Riprendendo quanto scritto nel post precedente sulla scrittura del diario, ci avviciniamo a ciò che ci interessa: la scrittura del romanzo.
Quando si inizia a scrivere un romanzo, e non si ha molta dimestichezza con questa forma di comunicazione, e per questo si crede che si debba infilarci dentro tutto. Per molti scrittori emergenti, infatti, il romanzo deve contenere “tutto”. In pratica, si tratterebbe di un recipiente vuoto, da riempire di parole e al termine abbiamo appunto il romanzo. Per questa ragione viene scelto dagli scrittori alle prime armi: perché può contenere tutto.
Ma è un errore colossale.
Il romanzo non è un contenitore
“Monica si alzò, andò in bagno a fare pipì, si lavò la faccia e le mani, andò in cucina e fece colazione, poi tornò in bagno e si lavò i denti, passò in camera, scelse cosa indossare, si truccò leggermente, indossò le scarpe e uscì: era in ritardo.“
E lo credo, con tutto quello che ha fatto!
Vi piacerebbe leggere un brano simile? Non sarebbe meglio scrivere così:
“Monica si alzò e si vestì in fretta: quella settimana era già entrata in ritardo due volte e la prof non l’avrebbe perdonata.“
Il romanzo non è un contenitore. Che cos’è allora?
È una forma di comunicazione. Quindi non deve annoiare il lettore. A questo punto potresti chiedere come si fa a evitare la noia. Magari fosse così semplice rispondere a domande del genere! Non devi metterci tutto, questo è l’unico indizio valido. È poco? Forse, ma rammenta che la descrizione minuta del vestito di un personaggio, o di un ambiente, oppure l’elencazione delle azioni che costui o costei compie, annoia a morte il lettore.
In un romanzo deve trovare posto solo quello che serve, che è necessario. Detto così sembra una sciocchezza, ma in realtà arrivare a questa consapevolezza richiede tempo e soprattutto molte letture.
Nel nostro romanzo “L’ultimo giro di valzer“, siamo partiti con una precisa idea: “E se…”. Nel giro di poche settimane ci siamo resi conto che ci avrebbe portato via molto tempo, che sarebbe stato insomma “complicato” scriverlo. E se ci avessimo ficcato dentro tutto, come certi autori all’inizio del loro cammino di scrittura fanno, sarebbe stato atroce. Illeggibile, insomma.
L’errore da evitare a tutti i costi è credere che un romanzo risponda a delle domande. Se frequenti da un po’ questo blog dovresti ormai sapere come la penso io: niente del genere.
Intendo dire che non è scopo della letteratura quello di insegnare, o di fornire risposte alle domande del singolo. Quello è compito dell’individuo, è affar suo. Semmai, lo scopo della letteratura è di fare un po’ di ordine, e ricordare quali sono le domande fondamentali. E non è una faccenda da poco, anche se alcuni potrebbe pensare: “Ma è tutto qui?”.
Sì, ma è tutto! O meglio: è un tutto che viene sfrondato da incrostazioni, banalità, presunzione, per arrivare finalmente all’osso.
Se si parte con l’idea che il romanzo deve “rispondere” a delle necessità, allora si riuscirà quasi certamente a confezionare un prodotto che risponde a precise necessità. Un po’ come la Coca Cola. Se per caso contiene una buona idea, questo modo di lavorare distruggerà ogni cosa.
Un romanzo non è una Coca Cola; e allora perché vuoi creare qualcosa di così banale? “Delitto e castigo”: a che necessità rispondeva? Se analizziamo il contesto storico, come dicono quelli bravi, scopriamo che era necessario parlare di socialismo. La Russia dell’epoca era affascinata dall’Occidente e dalle idee che ne provenivano.
Per questo Dostoevskij scrive qualcosa di non necessario. Che cioè prende le distanze da quello che il pubblico richiede. Ecco perché quel romanzo è ancora tra i più letti e commentati.
Il romanzo è una forma di comunicazione, come un concerto rock o una rappresentazione teatrale. Quindi non risponde alle domande, bensì racconta una storia.
Il cammino è lungo, ma almeno il primo passo nella giusta direzione è stato fatto.
Siamo a settembre. Presto conoscerete il nuovo progetto di Morena Fanti e Marco Freccero…
“Intendo dire che non è scopo della letteratura quello di insegnare, o di fornire risposte alle domande del singolo.[…] Semmai, lo scopo della letteratura è di fare un po’ di ordine, e ricordare quali sono le domande fondamentali.” Quindi niente risposte, ma solo domande. Sono d’accordo con te, ma ci sono altre persone che ritengono che un romanzo dovrebbe aiutarli a capire e a interpretare l’esistenza addirittura. Gli basteranno le domande o vorranno anche le risposte?! 🙂
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Troveranno i romanzi che daranno loro le risposte. Purtroppo 😉
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“Il romanzo non è un contenitore ma una forma di comunicazione” devo ricordarmelo quando pretendo di raccontare minutamente le scene. Più vado avanti in questa avventura, più mi rendo conto che è una ricerca infinita e sfiancante di equilibrio
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Ed è una ricerca che non finisce mai. Sino all’ultimo avrai sempre qualcosa da imparare 😉
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dunque ci riprovate. Progetto IOTA?
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Il #progettoIOTA è un’altra cosa 😉
Comunque sì: qualcosa sta per arrivare…
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bene. Vi aspetto al varco
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