Il signor Verloc è un marito onesto e commerciante sfuggente nella Londra di inizio Novencento. Quello che tanti ignorano è che nel suo piccolo negozio un po’ dimesso lui offre asilo a un gruppo di anarchici che si riuniscono di sera per sognare attentati e rivoluzione.
Quello che pochissimi sanno è che lui fa il doppiogioco. In realtà è un agente segreto di una potenza straniera.
“L’agente segreto” è un romanzo dello scrittore polacco naturalizzato inglese Joseph Conrad, conosciuto per opere come “Cuore di tenebra” o “La follia di Almayer”. L’editore è Newton & Compton, mentre la traduzione è a cura di Annagrazia Bassi.
Il signor Verloc viene convocato dall’ambasciatore di questa potenza straniera dell’Est Europa. Se vorrà continuare a ricevere lo stipendio dovrà fare di più e meglio. Cosa? Organizzare un attentato, ma non contro le istituzioni politiche, né quelle religiose perché un simile atto al di là del clamore iniziale, finisce per essere inghiottito dalla noia e dall’indifferenza. L’attentato dovrà avere come oggetto la scienza. Per questo l’obiettivo sarà il parco di Greenwich, dove ha sede l’Osservatorio Reale.
Il nostro protagonista, oltre alla moglie e alla suocera, vive con il giovane cognato, un ragazzo con dei problemi mentali del tutto incapace di badare a sé stesso e facilmente impressionabile. Questo giovane col tempo ha sviluppato una sorta di timore reverenziale e ammirazione per Verloc, e fa tutto per lui. Proprio tutto.
Anche portare la bomba all’Osservatorio Reale di Greenwich; ma inciampa in una radice, cade, innesca la spoletta contenuta in un contenitore, e muore dilaniato.
Cominciamo col dire che la scrittura di Conrad è sempre generosa, traboccante, per alcuni eccessiva. Io ho sempre immaginato che mentre scriveva pensasse: “Cari inglesi, io sono polacco ma so scrivere meglio di voi, zoticoni che non siete altro!”.
Credo che “L’agente segreto” sia tante cose; ma soprattutto rappresenti bene a cosa conduca l’eccessiva fiducia che si pone negli altri.
Stevie, il giovane cognato, si adegua, fa quello che gli dicono, la sorella innanzitutto, e poi proprio il signor Verloc, che lo trascinerà alla rovina, pur non volendolo.
Ma forse il vero regista di tutta questa storia non è l’ambasciatore della potenza straniera, che avvia tutto. Né la polizia che si mette sulle tracce degli anarchici. E nemmeno gli anarchici, che Conrad dipinge come parolai che vivono in un mondo ideologico sognando o di farsi esplodere, per rimarcare la loro superiorità su ogni legge o ordine; o di rendere migliore il mondo scrivendo la propria autobiografia.
No: forse il burattinaio inconsapevole è la signora Verloc. Una donna pratica, coi piedi per terra, che ha finito per sposare il signor Verloc più che altro per assicurare al fratello e alla madre, un futuro senza pensieri.
Col suo piglio preciso, concreto, la sua grande fiducia nel marito, e nella bontà delle proprie decisioni (ha rinunciato al possibile matrimonio con un giovane perché il padre di lui non voleva essere imparentato con Stevie, suo fratello), non ha bisogno di osservare la realtà. Si illude che tutto sia come appare.
Certo: vede questi anarchici che si riuniscono in casa sua. Ne ascolta appena i discorsi; si accorge dell’innamoramento di uno di essi nei suoi confronti. Ma non ci bada. È persuasa che il marito abbia la testa sul collo, e che nulla possa andare male. Invece tutto andrà malissimo.
Una storia sulla fiducia cieca dunque, capace di portare un individuo a ignorare quello che accade attorno a lui, salvo poi aprire gli occhi quando l’irreparabile accade. E da lì in avanti, ci sarà spazio solo per altri atti irreparabili.
Come sempre alla prossima e sino ad allora: Non per la gloria, ma per il pane.
Devo leggere Conrad. Anche perché, se non ricordo male, era tra gli autori preferiti di Flannery O’Connor. Ho qui sulla mensola La linea d’ombra e Cuore di tenebra, con quale dei due mi suggerisci di iniziare? 🙂
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Senza dubbio: “Cuore di tenebra” 🙂
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I like very much, come diciamo a Genova in dialetto stretto 😀
Da bestia sacrilega quale sono, nella mia ultima pubblicazione ho reso omaggio a Conrad utilizzando un titolo che lo evocasse.
La prosa potrebbe risultare un po’ ostica per i giovanissimi, ma vale la pena leggerlo. Uno dei grandi della letteratura.
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Ah! Lo vedi che siamo sulla stessa lunghezza d’onda? Ed è strano: tu Genova, io Savona. Ma che diavolo sta succedendo? 😀
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Inspiegabile davvero 😀 Persino Mattarella ha posto un veto su “Savona” 😀 😀 😀 😀 😀
Scherzi a parte, Conrad è spesso nominato per i vari riferimenti cinematografici ma poco letto, fai bene a parlarne. Se pensi che prima di Apocalypse Now in Italia era quasi sconosciuto ai più…
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Infatti, proprio vero. Meno male che c’è stato il bravo Coppola (allora) perché altrimenti…
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no, non conosco questo testo, anche se ho letto diverse cose di Conrad.
Ottima recensione
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Grazie! 🙂
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ciao
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