Hai presente quelle discussioni su un autore che è meglio di un altro? Di solito si parte dai classici e si fanno paragoni (per esempio) tra Tolstoj e Dostoevskij. Per un po’ di tempo persino io mi arrovellavo (bello il verbo «arrovellare», vero? Lo metto, così chi legge si rende conto che questo è un Signor Blog), e cercavo di capire quale dei due fosse superiore all’altro. I pregi dell’uno e dell’altro, i difetti dell’uno e dell’altro. Probabilmente avevo un mucchio di tempo libero…
Goditi la lettura
Perché è pura fuffa! Se è qualcosa di qualche interesse, e ne dubito, è affare dei docenti di letteratura russa. Ma la mia idea è che pure loro hanno cose più interessanti su cui pensare e scrivere.
Per come la vedo io, mi pare più interessante cercare di capire l’evoluzione della scrittura (quindi: della visione), che lo scrittore ha intrapreso nel corso della sua vita. È impossibile misurare due talenti, anche se contemporanei.
Certo, qualcuno potrebbe dire: tra Marc Girardelli e Pirmin Zurbriggen (due campioni dello sci), è il secondo a giganteggiare; ma in realtà ci sarebbe anche qui da discutere per un bel pezzo.
Domanda: perché non godersi la lettura (o lo sci)?
Sembra infatti che leggere e basta, godersela insomma, sia una colpa. La lettura se non ti alza di 10 centimetri, è qualcosa di riprovevole. Come se leggere fosse una perdita di tempo, che però viene scusata e consentita solo perché «utile» Come dici? Sono uscito dal seminato? Al contrario, io ci sono ben dentro; sei tu che sei andato da un’altra parte…
Allora? Tolstoj o Dostoevskij?
Allora: Tolstoj o Dostoevskij?
Se noi li consideriamo (come a volte accade), due classici di un mondo ormai estinto, da leggere per vedere quanto ci siamo «evoluti», e dire «Oh! Ma quanto bel progresso abbiamo fatto!», allora probabilmente ha senso questo giochetto.
Se al contrario impariamo a leggerli come persone con un talento fuori dall’ordinario, e pertanto due persone uniche e irripetibili, e che hanno saputo osservare la loro realtà con una tale lucidità da vedere la nostra: allora sì che ci siamo.
Quindi? Basta con la filosofia, le discussione sterili.
«No! Ci vogliono! Perché grazie alla filosofia, e alle discussioni, si arriva a una consapevolezza maggiore di sé stessi!»
Diavolone! Ma lo sai che mi hai proprio convinto?
Scherzo.
Nemmeno un po’…
Tolstoj lo puoi paragonare a Tolstoj, e così potrai vedere l’evoluzione del suo pensiero, della scrittura, della sua visione delle cose. (Evoluzione che i suoi cari, la moglie per esempio, non hanno avuto il piacere di apprezzare, ma questo è un altro discorso).
Idem per Dostoevskij.
Sì, si stimavano, eccetera eccetera. Io credo che il voler paragonare arrivi dal desiderio di abbassare al nostro livello certi esseri superiori. Siccome incutono timore, ed è giusto che sia così, li si riduce a una partita di calcio. Però non la chiamiamo «partita di calcio», perché troppo banale. La definiamo in cento altri modi più dotti; ma si tratta solo di un ridicolo derby.
Più interessante sarebbe il paragone tra un autore e lo spirito del suo tempo…
Cosa si nasconde «dietro»?
Ma io me ne guardo bene dal farlo! Non ne sono in grado, pertanto mi limito a indicare la giusta direzione. Perché è lì che si deve andare a cercare per trovare argomenti interessanti.
Come ho scritto in precedenza, spesso le persone si avvicinano a questi autori per vedere come si viveva allora.
«Come erano incivili! Avevano lo Zar! Noi invece ci siamo tanto evoluti!»
E la faccenda viene risolta. Oppure lo fanno perché:
«Modestamente leggo! E se non leggi i classici, non hai mai letto!»
Se invece si affrontasse in modo meno ovvio e competitivo la faccenda della lettura, e si avesse il coraggio di guardare all’opera per quello che è, non per quello che fa, salterebbero fuori cose interessanti. Si capirebbe che certe opere hanno la forza di parlare a noi che ci apprestiamo a pianificare la conquista di Marte. Non per un caso fortuito: ma perché certi autori vedono la realtà non come un insieme di fatti di cui rendere conto ai lettori.
Ma semmai come un varco per comprendere quello che si nasconde «dietro» di essi.
Per me, certi discussioni hanno come scopo solo quello di nascondere ciò che questi autori hanno intuito.
La domanda delle 100 pistole
Il tuo primo incontro con Tolstoj o Dostoevskij è stato traumatico?
Marco Freccero è solo un raccontastorie; però ha scritto la Trilogia delle Erbacce! Scopri di che cosa si tratta.
Non li ho letti…da quale dei due comincio? accetto consigli 😉
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Per Tolstoj: “La morte di Ivan Ilic” lo leggi in un pomeriggio, anzi no: in un paio di ore e forse pure meno.
Dostoevskij: “Il giocatore” 🙂
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Con Dostoevskij no. Su Tolstoj ancora non mi decido… Guerra e pace o Anna Karenina? Il problema è che io sono per il lieto fine (perché Delitto e castigo finiva bene? dipende dai punti di vista…).
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Allora di Tolstoj non posso consigliarti “La morte di Ivan Ilic” 😉
Però magari “Anna Karenina”: non finisce col suicidio di lei, in realtà…
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Dei due autori ho letto Anna Karenina (Tolstoj) e l’Idiota (Dostoeveskij). Il primo è un capolavoro assoluto, il secondo un guazzabuglio noiosissimo. Non credo di avere i mezzi sufficienti per giudicare la grandezza di entrambi, mi fido della critica letteraria e concordo che a loro modo sono stati due geni. I paragoni quando ci si trova di fronte a due geni sono inutili. Come dire, Pitagora o Euclide, Einstein o Fermi?
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Anna Karenina è una meraviglia. Vorrei rileggere proprio “L’idiota”, magari il prossimo anno.
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Ma non hai detto che pensi dell’ Idiota
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Mi piace. Per qusto voglio rileggerlo 🙂
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io sono fuori causa. Scrittori russi? No, grazie. Non riesco a digerirli. Forse ho lo stomaco delicato ma non posso farci nulla.
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È vero! A te non piacciono: occorre indagare, approfondire e scovare un rimedio 😉
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per farmeli piacere? Ci sono autori, e quelli russi sono tra questi, che mi provocano una crisi di rigetto e smetto dopo poche pagine. Altro autore che tento da decine di anni di leggere è Joyce
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Allora è grave! 😉
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sono irrecuperabile
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