Una brutta storia estiva – Seconda parte


 

«Corna!» Disse il maresciallo Sergio Mannino prendendo posto dietro la scrivania del suo ufficio. Erano le quattro del pomeriggio, la mattinata era stata talmente estesa da far perdere al maresciallo la nozione del tempo. Non aveva pranzato.
«Corna.» Ripeté il brigadiere Paolo Banti, sulla soglia.
«Corna, corna. E apri questa cazzo di finestra che pare di stare in un forno anche oggi.» Si asciugò la fronte con un fazzoletto di tela, gettò un’occhiata al calendario dell’Arma, sul muro, che diceva “Giugno”.
Il brigadiere eseguì.
La sede dei Carabinieri era alla periferia del paese, su una collinetta, e si era trasferita lì dopo che la vecchia caserma era stata dichiarata inagibile. Un fulmine, l’inverno precedente, aveva colpito il campanile della chiesa vicina, e il crocefisso di ferro, di un quintale circa, era precipitato sfondando la porzione che conteneva la camera di sicurezza.
«Ne è sicuro, maresciallo.»
«Banti. Ma ti sei reso conto di dove siamo.» Prese alcuni fascicoli che teneva sulla scrivania, e cominciò ad aprirli, a dare una scorsa e a posarli di nuovo. «Truffe telefoniche. Furto di galline. Danneggiamento. Rumori molesti. Ubriachezza. Pietre di confine spostate. Liti. E guardati un po’ attorno.»
«Sì, ma.»
«Che c’abbiamo? Boschi, boschi, boschi. Guarda che non siamo a Palermo. O a Roma. Le cose semplici, fammi questo cazzo di piacere Banti, manteniamole semplici.»

(Vai alla terza parte, se ti piace la seconda!)

 Leggi la Prima Parte.


La domanda delle 100 pistole

Allora lasciamo “Una brutta storia estiva” al sabato?

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