In “Cardiologia” ci sono un paio di racconti dove appaiono dei personaggi con deficit cerebrali. Si trovano in quello che apre la raccolta: “Stare al mondo”, e in quello che la chiude: “La forma della bellezza”.
Non si tratta di protagonisti, però.
Quell’evoluzione che rischia di bloccarsi
Infatti i protagonisti sono… le loro madri, che se la devono cavare, da sole. I mariti, gli uomini insomma, non ci sono.
Nel primo caso, per una scelta della donna. Nel secondo, per una scelta di lui (taglia la corda non appena scopre la gravidanza).
Il tutto appena accennato, in quelle storie non mi interessava certo sviluppare questo aspetto.
Nella terza raccolta di racconti, vale a dire “La Follia del Mondo”, c’è un altro personaggio del genere. Il problema è che si tratta di un personaggio che in un certo senso fa da grimaldello.
Mentre certe figure apparse nella prima raccolta, e poi nella seconda, si ritrovano nella terza (e dimostrano una certa evoluzione: almeno me lo auguro)… Ci sono invece queste che non si smuovono di un millimetro.
E tu dirai:
“Be’, sviluppalo meglio. Che ci vuole?”
La scelta
Il punto è che non ne sono capace.
Di certo avrei bisogno di più calma, e tempo, per documentarmi. Ma mi manca soprattutto il secondo. E qui veniamo al nocciolo della questione, come dicono quelli che sanno parlare davvero bene.
Bisogna documentarsi. Leggere, studiare. Certo. E anche avere la capacità di organizzarsi. Tutto vero. E il tempo si può trovare…
Su quest’ultimo punto avrei qualcosa da ridire. Si può trovare del tempo per scrivere, ma lo studio, spesso ne richiede troppo. Se devo scegliere tra scrivere, e documentarmi per scrivere, mi spiace: scelgo la prima.
Ecco perché devo concludere che non sono granché bravo. Perché non ho voglia di studiare. Questo produce di certo l’effetto che io chiamo “fiato corto”. Alla lunga, le mie storie parranno a chi le legge limitate, costrette in un ambiente chiuso, asfissiante.
Pazienza.
Preferisco scrivere e basta.
La domanda delle 100 pistole
E tu studi? Ti documenti?
certamente studio e mi documento. Tuttavia non so scrivere bene o almeno in modo interessante.
Attingo molto dall’esperienze accumulate nella mia lunga vita ma studio e mi documento lo stesso. Non si smette mai di imparare o conoscere il mondo e le persone.
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Questo è vero: non si smette mai di imparare. Però ogni tanto vorrei documentarmi meglio su certi argomenti. Non perché scriverei meglio (anche); ma per semplice conoscenza.
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infatti mi documento anche per questo: conoscere meglio.
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Se certe storie lo richiedono sì, mi documento, poi capisco che il tempo è limitato, ma quando è necessario per la storia cerco di approfondire.
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Il punto è che il tempo è sempre poco… È vero bisogna sfruttarlo al meglio ma ci si riesce di rado.
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Mi documento, sì, ma schivo gli argomenti troppo complessi, che mi spaventano per la mole di lavoro che comporterebbero.
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Ah, ecco! Allora non sono l’unico. Se devo scegliere tra lo scrivere, e il documentarmi e poi scrivere… Mi spiace ma scelgo la scrittura. Questo vorrà dire, probabilmente, che sono una mezza calzetta: va bene. Non so che farci.
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Si, mi documento, ma dev’essere anche un argomento alla mia “portata”. Per questo motivo non scriverei mai uno storico, non mi è mai piaciuta tanto la Storia come materia, e leggendo Outlander nonché gli appunti dell’autrice mi rendo conto di quanto le sia costato in termini di ricerche (e lei era ricercatrice universitaria, accesso illimitato alle biblioteche, oltre a saperle già consultare). Forse potrei buttarmi sulla fantascienza. ma anche lì non mi sento abbastanza “tecnico”. C’è da dire poi che un racconto non dovrebbe scendere troppo nei particolari e dovrebbe essere sufficiente qualche ricerca in rete (se ho capito, nel tuo caso parli di ricerche mediche, cioè come evolve una determinata malattia).
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Sì, in quel caso parlavo di malattie. Pure io però non ho molta voglia di “perdermi” in storie che richiedono troppa documentazione. Mi pare di perdere tempo…
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