Scrivere a 4 mani: capelli neri o capelli rossi?


copertina l'ultimo giro di valzer

 

Quando io e Morena Fanti abbiamo cominciato a scrivere il nostro romanzo, abbiamo creato delle schede per ciascuno dei protagonisti. A questo punto la domanda di un lettore potrebbe essere: “Ma se uno scrive che Tizio ha i capelli neri, mentre Caio li preferisce rossi, che si fa?”.
Buona domanda, sul serio!

La storia, prima di tutto

A noi due non è successo niente del genere. Insomma, non abbiamo mai litigato sull’aspetto fisico dei protagonisti.
“Deve zoppicare!”;
oppure:
“Ha sei dita alla mano sinistra!”. Eccetera eccetera. Nulla del genere.

Questo capita perché (ne ho già scritto in passato, mi pare), non abbiamo improvvisato la nostra collaborazione. Ci sentivamo e ci conoscevamo già da un pezzo e, quando è venuto il momento di partire, non abbiamo avuto questi problemi . Ribadisco un concetto: scrivere a quattro mani non è una passeggiata, è più dura che scrivere da soli. Bisogna essere determinati e conoscere l’altro. Sentirsi al telefono. Non è possibile delegare tutto alle mail.

Quando si scrive un romanzo a quattro mani, è evidente che l’idea parte da uno dei due. In linea di massima lui sa già chi sono i protagonisti, forse sa persino molto sul loro aspetto fisico; o addirittura tutto. Non voglio dire che si tratti di aspetti secondari.
Ma scatenare una guerra sul colore dei capelli, quando in ballo c’era una bella storia, è una pura follia.
Quello che a entrambi stava a cuore era la volontà di scrivere una storia coi fiocchi, onesta. Quello era il punto da non perdere di vista. Se si tiene fermo questo punto; se ci si rende conto della qualità della storia che si fa? Esatto: si lavora al meglio per fare in modo che sia una buona storia.

A noi due interessava gettare la luce sui personaggi, sul fatto che all’improvviso scoprivano, a proposito della persona con la quale vivevano, un aspetto inedito. Sorprendente. Sconvolgente. Da lì nascevano delle reazioni. Questo era il punto da tenere ben saldo. Il resto? Il resto era importante ma non essenziale.
Un romanzo è una costruzione grande, a volte persino imponente, e che permette a due autori di sbizzarrirsi; insomma, ce n’è di spazio dove ciascuno può inserire qualcosa di personale. Non significa che puoi dilungarti, allungare il brodo, perché magari hai accettato i capelli neri invece di quelli rossi. Non si tratta di cedere qui o essere irremovibili là. Ma di avere a cuore il cuore della storia!


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