Una brutta storia estiva – Ottava parte


una brutta storia estiva

 

«E me lo dice ora? Da mezz’ora mi sgolo, e me lo dice adesso?»
«Non so quanto sia importante. Nella scrivania del suo ufficio in comune, abbiamo trovato un’agenda. E la moglie, quando gliel’abbiamo mostrata, ha dichiarato di non saperne nulla.»
«Sì.» Incrociò le dita lunghe sul piano della scrivania.
«L’aspetto curioso è che nelle ultime cinque settimane era stato tre volte dal suo medico curante.»
«Come si chiama?» Prese una penna e un foglio di carta.
«Roberto Lazzari.»
Il sostituto scrisse, alzò d’un tratto il capo: «Ho già sentito questo nome. Perché?»
«Eccome. Il figlio a settembre sposerà l’unica figlia del fondatore di una multinazionale svizzera. Si occupano di un po’ di tutto: cibo, orologi, oro. Gente con montagne di denaro.»
Il procuratore fischiò: «Questo si chiama dare una svolta alla vita. Ma torniamo al Pittaluga.»
«Abbiamo chiesto alla moglie di cosa soffrisse. Lei non ne sapeva nulla. Anzi. Da oltre vent’anni, a sentire lei, non andava dal medico. Lei insisteva perché facesse dei controlli periodici, vista l’età. Ma lui se ne infischiava.»
«E che dice il medico.»
«Che era sano come un pesce. Ma che stava diventando ipocondriaco.»
Il sostituto posò la penna. Si alzò, e camminò sino alla finestra, le mani dietro la schiena.
«Eh! Qui potrebbe esserci qualcosa.» Si voltò, piantò gli occhi sul brigadiere.


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