Scrivere vuol dire esprimere


copertina l'ultimo giro di valzer

 

Quando Morena Fanti e io abbiamo cominciato a scrivere il nostro romanzo, non abbiamo pensato che alla storia da raccontare. C’erano dei personaggi e il nostro compito era quello di comprenderli, calarci in essi per esprimere quello che le persone spesso non vedono, oppure non vogliono vedere. Noi crediamo che sia questo lo scopo della narrativa. Ma: avremo ragione noi, oppure Loro? E poi: ma chi diavolo sono questi “Loro”?

Scrivere è complicato

Tutti o quasi, sanno che la scrittura parte da una visione. E che è necessario usare le giuste parole perché quella visione sia chiara allo sguardo del lettore. In questo sforzo, ciascuno deve pescare anche dalla propria esperienza, ma prima di ogni altra cosa occorre ricordare a se stessi e agli altri chese si scrive, lo si fa per dire cose che nessun altro dice.
Scrivere è complicato, anche se sembra un’attività semplice: in fondo tutti sappiamo tenere in mano una penna e compitare frasi e paragrafi, no? Quindi sappiamo scrivere? Parrebbe di sì, visto che in molti si cimentano e si affermano scrittori.
Cosa dovrebbe dire un autore? Forse, quello che televisione e cattiva letteratura non dicono mai. Siamo sommersi dalle parole, dalle narrazioni: ma di che tipo sono? Esatto: parlano per luoghi comuni, frasi fatte. Ovunque, abbiamo un linguaggio fisso che deve riproporre un preciso modo di vedere e quindi di comprendere.
La narrativa, almeno quella che noi due abbiamo in mente, va in direzione opposta. Non per spirito ribelle, ma perché questa comunicazione (intendiamo la televisione, la pubblicità, i giornali…) allontana dalle persone, e ci riconsegna solo ombre. Ecco allora perché si devono fare due cose: leggere e osservare.

Cosa ti serve per scrivere

Entrambi sono esercizi che aiutano a riconoscere quanto c’è di costruito e falso, o retorico, e quanto è genuino. Il nostro occhio deve ripulirsi, deve tornare a riconoscere nei volti, nelle azioni, cosa c’è di autentico. Anche la lingua, la scrittura deve essere sottoposta a questa operazione di bonifica. Non importa il tuo titolo di studio, perché se scrivi, se è questa la tua intenzione, allora sappi che è necessario mettere da parte tutto quanto hai imparato. Non perché sia sbagliato, ma perché non è utile. Per scrivere non ti serve il titolo di studio, ma una lingua capace di esprimere quello che non si vede. E lo devi fare usando le giuste parole (ecco perché devi leggere tanto). Ma soprattutto devi allenare i sensi a cogliere certi fenomeni che solo la parola riesce a esprimere.


Sei pronto alla novità? Come quale? Quella di Morena Fanti e Marco Freccero. Manca poco… Curioso? Curiosa? Intanto, acquista il nostro romanzo “L’ultimo giro di valzer”.

10 commenti

  1. Conto di cominciare prossimamente il libro che ho già da tempo nel mio Kindle. Se c’è un seguito è ancora meglio, così, magari, posso leggerli di fila senza perdere ritmo e atmosfera.

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