Una brutta storia estiva – parte ventiduesima


una brutta storia estiva

 

I Carabinieri si dirigono verso un’abitazione: forse tutto è chiaro, forse ci siamo. Finalmente siamo a un passo dallo scoprire l’assassino del segretario comunale.

Buona lettura

La Subaru dei Carabinieri si dirigeva alla periferia del paese. Banti ne era alla guida, col maresciallo accanto.
«Signore. Non abbiamo molto. E la redazione del giornale keniota non ci ha ancora risposto».
«Spegni i lampeggianti». Disse il maresciallo.
«Non abbiamo prove. Solo indizi». Insistette Banti.
«Ma noi andiamo proprio a trovare le prove».
L’auto entrò attraverso un cancello aperto, e si fermò di fronte a una villetta a un piano, le persiane nuove e le grondaie di rame che parevano tirate a lucido. Il tempo si era guastato e le nuvole scure minacciavano pioggia.
Il maresciallo scese dall’auto, e senza esitare disse: «Andiamo».
Si avvicinarono alla porta, dove la targhetta in ottone diceva “Dottor Roberto Lazzari – Medico”. Suonò.
Dopo qualche istante la porta si aprì su un lungo corridoio lindo e in ordine. La donna, sui sessantanni, capelli tagliati corti e vestita di chiaro, disse: «Buongiorno maresciallo. Ma cosa succede?».
«Abbiamo da fare una domanda. A dire il vero più di una. A lei e a suo marito».
«Ma oggi è giorno di visite. È nello studio».
«Tra poco arriverà». Annunciò il maresciallo.
Si spostarono nel salotto. Sedettero. Il maresciallo teneva la testa bassa, il volto era cupo, concentrato su quanto aveva da fare.
Poi il rumore di un motore, lo stridio dei freni, lo strappò a quello stato. «Signora. Può andare ad aprire? È suo marito e un paio dei miei uomini».
«Io non comprendo». Balbettò la donna, pallidissima. Si alzò in piedi, e andò ad aprire.

(Continua…)


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