Sono poche le persone che conoscono Robert Walser. Ho parlato di lui sul mio canale YouTube un po’ di tempo fa. È stato uno scrittore e poeta svizzero di lingua tedesca che amava passeggiare. È morto nel 1956…
Chi ha detto che “Non posso vivere senza scrivere”?
C’è questa leggenda metropolitana che racconta dell’impossibilità di vivere senza scrivere. Signora mia, lei non sa! È come respirare e si può vivere senza respirare?
No: esatto! Quindi…
Quindi niente.
Robert Walser nel 1929 si fa ricoverare in una clinica: sente delle voci. Nel 1933 pare guarito e viene trasferito contro la sua volontà in un’altra struttura.
Smette di scrivere.
Morirà nel giorno di Natale del 1956 senza avere più scritto una riga. E attenzione: non stiamo parlando di uno scrittorucolo, un tipo originale che sì ha scritto qualcosa ma tutto sommato…
Robert Walser era ammirato da Herman Hesse; da Robert Musil. Ecco: questo ne spiega la caratura.
Mica cotica.
Da Cechov a Walser
Di lui però ho letto solo “La rosa”, e in futuro cercherò di acquistare altre opere di questo scrittore svizzero così “marginale”.
Perché lui è davvero vissuto ai margini di un po’ tutto. La sua morte è stata discreta. Se ricordo bene, due bambini ne hanno trovato il corpo in un campo. Era uscito per la solita passeggiata, e fu stroncato da un malore.
Anton Cechov scriveva che era più facile scrivere di Socrate che d’una cuoca o di una signorina.
Walser non so cosa scrivesse o dicesse (lo conosco così poco), ma quello che mi ha insegnato, o forse dovrei dire confermato, è semplice e tuttavia definitivo. Per chi ha talento non è necessario concepire una Grande Storia, e nemmeno ambientarla in luoghi alla moda. Ogni piccolo dettaglio può essere preso e può dire e spiegare cose che noi non vediamo o non vogliamo vedere.
Questo mi conforta.
Una letteratura inutile, finalmente
E ancora di più mi conforta comprendere come la migliore letteratura, quella che è destinata a restare, è quella “inutile”. E uno dei grandi di questo genere è probabilmente Robert Walser.
Poi c’è la letteratura che rifiuta “lo spirito dei tempi”; e qui entra quasi di diritto Fedor Dostoevskij. Nella sua Russia “lo spirito dei tempi” erano le idee socialiste? Il nuovo mondo fatto di uomini nuovi e donne nuove? Uno spirito davanti al quale si doveva chinare il capo, commossi, e tuttavia grati, perché portava il progresso?
Bene: Fedor scrive “Delitto e castigo” che va controcorrente.
Poi, abbiamo tutto il resto. Sì insomma: la letteratura utile.
E io?
Io purtroppo non sono in grado di fare né l’una, né l’altra.
Racconto solo storie.
La domanda delle 100 pistole
Favorevole alla letteratura “inutile”?
La adoro! 😉
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Bene, brava! 🙂
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Avevo sentito parlare bene dei fratelli Tanner, quindi mi confermi la validità della sua scrittura. Per fortuna c’è sempre qualcuno pronto a scovare perle.
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A me è piaciuto molto ma, come mi è successo anche con altri autori, lo consiglierei davvero a pochi. Non è un autore “popolare”, anzi. A chi gli disse che era uno dei più grandi scrittori viventi ordinò di tacere, oppure di non farsi più vedere.
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Ancora più interessante, allora.
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Spero che ti piaccia 😉
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Walser? Sconosciuto ma ora non più grazie a te.
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Autore per pochi, però; forse per pochissimi
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credo proprio di sì.
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La letteratura inutile può essere bellissima e quindi non inutile per me.
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Esatto!
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Favorevole a tutta la letteratura che riesce a collegarsi al lettore e non si parla addosso. 🙂
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Lo immaginavo 😉
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