Dopo un po’ di pausa, ecco una nuova intervista a uno scrittore ligure: Celeste Sidoti. In realtà, anche se è imbarazzante rivelarlo… Me ne ero dimenticato. Eppure sapevo che era ligure! Quando mi sono reso conto della mancanza, ho rimediato nel solo modo che avevo a disposizione: questo.
Ecco perciò l’intervista e le sue risposte.
Buona lettura.
Chi o che cosa ti ha fatto venire voglia di scrivere? Per quale motivo non ti sei limitato a leggere?
A sei anni mandavo a memoria le storie che ascoltavo tramite musicassette o programmi tv per bambini. Quando nessuno era disposto a sentire il mio rendiconto – fedele, parola per parola, come i bambini esigono – lo scrivevo, su un quaderno blu a fiori arancioni. Poi ho cominciato a introdurre dei cambiamenti: e se in questo punto andasse in questo altro modo? Se facessi incontrare questi personaggi? Ho sempre immaginato storie, è il mio modo di pensare. Ma se parliamo di scrittura come atto pratico, ci sono arrivato… passando per la fanfiction, a quanto pare.
Parliamo un po’ del tuo blog Carta Traccia. Per esempio chi vi plana, coglie una evidente passione (o amore?) per il Giappone. Ci puoi spiegare come nasce?
A undici anni, un bel giorno, accesi la televisione su Mtv e trovai uno strano strano cartone animato: perché sono tutti così belli? Quello è sangue? Ma lei è nuda? Per chi devo parteggiare qui? Ero incappato in Inuyasha, un anime ambientato nel Giappone feudale. Dopo una laurea in giapponese alla Ca’ Foscari e tre mesi a Tōkyō, ho accantonato con una certa tenerezza l’adulazione che avevo sviluppato per questo paese, ma il bagaglio di esperienze sensoriali, estetiche ed emotive che devo al contatto con la cultura giapponese oggi è parte della mia identità.
«Anime e manga»: il tuo canale YouTube Celeste ha visto un progressivo abbandono di questi temi. Ma secondo te cosa hanno da insegnare (se hanno qualcosa da insegnare) a chi desidera raccontare storie? Hanno influito in qualche modo sulla tua idea di narrativa, e in che modo?
La più condivisibile delle lezioni che anime e manga mi hanno dato, è che non esistono idee off-limits. Possono essere assurde, controverse o imbarazzanti, basta che funzionino.
Mi hanno poi trasmesso una galleria di tipi umani e motivi tematici (anime e manga funzionano un po’ come la commedia dell’arte) – un vocabolario narrativo che ricombino con citazioni più colte.
Chi è la prima persona che legge quello che scrivi?
Dipende da quello che ho scritto. Il collega Alessandro Chessa si è rivelato un beta reader molto in sintonia con la mia idea di scrittura – un tratto per me molto importante: se la mia storia è un pesce devo prima assicurarmi che sia valutata la sua capacità di nuotare, non di arrampicarsi sugli alberi o volare.
Georges Simenon temperava tutte le sue matite, prima di iniziare a scrivere, e sottoponeva moglie e figli a un controllo medico per evitare che si ammalassero mentre era al lavoro su Maigret. E tu? Come avviene il tuo processo di scrittura?
Non potrei fare a meno di: un dizionario, un dizionario delle rime, e un dizionario dei sinonimi e dei contrari. E tanta solitudine.
Per il resto, non ho una routine. Ogni capitolo, racconto o poesia che scrivo ha la sua singolarità, e non posso pretendere di tirarla fuori con un processo sempre uguale. Ci sono tuttavia strumenti, piccoli gesti, scelte utili. Ad alcuni di questi ho dedicato una serie di post.
Sul tuo blog Carta Traccia, ci sono alcuni racconti. Ma come valuti il tuo lavoro? Come riesci a essere obiettivo e a considerare una tua opera «finita»?
Quando andare nella direzione della mia idea comincia a snaturare e mozzare il testo, invece che migliorarlo, mi fermo. Il lavoro concluso non è mai perfetto, non corrisponde mai a quello che avevo immaginato. Le mie possibilità, però, arrivano fin lì, e mi fermo. Ogni volta che un lavoro è concluso canto vittoria e ammetto la sconfitta al contempo.
Sei tu a creare la storia, oppure viceversa?
Oh, mi piacerebbe che le mie storie creassero me 🙂 sarei molto più affascinante! La mia immaginazione crea mondi interi. Ma questi sono appunto mondi, non storie: mancano di linearità, possono contenere mille vicende diverse, e più ci penso più si arricchiscono di particolari. Mi ci è voluto un po’ per capire che raccontare significa selezionare e tagliare, in modo da avere alla fine una storia, con una certa autonomia, un inizio e una fine.
Quindi, se la storia è una pianta, l’immaginazione è il terreno, e io sono il giardiniere.
Molti affermano che si debba creare una sorta di «lettore ideale», e scrivere avendo in testa proprio lui. Ma che idea hai dei tuoi lettori?
Finché il lavoro non è concluso, non esistono. Quindi faccio il loro bene se li ignoro. Possono desiderare solo a partire da quello che conoscono. Se li accontentassi non darei loro niente di personale. Non credo nell’originale, ma credo nel personale. Dentro di me c’è un lettore, e poi uno scrittore. Scrivo quello che vorrei leggere.
Quanto di quello che scrivi finisce con l’essere scartato?
La gran parte. Quando ho scritto che dentro di me c’è un lettore – e un lettore esigente anche – non scherzavo!
Secondo alcuni critici, la stagione d’oro del romanzo è finita da tempo. La narrazione ormai è affidata a cinema e a serie televisive (e forse i manga). Quindi ti chiedo: ha ancora senso farlo?
Ogni supporto fornisce un’esperienza che gli altri non possono sostituire. Rispetto al medium visivo, quello della scrittura richiede più impegno da parte del fruitore ma è anche molto più immersivo. Abbiamo sete di single-tasking. In un mondo dove guardare Netflix significa anche stare su Twitter e Facebook e perdersi metà del film per documentare la visione, il libro fornisce un isolamento quasi completo. Un bel vantaggio.
Parlaci delle influenze letterarie che hai avuto, degli scrittori che ami.
Il mio romanzo preferito è Cime Tempestose. I miei autori preferiti, per lo stile, Nabokov e Fitzgerald. Mi piace leggere poesia: i romantici inglesi, Pascoli, Montale.
Bob Dylan una volta ha affermato che c’è sempre un disco in cantiere. E tu in cantiere che cosa hai? A cosa stai lavorando: racconti o romanzo? Ce ne puoi parlare?
O ne parlo, o lo scrivo 🙂
Chi è Celeste Sidoti?
Celeste Sidoti è nato a Savona nel 1991. Dopo il diploma classico al liceo Gabriello Chiabrera, ha studiato lingua e cultura giapponese alla Ca’ Foscari. Ha partecipato alla raccolta Radicamenti di MdS editore con il racconto “Lorelai” ed è stato finalista al concorso 150 strade 2015 con il racconto “Evidenziatore Stabilo giallo”. Oggi vive e studia antropologia a Torino. Gestisce il blog “Cartatraccia”.
domande telegrafiche ma risposte complete e profonde. Un bel mix senza dubbio
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Grazie!
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Grazie c:
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brava nello rispondere
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