Da oggi, e spero per un po’, inizia un nuovo giro di interviste. Dopo quelle agli scrittori liguri ho deciso di ampliare i miei interessi e intervistare altri autori. Ma con uno scopo: quello di mostrare e dimostrare che un autore che si autopubblica (meglio: un autoeditore), non è affatto un dilettante, uno che si improvvisa. Si tratta, spesso, di persone che hanno ben chiaro quello che vogliono e che sanno come muoversi. Lo scopo di queste chiacchierate infatti, è indicare come l’autoeditoria, anche in Italia, sta crescendo e si sta lasciando alle spalle il dilettantismo, il pressapochismo, per diventare col tempo che passa, sempre più professionale.
A chi sono dedicate queste interviste? Al pubblico. Ai lettori, alle lettrici. Se è vero che tanta autopubblicazione è, ahimè, ancora di pessima qualità, ci sono sempre più autori e autrici che lavorano sui propri testi con passione e professionalità. E in futuro emergeranno solo quelli che avranno queste due qualità: passione e professionalità.
Ad aprire le danze: Oscar Jacques Lufuluabo.
Buona lettura.
Da un po’ di tempo si sente parlare di “autoeditore” invece che di “autore che si autopubblica”. Concordi, o si tratta di un inutile cambiamento di definizione?
Direi che parliamo di due figure ben distinte. A identificarle sono gli obiettivi perseguiti dallo scrittore e le risorse che mette in campo. Chi ha il solo scopo di immettere il proprio libro sul mercato si limita a utilizzare le piattaforme di pubblicazione, senza considerare l’eventuale supporto di figure professionali che possano apportare migliorie o vantaggi di qualche tipo. In questo caso direi che la definizione di autore autopubblicato è quella più adatta. L’autoeditore, al contrario, utilizza risorse esterne come editor, grafici, traduttori; studia il proprio target di mercato; valuta e cura un piano di marketing pre e post-pubblicazione. A conti fatti, ritengo che a oggi il numero di autori autopubblicati superi di gran lunga quello di chi, a tutti gli effetti, si può definire un autoeditore.
Per te che cosa significa essere un autoeditore? O meglio: come è cambiato il tuo modo di affrontare la Rete, il tuo lavoro di autore, quando hai deciso di “fare sul serio”?
Il significato che attribuisco al termine è quello che ho anticipato nella risposta precedente. Posso solo aggiungere che chi vuole ricoprire questa veste deve essere capace di uscire dai panni dello scrittore, per calarsi di volta in volta in quelli del critico di se stesso, del venditore, di colui che cura le pubbliche relazioni e via dicendo.
Per quanto riguarda il fare sul serio, credo di averlo fatto sin da subito. Io sono approdato al Selfpublishing per puro caso, ma quando l’ho scoperto mi si è aperto un mondo. Dopo aver valutato pro e contro, mi sono chiesto se sarei stato disposto ad andare fino in fondo, se credevo nelle mie capacità di scrittore al punto tale da investire su di esse tempo e denaro. Sapevo di imboccare una strada in salita, con un traguardo fissato lontano nel tempo e senza nessuna certezza, per cui prima di prendere la decisione finale, ho atteso delle conferme da parte del pubblico. È allora che ho cominciato a utilizzare la rete in modo serio, quando recensioni positive e messaggi privati mi hanno dato la spinta necessaria a mettermi in gioco.
Quali sono, a tuo parere, i miti da sfatare attorno all’autoeditoria?
Credo che il solo mito da sfatare sia quello della semplicità, perché se c’è una cosa che in questo campo non esiste è proprio quella. Certo, utilizzare una piattaforma di pubblicazione è alla portata di tutti, ma se non si curano tutti i passaggi precedenti, per rendere il libro “un buon libro”, se non si è in grado di definire una strategia a breve e a lungo termine, se non si è disposti a investire risorse, difficilmente si potranno ottenere risultati soddisfacenti in termini di vendite.
Il problema più grande per un autoeditore è quello della discoverability: farsi trovare dai lettori. Secondo te, qual è la prima mossa da fare: blog? Gruppo Facebook? Twitter? Google AdSense? (Oltre ad avere scritto un’opera almeno interessante, è ovvio).
Un blog, o anche una singola pagina web dove i lettori siano in grado di trovarci, è d’obbligo.
Per il resto non credo che esistano consigli validi. Ogni Social è differente, con pro e contro, per cui la scelta è soggettiva. Personalmente ho mosso i primi passi su Facebook, che resta il mio preferito per la maggior possibilità di socializzare, ma ormai ne utilizzo svariati, in base alle finalità del messaggio e al target di pubblico a cui mi rivolgo.
Tuttavia essere presenti sui Social non serve a molto se non si hanno in mente degli obiettivi ben delineati. Come hai giustamente sottolineato, farsi trovare dai lettori non è facile e non esistono formule magiche. Quindi occorre essere creativi e adottare strategie che ci permettano di ampliare la nostra visibilità. Per farlo è sempre utile studiare le mosse di chi è qualche passo avanti a noi, capire cos’è che funziona nel suo metodo, migliorarlo se possibile, e quindi tentare di imitarlo.
Per fare un esempio pratico ti racconto la mia esperienza. L’anno scorso scaricai da Amazon alcuni ebook gratuiti, in ognuno dei quali erano riportati i link alle opere dell’autore. L’unico a fare eccezione era quello che, in aggiunta, conteneva la cover del nuovo romanzo e una breve anteprima. Pensai subito che fosse un ottimo metodo: sfruttare un testo gratuito per entrare in contatto con un pubblico che difficilmente avrei raggiunto, pubblicizzando al contempo il mio romanzo e permettendo al lettore di testare le mie abilità di scrittore. Così ho deciso di scrivere “L’ultimo giro“, un breve noir, alla fine del quale ho inserito un’anteprima de “L’ombra del castigo”. All’inizio l’operazione non sembrava portare sostanziali differenze. Dopo qualche mese però, le vendite del romanzo hanno iniziato ad aumentare in modo considerevole. Per cavalcare l’onda ho deciso di metterlo in promozione e sponsorizzarlo. In poco tempo il libro ha preso a scalare le classifiche e la settimana seguente era nella Top 100 dei Bestseller Amazon, dove è rimasto per alcuni giorni.
Per chi volesse adottare questo metodo, mi pare superfluo sottolineare che un testo gratuito rappresenta un biglietto da visita, per cui richiede la stessa dedizione di uno a pagamento, se non una cura maggiore.
Puoi rivelarci, se ti va, quali sono gli errori che hai commesso nella costruzione della tua piattaforma di fan?
Sinceramente a questa domanda non so risponderti. È certo continuo a farne tutt’ora, anche se in modo inconsapevole, ma sotto questo aspetto non credo di aver mai fatto nulla che non rifarei. Quindi, più che di errori, parlerei di mancanze, di ciò che non ho fatto e dovrei fare. Ad ogni modo grazie per la domanda. Non me l’ero mai posta.
“Studiare il mercato, individuare il pubblico, e poi scrivere di conseguenza la storia”. Concordi con questa strategia, oppure la consideri una strada che porta a produrre libri tutti uguali?
Concordo pienamente, anche perché è la stessa strategia che ho adottato io. In passato scrivevo perlopiù testi di narrativa generale. Quando poi ho deciso di scrivere un libro con l’intenzione di pubblicarlo, ho prima pensato a quale genere, tra quelli a me più congeniali, potesse andare di più sul mercato. Un esordiente fa già abbastanza fatica a farsi leggere, se in più opta per un mercato inflazionato è quasi impossibile che riesca a emergere.
È vero che il libro commerciale ha preso il sopravvento, ma per come la vedo io, l’autore famoso può permettersi di fare l’artista, l’autore sconosciuto deve prima fare l’artigiano.
Pensi che sia necessario frequentare dei corsi di scrittura creativa (oltre a leggere tantissimo)?
Non c’è dubbio che sia utile, tuttavia non lo ritengo un elemento essenziale. Avere degli insegnanti a disposizione permette di migliorare più in fretta, ma alla fin fine la strada da seguire è la stessa per tutti. Per cui l’importante è scrivere, rileggere, e riscrivere in modo costante. Il resto viene da sé. La pratica è sicuramente il miglior insegnante che esista, nella scrittura come nella vita.
Le cose che un autoeditore deve fare assolutamente
La prima cosa da fare è avere bene a mente quelli che sono i propri obiettivi. Prima ancora di iniziare è importante chiedersi dove si voglia andare a parare. Ognuno dovrebbe interrogarsi sul perché abbia pubblicato un libro, su quale ritorno si aspetti, sulla meta che intende raggiungere, e poi darsi delle risposte sincere: sono le motivazioni e le finalità per cui si agisce a determinare le strategie da adottare. L’errore più grande che si possa commettere è quello di essere ipocriti con se stessi, che equivale a camminare a occhi bendati.
In secondo luogo è essenziale identificare il proprio target di pubblico. È inutile cercare di vendere il dolce a chi preferisce il salato, per cui sparare nel mucchio porta solo a uno spreco di tempo e di energie. Sempre riguardo al target… una volta che lo si è individuato, sarebbe bene segmentarlo in più livelli, tra quelli che ormai sono clienti fidelizzati, quelli che hanno mostrato un particolare interesse senza ancora entrare nella nostra cerchia di acquirenti, e via via allargarsi fino a quel potenziale pubblico che non siamo ancora riusciti a raggiungere.
Altra cosa essenziale, per chi si autopubblica, è quella di espandere il più possibile la propria rete di contatti. Non solo allo scopo di aumentare la propria visibilità, ma anche perché ogni contatto è un ponte di collegamento e dietro ognuno di loro si nasconde un’opportunità.
Quali sono i libri di formazione alla scrittura da leggere a tutti i costi
Fra i tanti che ho letto non saprei proprio quale consigliare. Ci sono tanti manuali di scrittura ben fatti, ma il mio consiglio è quello di allargare gli orizzonti. Per cui se proprio devo proporre un titolo, mi permetto di fuoriuscire dall’ambito narrativo per suggerire “Il lavoro dell’attore su se stesso”, di Konstantin S. Stanislavskij. Questo manuale romanzato è studiato per la recitazione teatrale, ma io lo ritengo altrettanto utile per chi scrive, perché insegna a calarsi nei personaggi, a stimolare l’immaginazione, a vivere con la mente quelle scene che poi si andranno a riportare su carta. Io quando scrivo cerco di vivere le situazioni come se fossi realmente in quel contesto, devo provare delle emozioni vere, perché altrimenti non sarei in grado di farle vivere al lettore.
Spiegaci un po’ il tuo progetto LibriCity Group
Libricity Group è una sorta di esperimento, una community atipica che ha come obiettivo quello di instaurare un punto d’incontro tra lettori e scrittori. L’idea è quella di creare un terreno fertile per gli scrittori emergenti, proprio con l’aiuto dei lettori. Questo ovviamente non significa garantire acquirenti, ma semplicemente creare le condizioni ottimali per essere notati. Poi il resto spetta alla bravura dell’autore. Finora abbiamo raggiunto qualche traguardo significativo, come ad esempio la realizzazione del “comitato di lettura”, formato da lettori, che valuta e vota le opere proposte dagli autori. Proprio recentemente è terminato il primo contest letterario e i racconti finalisti sono stati raccolti nell’antologia gratuita Cocktail d’autore.
I nostri gruppi Facebook sono stati il punto di partenza, ma spero che a breve, tramite il Forum che abbiamo introdotto, riusciremo a far convogliare i partecipanti direttamente sul sito. Ad ogni modo siamo solo al principio e c’è ancora tanta strada da fare.
Per chi fosse interessato ad approfondire, il link del sito è https://libricitygroup.com/
Chi è Oscar J. Lufuluabo? È nato e vive a Roma, dove lavora.
Dopo gli studi si è specializzato nel settore del fumetto, collaborando nel frattempo con studi di design e con testate giornalistiche locali. La passione per la comunicazione lo ha spinto a conseguire l’attestato professionale di copywriter.
In seguito ha frequentato presso la scuola Omero i corsi di scrittura creativa e di sceneggiatura per la fiction tv.
Fino ad oggi ha pubblicato diversi racconti in antologie letterarie e riviste online.
L’ombra del castigo è il suo romanzo d’esordio, in vendita su Amazon. Il suo sito permette di conoscere maglio la sua attività di scrittore.
Con peculiare interesse al risvolto psicologico degli eventi e al lato oscuro della mente umana, ritiene la scrittura il mezzo più versatile per esplorare quei meandri nascosti che sono la spinta pulsante di ogni singola azione.
intervista interessante con buoni spunti per il futuro.
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Grazie!
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meritata. Interessante
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Oscar è una piacevole sorpresa sul tuo blog, Marco. Una persona gradevole e molto capace che ho la fortuna di conoscere. Ho letto anche i suoi due lavori, sia il romanzo che il racconto e li consiglio entrambi perché espressione chiara delle sue capacità, ma il mio giudizio è sincero non offuscato dall’amicizia.
La sua idea di creare questo ponte tra lettori e scrittori non poteva che incontrare il mio favore, la famosa community che avvicina questi due partecipanti del medesimo mondo è proprio la strada che ogni autoeditore, autore e scrittore dovrebbe avere a cuore.
Complimenti a entrambi, al solito ci sono ottimi consigli da tenere presente.
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Grazie. Lo scopo di queste interviste è anche quello di consigliare.
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L’ha ribloggato su Antonella Saccoe ha commentato:
Interessante intervista a Oscar J. Lufuluabo
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Grazie!
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[…] metta al primo posto i lettori, sei già stato ospite da Marco Freccero in una delle sue pregevoli interviste sull’autoeditoria, ma dimmi secondo te come considerano i lettori oggi i prodotti autopubblicati […]
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