La Follia del Mondo


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4 commenti

  1. Ho letto con piacere e ammirazione la raccolta di racconti “La follia del mondo”. È stata un’occasione di riflessione molto interessante. Risulta evidente che l’autore è in grado di padroneggiare con talento e disinvoltura gli strumenti linguistici che rispettano la misura del racconto. Dall’assortimento dei personaggi proposti, molto realistici, affiora un’umanità dolente e declassata che vive in privato e individualmente l’ingiustizia dell’ingranaggio che la stritola e il fallimento delle aspirazione che ciascuno nutre per la propria vita. Un’umanità fatta di solitudini, in preda a sentimenti di rabbia, rancore, invidia nei confronti di chi possiede ricchezza e benessere, o di un non ben identificato mondo, improvvisamente cambiato, a cui si attribuisce la causa di tutti i mali ( “Il mondo è così cambiato. – Cattivo. È diventato cattivo. -pag 105) Una moltitudine disperata, alla ricerca di un modo per sopravvivere che, nell’era della dissoluzione delle ideologie e del fallimento delle organizzazioni politiche e sindacali, ha perso anche la consapevolezza della coscienza di classe, che un tempo conteneva e incanalava gli impulsi di rivolta di ciascun individuo all’interno di un gruppo di appartenenza, capace di individuare le strategie di lotta e il bersaglio da colpire.
    Oggi è proprio il caso di ripetere col poeta che:
    “Ognuno sta solo sul cuor della terra
    trafitto da un raggio di sole:
    ed è subito sera” (S.Quasimodo)
    Ah! La tragica estraneità dell’uomo in questo mondo!
    Ma, Freccero, “un raggio di sole” di speranza, vogliamo proprio negarglielo a questi poveri cristi che si arrabattano ogni giorno “per il pane”?
    Mi è parso di notare, da parte dell’autore,un certo accanimento nel voler riproporre con insistenza il rituale del morto! Quasi che i racconti dovessero rientrare, con una certa forzatura direi, in uno schema predefinito nel quale i personaggi dovevano confrontarsi esclusivamente con la tragedia e la morte. Umberto Galimberti in “La casa di psiche” Feltrinelli – scrive: “Nel ciclo naturale di vita e morte, il Greco (cultura greca) elabora risposte attive all’ineluttabilità della morte. Il che significa farsi forte attraverso il dolore, tradurre la precarietà in impresa conoscitiva. Non rassegnarsi, non illudersi, ma conoscere.” (pag 25).
    Per concludere. Se il dominio della ragione è l’esclusione della follia, è dunque la ragione sotto forma di conoscenza che ha la capacità di riportare ordine,di porre regole, di attribuire senso e valore là dove regna il caos. C’è da augurarci che, nell’incertezza e nella precarietà in cui viviamo, la ragione prevalga sulla “follia del mondo” e riporti ciò che oggi ci appare estraneo e folle a qualcosa di noto e comprensibile all’interno di un nuovo assetto di regole.
    Complimenti ancora a Marco Freccero. Mi aspetto al più presto un romanzo.
    Cordiali saluti.
    Fiorella Lorenzi

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  2. Stavo osservando le copertine dei libri che compongono la “Trilogia delle Erbacce” e vorrei comunicarti le mie impressioni. La prima cosa che colpisce è che, pur trattandosi di una trilogia cioè libri di argomenti tra loro legati, le copertine non presentano alcun elemento di continuità, né nella grafica dei titoli e del nome dell’autore, né nelle immagini proposte che non sembrano possedere, almeno ai miei occhi, alcuna attinenza tra loro.Ciascuna copertina è diversa dalle altre e tra loro non sussiste alcun legame esteriore che faccia intuire, anche solo a livello visivo, che i tre libri sono congruenti e uniti tra loro.
    Se osservi, per esempio, le copertine della quadrilogia della Ferrante E/O editore, o quelle della “Trilogia della pianura” di Kent Haruf NNE, noterai che sia la grafica che le immagini del progetto di copertina di ciascun tomo, sono studiate in modo tale da presentare affinità e somiglianze che lasciano immediatamente intendere al lettore che tra quei libri c’è un nesso e sviluppano le stesse tematiche.
    La seconda cosa che ho notato, osservando anche la copertina del racconto “Una brutta storia estiva” che hai presentato e che mi è piaciuto molto, è che ancora una volta il tuo progetto grafico non presenta elementi di continuità con le precedenti pubblicazioni e sembra mancare di una visione unitaria a livello di immagine del complesso dei tuoi prodotti. Secondo me dovresti caratterizzare il tuo brand in modo tale che sia immediatamente riconoscibile attraverso l’uso di una grafica sempre simile, scelta con oculatezza, di un logo ben evidenziato (che diventa il marchio di fabbrica) e di immagini tra loro coerenti. Pensa ad esempio a tutte le maggiori case editrici come Iperborea, Adelphi, Sellerio, E/O, Minimun Fax,Guanda,Bompiani, ecc.,ciascuna di esse ha la sua tipicità che la rende unica e che mantiene con variazioni minime in ogni libro che pubblica.
    Infine. Non so se la fiducia nel digitale ti abbia spinto ad eliminare il contatto diretto con la gente, ma io vedo che nella biblioteca della mia città, Ventimiglia, spessissimo ci sono autori che presentano i loro libri e c’è sempre un nutrito numero di persone che vanno ad assistere alla presentazione e acquistano il libro. Non pensi che un giro nelle biblioteche nei dintorni di Savona, o anche altre province,possa servirti per reclamizzare i tuoi libri?
    E, infine infine, devi servirti della stampa digitale locale,( qui abbiamo Santemonews, Riviera 24 e altri che sono disponibili a concedere spazi) devi farti intervistare o inviare tu dei pezzi e pubblicare un articolo sul giornale ogni volta che pubblichi un libro.
    Spero mi perdonerai se mi sono permessa di entrare con tanta sfacciataggine nelle tue faccende ad offrire consigli non richiesti, il fatto è che spero che tu possa farcela a sfondare.
    Saluti.

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    • Davvero molto interessante, commento ricco di spunti. Ho rifatto di recente la copertina di “Non hai mai capito niente” e rifarò le altre 2. Mi rivolgerò quindi alla stessa persona, ed è giusto quello che dici: scovare qualcosa che parli, che comunichi il brand attraverso la copertina. Grazie.
      Per quanto riguarda la stampa digitale locale: ho provato qualcosa ma con scarso successo. Di solito non rispondono nemmeno, a parte IVG che ha pubblicato un mio comunicato stampa qualche tempo fa.
      Biblioteche? Mah! Non so. Temo che non siano interessate, o meglio lo sono solo se realizzi dei numeri. E sono proprio i numeri che mi mancano…

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