Vita da autoeditore: i dubbi dell’ultim’ora


copertina la follia del mondo

 

È giunto il momento.
Sì. Di svelare un segreto. Il segreto che per mesi e mesi ho tenuto solo per me. Riguardo un racconto racchiuso nella raccolta “La Follia del Mondo“. E oggi svelerò tutto! Sì, amici! Amiche! Vi posso chiamare così? Ma sì che posso! Non importa se la mia reputazione sarà distrutta! Se dovrò cambiare volto, nome e cognome, Stato; se… Ehm.
Forse sto esagerando.

Il grande zac!

Giovedì 1 dicembre 2016 sono stato assalito da enormi dubbi a proposito del racconto «Le luci della festa», che fa parte della mia ultima raccolta di racconti dal titolo «La follia del mondo».

E avevo già annunciato che il 5 dicembre avrei autopubblicato la raccolta. Interessante, vero? Non solo: avevo spedito in giro alcune copie in anteprima della mia raccolta di racconti.

Da un po’ mi ero reso conto che c’era troppa roba, ma non ci avevo messo mano. Giovedì l’ho riletto ancora una volta e ho capito che non andava. Non era male, ma c’era troppa roba. Soprattutto c’era il divorzio e non potevo far finta di nulla. Era gestito male.

Ma che fare?

Che fare?

Semplice: si ricorre al grande Zac!

Mi sono concentrato sulla parte che non girava. E l’ho eliminata. Via. Sciò! Ho modificato il resto, il finale è rimasto più o meno identico.

Quale insegnamento se ne può trarre? Soprattutto: cosa è successo?

Ascolta la vocina!

Semplice. Non ho ascoltato sino in fondo la vocina che mi diceva: «Fidati. Non ci siamo».

Qualcosa del genere mi è successo con un altro racconto: «Nelle piccole come nelle grandi cose». Lì ho rifatto l’incipit, o meglio: ho preso un paragrafo che avevo piazzato qualche pagina dopo, e l’ho eletto a incipit. Perché? Perché era più immediato. Faceva capire subito qualcosa della storia, soprattutto metteva il lettore dentro il meccanismo; o almeno così mi pare.

Nel racconto «Le luci della festa», c’era qualcosa che non andava: troppa roba. Per questo quel giovedì ho preso l’ascia e ho eliminato il pezzo, consistente, del divorzio.

Ho reso la faccenda più semplice, e mi sono reso conto che filava meglio.

A questo punto so che qualcuno potrebbe osservare:

«Lo vedi? Elogi tanto l’auto-editoria, l’auto-pubblicazione. Ma in realtà vai avanti a casaccio, a occhio, a orecchio. Ci vogliono i professionisti!»

Io credo che i professionisti vadano bene per gli scrittori. Gli artisti. Io sono un raccontastorie. Che ci faccio coi professionisti? Ci starei male, sul serio. Ormai ho fatto la mia scelta: questa, e nient’altro.

Io non sono e mai sarò un artista.

Sono un tipo di mezz’età che racconta storie. Un artigiano.

E ho dei ripensamenti.

Così è, se vi pare. Se cercate invece l’artista, dovrete per forza di cose rivolgervi altrove.

Ah. Se hai la versione con il divorzio: fammelo sapere. Così ti invio quella definitiva.

La domanda delle 100 pistole

Sei mai stato colto dal panico da pubblicazione?


E acquista “La Follia del Mondo”!

19 commenti

  1. Ho scritto 2 racconti che volevo mandare a un editore e proprio i dubbi mi hanno fatto desistere. Ne ho scritto un terzo, che sto revisionando. Forse è la volta buona che lo spedisco.

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  2. Parli a me di dubbi? Elevati alla massima potenza, e ti dirò di più, ogni volta che mi sorgono scopro che potevo davvero fare meglio, ma c’è fine al meglio? Assolutamente no, tutto è sempre migliorabile.

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  3. Il dubbio è parte dell’esistenza. A volte i miei dubbi pendono molto più per il motivo: “ma pubblichi, e poi?”. Finché non ti convince un testo rimandi, poco male più o meno, ma gestire la post pubblicazione. Ecco, quello pone i dubbi sul perché dovrei pubblicare. Ma esula dal tuo articolo.

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  4. dubbi? certamente e non pochi ma poi per non farsi prendere dal panico si deve assemblare il tutto e pubblicare.
    Quindi del tutto comprensibile e condivisibile i tuoi dubbi.
    O.T. oggi ho letto Insieme nel buio, il primo racconto della tua ultima pubblicazione. Già letto in passato, quando l’hai pubblicato sul blog, trovo che il finale sia veramente buono, meglio di quello preparato a suo tempo. Poi passerò al resto. Le follie del mondo è sempre lì pronto per essere letto.

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  5. Non sono un scrittore, ma se conta anche quanto si scrive sui blog allora sì 😛
    Di conseguenza, panico no, forse qualche minima insicurezza: rileggo (spesso ad alta voce, lo trovo un buon metodo per rendersi conto di eventuali brutture) e faccio rileggere in modo da avere anche pareri in più. Anche perché è notorio che il più delle volte “ogni scarrafone è bello a mamma sua” 😀
    Però prima o poi bisogna porre un freno, una scadenza come hai detto anche tu, altrimenti non se ne esce!

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    • Infatti: ci vuola la scadenza, come con la mozzarella di bufala 🙂
      Credo che valga anche per il blog, certo. Poi dipende molto dal tipo di post, certo: se ci lavori su per un po’ vuoi che sia “senza macchia”. Poi scopri che proprio quel post che ti è costato tempo e fatica non lo legge nessuno, mentre quell’altro, quello che hai pubblicato senza nemmeno rileggerlo, macina visitatori su visitatori. I grandi misteri del blog! 😀

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