Marketing e scrittura: un matrimonio indispensabile


 

(Questo post è stato aggiornato il 5 giugno 2018).

I commenti sono miniere (be’, non tutti): basta lasciarsi interrogare da quello che gli utenti scrivono. Per esempio Luigi Bacco qualche settimana fa, ha posto un’interessante domanda: quale? Continua a leggere e lo scoprirai!

Le regole del marketing

La sua domanda, che riporto di seguito, era:

“(…) cercare le regole del marketing per auto pubblicare i tuoi scritti, ti ha aiutato? Ti ha reso più scrittore?

L’ho letta e ho pensato: “Ma corpo di mille bombarde! Qui c’è dell’ottimo materiale per un post! Perché sprecarlo in una risposta?”

Ed eccomi qui.

Perché c’è un mucchio di riflessioni da fare, e come al solito io mi perderò per strada e non sarò assolutamente capace di fornire una risposta adeguata; ma proviamoci!

Qualcosa non ha funzionato

Quando ho aperto questo blog, anni fa, avevo ovviamente l’idea di farmi notare da un editore. Quindi pubblicavo piccoli racconti animato dalla certezza che alla lunga avrei costruito attorno a me una comunità di lettori, e che questi alla lunga avrebbero agito (misteriosamente) su qualche editore.

Dopo oltre 1700 post pubblicati (il primo apparve nel dicembre del 2010) posso affermare con certezza che qualcosa non ha funzionato.

Sto eludendo la domanda? Solo a prima vista.

Studia il marketing: è meglio!

Sì, certo: il falegname deve costruire mobili; il fabbro battere il ferro e chi racconta storie, be’: le deve scrivere. Mi pare di averlo fatto, ma il problema più grande di questo blog è che dopo così tanti anni non lo legge nessuno. Qualcuno lo legge se pubblico qualche post. Ma se salto, se non pubblico niente, a malapena arrivo a 30, 40 visitatori. Eppure di materiale ce n’è, non è vero? Per esempio: Come scrivere un racconto dove in 21 post provo ad analizzare un racconto di Raymond Carver. Tutto gratis! Eh, lo so: lo avessi fatto a pagamento…

Il problema è tutto qui, dunque. E lentamente, forse troppo lentamente, arriviamo a rispondere alla questione di Luigi.

Se scegli di fare l’autoeditore non puoi esimerti dall’imparare un po’ di Seo, di marketing e via discorrendo. Tra l’altro sono cose che conosco abbastanza, ma che non ho mai applicato perché… Be’, perché a me pareva (e pare ancora adesso) che fosse meglio impostare il rapporto coi lettori senza troppi trucchi, o strategie.

Spontaneità e sobrietà, insomma: queste potrebbero essere le regole che in tutti questi anni hanno guidato i miei post.

No, cercare le regole del marketing non mi ha reso più scrittore. Se però le avessi assimilate meglio, se le avessi applicate e via discorrendo, avrei più lettori su questo blog. E avrei venduto più copie della mia Trilogia delle Erbacce. Che langue da mesi, senza molte possibilità di riemergere dal limbo dove è precipitata.

trilogia delle erbacce

Il problema di un autoeditore

Con il termine “auto-editore” mi riferisco ovviamente all’autore indipendente, oppure a quello che si autopubblica, esatto. Costui o costei è lacerato tra due poli: scrivere. E fare marketing. La prima è una faccenda che piace moltissimo e se dipendesse da lui non farebbe altro che scrivere (non so se sia un bene: comunque…).
La seconda: è come il pianeta Marte! E invece no.
Le cose sono cambiate. Devi farti vedere. Uscire allo scoperto. Lo so che preferisci leggere Tolstoj invece di Seth Godin; ma le tue storie probabilmente meritano più luce. Più attenzione. E questo lo ottieni se crei un blog e lo riempi di contenuti interessanti. Se sulle reti sociali partecipi e condividi punti di vista interessanti. Se insomma, ti fai notare e rendi interessante e appettibile il tuo prodotto.
Lo so: ti fa orrore questo modo di pensare. Però è così che funziona. Il libro (anche i tuoi) sono prodotti, ed è una fortuna. Quando non lo erano, Petrarca doveva vendere i suoi poderi per comprarsi i libri. Adesso tu con 10 euro al Libraccio compri 5 libri.
Perché il libro è un prodotto parte dell’industria: editoriale.
E se tu sei un auto-editore; un autore indipendente; un autore che si autopubblica: è in questo campo che devi scendere a giocare. Non ne conosco un altro.

La domanda delle 100 pistole

Stai studiando le regole del marketing? Che titoli consigli?


Ecco i libri per imparare a scrivere.

19 commenti

    • Diciamo che hai più possibilità, ecco. Se hai 300 lettori al giorno, di media, riesci a vendere, quando esce il tuo ebook, una quarantina di copie… Il problema è riuscire ad attirare i lettori, che non sono interessati a questi argomenti ma alle storie soltanto. E mi chiederai: perché allora pubblichi questi post? Perché mi piace 😉

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  1. Seo e marketing non sono trucchi o strategie. E’ l’uso errato di quegli strumenti che diventa un trucco a danno del lettore. Quante volte hai fatto una ricerca su Google per un dato argomento, dal titolo del risultato ti sembrava di aver trovato ciò che cercavi e una volta aperta la pagina ti sei trovato di fronte tutt’altro? Quello è un trucco, quando il contenuto non rispetta l’atteso, quando si usano keyword e titoli sensazionali per avere la visualizzazione, col risultato che, ingannato, il lettore non ritornerà più.
    Ergo, seo e marketing sono pure un dovere nei confronti del lettore. Vedo in giro alcuni blog che prendono un po’ troppo svogliatamente i concetti minimali: un blog deve funzionare, non è possibile avere link rotti, problemi di database, spam, ricerche malfunzionanti, commenti chiusi, pagine che non si caricano. Il lettore deve poter navigare, meglio un blog semplice ma funzionante, che grafica d’avanguardia ma piena d’errori che impediscono la lettura.
    E se lo posso capire da scrittori alle prime armi, anche sul web, non lo posso scusare a quelli che si propongono come professionisti a pagamento (della serie: se vendi siti web, non puoi avere un sito web che fa pena).
    Detto ciò, credo che su questo blog si possa migliorare la visibilità dei contenuti. Per esempio, io solo ora scopro questo ciclo di 21 articoli sulla scrittura dei racconti alla Carver. Se non me lo dici tu, come faccio a ritrovarli? Dov’è il tuo archivio dei post? 😉

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  2. Ho leggiucchiato qualcosa qua e là, tempo fa, ma non mi sono mai messa d’impegno ad applicare quello che leggevo; anzi, si può dire che non ci ho provato affatto. Spontaneità e sobrietà mi sembra ottimo, anche se non è efficace. Mi sono abbastanza stancata di vedere tutto in funzione del “funziona?”. Sono sempre ben disposta verso il cambiamento, quando è anche un’evoluzione personale e professionale, ma per il resto, passo. 🙂

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      • Forse è così, ma non ne sono sicura. Secondo me la storia non ha il “diritto” di essere conosciuta, come gli uomini non hanno il “diritto” di essere sani, felici, benestanti eccetera. Ci sono tanti fattori in ballo, la maggior parte dei quali al di fuori del nostro controllo. Poi dipende da quante energie si vogliono dedicare ai vari aspetti dello scrivere, perché quando focalizzi l’attenzione su un aspetto la sottrai giocoforza a un altro aspetto. Per me comunque è importante tenere presente questa distinzione. 🙂

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