (chi più, chi meno) si trovano ad accettare le condizioni imposte. Il Kindle Unlimited è definito una «metastasi» dal fondatore della piattaforma per libri elettronici Smashword. Proprio perché spinge le persone a non comprendere perché acquistare un ebook a 2,99 euro, o 3,99 euro, quando ce ne sono altri a 0,99, oppure gratis.
Cosa vuole la gente? Informarsi, svagarsi, imparare? Bene: meglio farlo risparmiando. È drammatico, oppure no?
Qual è il valore aggiunto di un ebook di Marco Freccero venduto a 2,99 euro, rispetto a un altro al prezzo di 0,99 euro, o addirittura gratis? Secondo le previsioni di Mark Coker (che di Smashword è fondatore e presidente), e riportate sempre dal sito «Storia Continua», il livellamento verso il basso del prezzo degli ebook continuerà, e sarà inarrestabile. Capito?
«Continuerà»
e
«sarà inarrestabile».
Ricordarsi, la prossima volta che qualcuno parlerà di «rivoluzione», che se i rivoluzionari sono una SPA (volgarmente chiamata Società per Azioni), siamo alle prese solo con un avvicendamento.
Stop.
E il povero raccontastorie ligure (cioè io), come ne esce? Be’, lui è abituato a non contare sulle entrate di Amazon; ma pure per lui, vale a dire per me, è un bel problema.
La soluzione c’è?
E come faccio a saperlo?
Il cuore di tutto? Il blog
A parer mio un autoeditore può solo lavorare duro su un elemento: il proprio marchio, o brand. E questo significa che il blog è più che mai indispensabile all’interno di questa strategia. Ovviamente se tu hai, come dicono quelli bravi, uno sguardo “lungo”. Perché magari tu vuoi davvero essere un autore indipendente. Per questo devi costruire un luogo che sia “tuo”, dove pubblichi i tuoi contenuti.
Per quale ragione?
Perché sarà lui (il blog), lo strumento per costruire la piattaforma di fans, di estimatori, che forse saranno disposti a seguirti. Ad ascoltare quello che hai da dire.
Occorre capire che mirare al basso (vale a dire giocare tanto, o tutto, sul prezzo economico) conduce al suicidio. Un po’ come certe aziende che pensano di battere la concorrenza indiana o cinese tagliando i prezzi; alla fine o ci si trasferisce in quei Paesi, oppure si chiude.
L’unica via d’uscita (ma non sono nemmeno certo che funzioni sul serio), è offrire contenuti di valore; distinguersi e dimostrare che se io chiedo 2,99 euro lo faccio per un motivo preciso. Offro storie, emozioni, ambienti familiari e situazioni nelle quali l’individuo si sente a casa. Devo insomma dimostrare che io, le mie storie, hanno quel prezzo lì perché valgono quel prezzo lì.
Ci sarebbe anche altro, forse…
Molti guru, o esperti, cosa fanno? Scrivono libri? Sì, scrivono libri, ma il grosso delle entrate arriva da altro. Corsi, webinar, traduzioni, ghost writer, consulenze… Ecco: l’altra possibilità per sopravvivere in un mondo dove Amazon detta legge (una legge che ha come scopo quello di rendere banale la lettura di un ebook), è quella di mettere a disposizione di altri le proprie competenze. A pagamento, certo.
Ed è evidente che più questo mondo si consoliderà, meno spazio ci sarà per chi invece segue un altro percorso. Infatti, non sarà un mondo per tutti. Un sacco di gente scriverà, pubblicherà su Amazon, avrà talento (ma quelli col talento saranno molto pochi: il talento è antidemocratico), e non caverà un ragno dal buco. Perché non vorrà, oppure non potrà, agire come dovrebbe.
E c’è, per finire, una lezione da far propria il prima possibile.
Fare rete o sparire
Se gli autoeditori non desiderano essere travolti da questa forza tanto amichevole quanto determinata, e che risponde al nome di Amazon, devono imparare a fare rete.
Sarei già felice se si iniziasse a riflettere su queste semplici, probabilmente imprecise, mie riflessioni. Un autoeditore che pensa solo al suo libro, e non alza lo sguardo anche al resto del panorama, un bel giorno si sveglierà solo per capire di essere diventato intercambiabile.
Occorre ricordare che è il lettore che dobbiamo raggiungere; è a lui, o lei, che si deve innanzitutto il rispetto, ed è a lui o lei che dobbiamo dimostrare il nostro valore, il nostro talento.
Forse dovrei cambiare la mia risposta di poco prima: La strategia di Amazon ucciderà i libri?
Se rimettiamo al centro la parola, e il lettore, la risposta potrebbe essere: No.
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Offrire contenuti di valore, sempre e comunque. A costo di qualsiasi sacrificio. Senz’altro il blog può essere utile come vetrina, ma dipende sempre da come lo si usa. Anche in questo caso si dovrebbe, a mio avviso, offrire contenuti sempre originali e interessanti e non dare l’impressione, al visitatore occasionale, di remare solo in favore delle proprie auto-pubblicazioni. E poi premia, sicuramente, anche un modo di fare aperto e simpatico, disponibile al confronto e che non se la tiri, sia nel modo di presentare gli articoli che nelle repliche ad eventuali commentatori.
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Concordo su tutta la linea. Per questo il blog è e resterà a lungo così importante.
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Raggiungere i lettori dovrebbe essere il nostro principale obiettivo e quindi sono loro che dovremmo tenere in considerazione e rispettare. Però è anche un fatto che la maggior parte dei lettori si rivolgono ad Amazon, quindi va da sé che non si può ignorare come piattaforma di vendita. Riguardo all’Unlimited, non sono sicura di aver capito cosa intendi. Con quel servizio i libri non sono gratis perché si paga un abbonamento mensile e l’autore viene comunque ricompensato con le pagine lette. Secondo me è un’opportunità per chi pubblica da non sottovalutare, perché “metastasi”?.
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Sì, capirai. Con il Kindle Unlimited fai prima a regalarlo il libro. Si parla di 0,0045 euro a pagina 🙂 . In pratica se hai 200 pagine (calcolate da quelle di Amazon e non corrispondenti al numero di pagine del cartaceo) ti va 1 euro quasi: 90 centesimi, poi da quella cifra togli qualche percentuale varia di tasse… Mi sento avvilito. In questi giorni mi sto interrogando pure io sul Kindle Unlimited. E mi cascano le braccia.
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Le pagine però calcolate da Amazon sono molte più di quelle dell’ebook, io ne ho 618 per esempio contro 360 dell’ebook o del cartaceo. Quindi se qualcuno legge per intero il libro, mi viene fuori più o meno lo stesso prezzo di una vendita normale. Secondo me vale la pena di aderire a KU, a meno che tu non venda di più sugli altri store. A me non accadeva.
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Secondo il fondatore di Smashwords è una metastasi perché quello che paga è sempre meno. Chi incassa è Amazon e i grossi nomi, tutti gli altri riceveranno zero. Ma è la politica di Amazon, che non è la difesa della cultura o del libro; ma il profitto.
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Il lettore sempre e davanti a tutto, con un buon prodotto capace di mantenere il patto autore-lettore, e poi assolutamente uno sguardo oltre noi stessi, perché si impara più dagli altri (confronto e attenta osservazione) che mai. Fare rete in questa epoca digitale è il minimo, ma non solo per far lievitare i numeri anche per creare veri rapporti tra autori, sale indispensabile.
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Sento sempre ripetere che negli USA è del tutto normale fare rete tra autori, mentre in Italia è qualcosa di rarissimo. Probabilmente entra in azione il solito spirito italiano che guarda solo a se stesso, e agli altri come nemici.
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Oltretutto pare anche che condividere sia sinonimo di rubare, cosa del tutto errata visto che quando un autore ha la propria individualità di certo non ruba nulla a nessuno, se fa rete con altri. Però sì spesso c’è un atteggiamento di chiusura davvero assurdo.
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Io se devo spendere qualche soldo, così per istinto, diffido del prezzo vergognosamente basso; e credo di non essere l’unico. Nel self-publishing come dici tu c’è un po’ questa tendenza al ribasso, ma dall’altra parte vedo invece le grosse Case Editrici vendere i loro ebook spesso a prezzo d’oro. Quindi per me c’è speranza che la situazione non degenererà…
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Beh, poi c’è una casa editrice che fa concorrenza a quelli dei 99 centesimi, ma considerando i testi che pubblica… però poi tutti hanno almeno un loro testo nel Kindle… è avvilente, manco io mi avvicino agli ebook che costano così poco, non sempre almeno. Quando lo faccio poi mi rendo conto che o li leggo dopo anni oppure non li leggo mai. Però è avvilente a prescindere.
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Mah, non so. Temo che Amazon abbia indicato che cosa vuole conseguire. Anzi: ha già conseguito una tale forza e predominanza nel settore che è impossibile farne a meno. Siamo certi che userà la sua forza con criterio e prudenza?
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Oltre Amazon c’è anche Ibooks che non va sottovalutato, io per esempio che uso l’apple preferisco di gran lunga comprare su ibooks perché le prestazioni del libro sono migliori, il kindle (applicazione che comunque uso sempre su apple) ha prestazioni leggermente inferiori.
Va anche detto che arrivare ai primi posti della classifica ibooks è quasi impossibile, però qualcuno c’è anche tra gli italiani. Sul discorso “prezzo” il tuo discorso è valido, non possiamo sempre vendere tutti a 0.99, secondo me, io per esempio ormai compro ebook solo se sono davvero interessata a leggerlo, ma se un autore mi piace compro anche a prezzo molto più elevato. Ieri per esempio ho comprato un romanzo (su ibooks) di Gianrico Carofiglio al prezzo di 8.99, anche lui è uno che scala le classifiche.
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Il problema con iBooks Store è che di fatto Apple non ci fa nulla. Lo ha creato, lo mostra, e basta. Siccome sono un’azienda che fa soldi con l’hardware, non sono interessati a spingerlo, e infatti in massima parte gli utenti Apple acquistano su Amazon (a parte io che sono strano e compro soprattutto su Bookrepublic).
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Primo: tutti gli ebook comprati finora dei “blogger amici” hanno richiesto un prezzo più che onesto, un buon compromesso tra “devo farmi conoscere” e “ho scritto qualcosa che vale”. Al contrario, mi è capitato di pagare 0,99 per mini manuali, anche di nomi altisonanti in offerta, e sentirmi un po’ truffata, che nemmeno quei 0,99 ci avrei dato!
Poi, credo che per un esordiente ci siano solo due modi di farsi notare: le care vecchie conoscenze del settore (che non sono raccomandazioni, ma “occasioni” per uscire dal mare magnum, e fare da sè grandi numeri sul web, con un blog e i social, e la rete con altri autori. In fondo cosa fa una casa editrice se non costruire una rete per ogni autore e di tutti i suoi autori?
Ci vorrebbe poi una sorta di bollino (non blu come gli scarichi o le banane 😛 ), ma che indicasse quando un ebook fa parte di questa determinata rete di autori self che rispettano un minimo qualitativo (la sfida sarà definire questi canoni…). Quindi, e la butto lì come idea, visto che ci sono quelli di adottaunblogger, perchè non inventarsi un bollino “adottaunoscrittore”? Il modello partecipativo, che coinvolge il lettore facendogli capire che il suo acquisto contribuirà ad altri autori di qualità, potrebbe funzionare come con il crowdfunding 😉
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Interessante… Qui occorre meditare. Medita anche tu, mi raccomando 😉
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Ottima analisi Marco, direi che il valore aggiunto è proprio questo “gli ebook di Marco Freccero”
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Grazie. Temevo di aver scritto troppo e che fosse poco chiaro.
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Bell’articolo. Mi ci stavo interrogando in questi giorni sulla questione Amazon/Kindle Unlimited. Ed è verissimo. Amazon non vuole diffondere la lettura, ma battere cassa e lo fa. Se do in esclusiva il mio testo a Amazon sento di aver perso a prescindere, perché Amazon non premia in particolare questa scelta. Come dicevo nel commento sopra. Paga 0,0045 euro a pagina letta. È anche ovvio che se favorisse gli adepti del KDP Select si scatenerebbe una bufera, ma è anche vero che nessuno di noi lo può sapere e nessuno ce lo dirà mai cosa succede per davvero, quindi siamo nelle mani del vento.
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Grazie.
Quando un settore viene dominato da un solo attore, forse è meglio farsi qualche domanda. Non per ottenere chissà cosa. Ma per ragionare, almeno ragionare…
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il problema di amazon, dice qualcuno, è che non vuol guadagnare ma tenere i prezzi bassi. Ergo anche gli autori si devono adeguare alla sua politica. Ci sarà un futuro senza amazon? Con questa premessa penso proprio di no.
A parte il fatto che Kindle unlimited è destinato a pochi mercati, per lo più anglofoni, in un certo senso vorrebbe premiare quelli più bravi. Sarà vero?
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Credo che Amazon stia agendo per diventare molto più importante delle case editrici. E ci sta riuscendo. Sarà “saggio”? Non me la sento proprio di rispondere.
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In un certo senso hai ragione. Però il mondo dell’editoria è una foresta pietrificata
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O.T. ho messo la copertina della Follia del mondo su Anobii.
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Grazie!
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