Ci sono tante ricette in giro su come costruire questa benedetta piattaforma di fan, di estimatori. Ma a me pare che evitino di dire le cose come stanno; perché non è carino.
Perché sono demoralizzanti. E allora tutti fanno finta di nulla.
Credo che invece vadano dette, e magari pure ripetute. E dal basso della mia esperienza, eccole, finalmente.
Non cercare l’amicizia dell’autore famoso
La prima regola è appunto questa. Lascia perdere l’autore famoso. È a un clic di distanza, su Twitter o su Facebook: lo so. Lascialo perdere comunque. Non credo che sia stupido o cattivo: semplicemente è umano. E ogni giorno viene tampinato da persone come te: simpatiche, interessanti, e tutte, ma proprio tutte, hanno scritto un libro che nessuno considera. Però ognuna (ognuna), sogna che l’autore famoso la noti.
Sia chiaro: a volte succede sul serio. Ma è l’eccezione che conferma la regola.
Non regalare le tue opere
Ah, certo. Anche io in passato l’ho fatto. Per questo dico: lascia perdere. Forse all’inizio, quando per esempio Amazon Italia non era presente, e per pubblicare un ebook dovevi andare sul sito statunitense, poteva funzionare. Eravamo in pochi, giusto?
Adesso tutti regalano di tutto. E tutti consigliano di regalare, dimenticando una regola semplice.
Se un segreto diventa di dominio pubblico non è più un segreto.
Se una strategia vincente viene replicata da ciascuno, non sarà nemmeno più una strategia. Fine.
Ah. Dimenticavo. Hai ottenuto dei numeri di tutto rispetto. Un sacco di download. Be’, ma è ovvio.
Se regalassi «La Follia del Mondo» (l’ultimo capitolo della mia Trilogia delle Erbacce), credi davvero che non realizzerei un picco di download? Ma da quei 500 download, cosa ricaverei? Zero euro (e pazienza). Ma quante recensioni? 50? 20?
No. Una manciata solamente. Una manciata che probabilmente avrei conquistato mantenendo il prezzo, e lavorando duro sui contenuti del mio blog.
Non esiste la magia del Web
Molti, anzi moltissimi dicono che devi essere sul Web e gestire blog, poi stare sulle reti sociali, interagire, proporre sempre contenuti freschi e accattivanti…
Può darsi.
Non dico di no. Ci sono un discreto numero di esempi che vanno in quella direzione e dimostrano la bontà di questo tipo di affermazioni.
Ma è un impegno che porta via del tempo alla tua scrittura. Soprattutto perché alla fine non serve. Può essere utile a trovare persone che davvero apprezzano la tua opera, e di certo sono preziose. Non aspettarti nient’altro però.
Pensa a scrivere, e basta.
La domanda delle 100 pistole
Che ne dici?
Che ne dico?
Dico che sono pienamente d’accordo a metà 😀 .
Sulla prima cosa, niente da dire: ineccepibile. E non aggiungo altro.
Sulla seconda cosa, direi che dipende dal contesto. Certo: regalare a tappeto come propone Amazon nei suoi meccanismi non è sempre una cosa numericamente apprezzabile. Concordo sul fatto che registri un picco di download in cambio di un numero di recensioni molto prossimo allo zero. Ma il punto è: si vuole perseguire recensioni o, semplicemente, si vuole solo farsi conoscere? Per questo motivo dico che dipende dal contesto: perché nel secondo caso ci si può accontentare del picco di download. Inoltre mi capita di parlare con persone che sono molto amiche e che mi dicono che vogliono leggere un mio libro. Questo è un altro contesto in cui io tendo a regalare.
Sulla terza cosa, cioè internet e social, anche qui direi che dipende: un blog a volte è un’ottima valvola di sfogo per tutto (storie, argomenti, scambi di idee). Rischia di diventare un peso nel momento in cui ci si impone un calendario editoriale (prima regola dei sedicenti “guru” del blogging che, personalmente, non ho mai esitato a bocciare senza pensarci: io scrivo sul mio blog quando ho voglia e quando ho qualcosa da dire).
Sui social va detto che sono interessanti nel momento in cui vengono usati con parsimonia e intelligenza: ti portano via un sacco di tempo nel momento in cui pubblichi decine di post frivoli, metà dei quali sono selfie e/o immagini del profilo in pose pseudo-adolescenziali…
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Il problema, sul gratis, è che tutti lo hanno usato, che tutti lo usiamo, che tutti scarichiamo e poi alla fine NON leggiamo quello che scarichiamo gratis. Passa in seconda linea, perché prima ci sono quelli che abbiamo pagato. A mio parere aveva senso una volta, ma adesso non so proprio.
Sulle reti sociali: il problema è avere la determinazione a non esagerare. A esserci solo ogni tanto, e a proporre appunto contenuti interessanti. Ma… Siamo certi che chi scrive sia interessante? Forse lo è solo quando scrive una storia.
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Si vuole perseguire recensioni o, semplicemente, si vuole solo farsi conoscere? Cioè? Se chi ti scarica gratis nemmeno ti legge e meno che mai ti recensisce come ti fai conoscere? Un ebook viene letto quando ci sono recensioni. Ci sono persone, mi ci metto pure io tra queste, che quando un ebook è gratuito e ha 0 recensioni io difficilmente lo scarico, se mi piace l’anteprima forse. Se fosse un buon ebook forse, dico forse, costerebbe almeno 2,99 euro, ma il prezzo è sempre una cosa che non ho capito.
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A quanto pare, 1,99 almeno negli USA è considerato come la morte. Si deve partire da 2,99. Anche il gratis ormai non attira: lo hanno usato tutti e quindi non è più un veicolo per promuoversi. Anche se un sacco di gente lo propone ancora.
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“Sai correre forte” quando uscì da KDP Select lo misi per qualche ora a 0 euro. 18 download e 0 recensioni. Stiamo parlando di credo 5 mesi fa. Se fossero stati 1000 download forse una sola recensione arrivava pure. O non è piaciuto a tutti e 18, oppure se piace è scontato non recensirlo o nessuno lo ha letto, non credo di sia una quarta possibilità.
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In linea di massima sono d’accordo – soprattutto per quanto riguarda il “corteggiamento” agli autori troppo famosi perché si accorgano di noi.
Per quanto riguarda gli e-book gratis… be’, dipende: se si tratta di una piccola esca, ad esempio di un racconto, per attirare i lettori verso ciò che pubblichiamo a pagamento, potrebbe anche funzionare 🙂
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Ho qualche perplessità. Di recente ho letto che proporre qualcosa a 1,99 euro è un suicidio (e mi pare che pure il gratis sia ormai sconsigliato). Certo, si tratta di analisi per il mercato USA, ma non credo sia troppo distante dal nostro.
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Due parole sull’ultimo punto. Avere e gestire un blog è, di per sé, un lavoro. Ed essere scrittori, o aspiranti tali, non è la stessa cosa che fare blogging o social marketing.
Certamente è utile, ma solo se fatto bene e se non porta via troppo tempo alla scrittura. Altrimenti meglio lasciar perdere. O affidarsi a qualcuno che lo sa fare di mestiere. Ma questo costa e gli aspiranti scrittori non hanno soldi da spendere. 😉
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Esatto: prende tempo. Se si deve scegliere meglio scrivere. Ma a qual punto nessuno ti conoscerà e a che importerà se hai scritto qualcosa? “Be’, ma produci solo contenuti di valore e vedrai che anche se pochi…”. Come no. Peccato che richiedano comunque tempo.
Come si dice? Non puoi avere la botte piena e la moglie ubriaca.
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I contenuti di valore richiedono più tempo che quelli meno utili, certo. E richiede tempo anche un minino di SEO per cercare di posizionarti e l’analisi dei dati. Insomma, il marketing richiede lo stesso impegno della scrittura. Ma, come dici tu, botte piena e moglie ubriaca non sono fattibili. A meno che lo faccia qualcun altro. Ma, appunto, costa. 😉
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Io ormai la Seo nemmeno la prendo più in considerazione. Scrivo e basta 😉
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Concordo con te su tutti i punti. Regalare il libro poi non porta il dovuto apprezzamento…
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Forse ha senso di farlo se sei famoso: per esempio King. Tanto sai che i lettori lo leggeranno all’istante. Ma in caso contrario non ottieni nulla.
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Non posso che condividerti, se parli così… 😉
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