Autopubblicazione e Bill Clinton: una lezione


All’inizio ho detto: “Ma guarda! Questi editori si inventano di tutto per vendere copie!”. Poi ho pensato: “Be’? Che c’è di male? Ciascuno legge quello che vuole, o no?”.

Sto parlando del romanzo di Bill Clinton scritto con James Patterson (ma forse è il contrario? Boh!). Infine ho capito.

Estate tempo di letture

Ma certo. Si sa che l’estate è un periodo durante il quale le persone hanno più tempo per…

Correre!

No. Dicevo…

Cantare!

No. Come stavo dicendo…

Ballare!”

No: leggere.

E per questo le case editrici si inventano nuove strategie sopraffine per riuscire a vendere i loro libri. Io: no. Niente del genere.

Infatti non ho intenzione di ricordare che “Non hai mai capito niente” è sempre in vendita a 0,99 euro. 

 

nuova copertina non hai mai capito niente

 

Perché non è questo l’argomento di cui desidero parlare. Proprio per niente.

La testa di un autore indipendente

Io sono uno che racconta storie. Lo faccio da anni. E conosco abbastanza bene, o forse benissimo, le reazioni (le frustrazioni?) che scattano nella testa di un autore indipendente, o auto-editore che dir si voglia.

E ti posso dire che scattano, queste reazioni, finché non cominci a fare sul serio. Finché non cambi mentalità, modo di agire verso queste iniziative editoriali, avrai sempre uno sguardo o di sufficienza, oppure di disprezzo. E allora?

E allora piantiamoci in testa che una casa editrice fa quello che vuole. E che se TU fossi accanto a Bill Clinton te ne staresti muto. E tanto felice.

Tutto questo si chiama invidia. Ma invece di invidiare, perché non provi a muoverti?

Sì: ci si trincera (ancora?) dietro l’idea che le case editrici sono al collasso, vendono sempre di meno, sono lente ad adottare l’innovazione (tu sei veloce? Sì? Spero che tu sappia almeno fare un backup dei tuoi dati). 

Però spesso chi muove queste critiche fa finta di non sapere che sono “Loro” a muovere ancora le fila. 

Temo che questo modo di ragionare non sia affatto la testa di un autore “indipendente”; ma molto dipendente. Lo si riconosce perché “aspetta”: che cosa? Quello che io chiamo “‘o miracolo”. Magari arriverà, non lo escludo; però non ci conterei troppo.

La vera testa di un autore indipendente

La “vera” testa di un autore indipendente di fronte a queste notizie (“Bill Clinton ha scritto un libro con Patterson”), si sfrega le mani. Sissignori, si sfrega le mani. (I più arguti tra i lettori di questo scalcagnato blog potrebbero chiedersi come diavolo riesca una testa a sfregarsi le mani. Certe teste, cari miei, sono molto flessibili).

Innanzitutto perché sa che hanno il medesimo effetto delle tempeste su Giove: zero. Si tratta davvero di un altro pianeta, e probabilmente è meglio così. Quindi, per quale ragione perderci troppo tempo. Auguri, Bill!
Poi perché forse è persino possibile studiare e comprendere certi meccanismi di marketing. Niente di eccezionale: solo qualcosa che è possibile replicare in piccolo nel proprio ambito. 

Costui o costei (parlo dell’autore indipendente), sa perfettamente che non ha nulla da temere da queste uscite letterarie. Suvvia: come posso immaginare che “Cardiologia” venga danneggiato da un libro del genere? Si tratta di una sciocchezza. 

E se qualcuno afferma che è ingiusto perché “le case editrici pensano solo a fare i soldi”: ma dove vivi?

Innanzitutto, quando e se la casa editrice ti scoprirà e ti coprirà di denaro (lo so, fantascienza), tu all’improvviso tacerai, e la tua indignazione svanirà come neve al sole. Si tratta di invidia (ancora una volta).

Ma poi, parliamoci chiaro una volta per tutte. Il libro è o non è un prodotto? Esatto: lo è. Per tua fortuna. Proprio perché è un prodotto tu puoi andare al Libraccio e con 10 euro comprare 5 libri.

Quando purtroppo non lo era, Petrarca doveva vendere il podere per comprare i libri.

Se una casa editrice non pensa ai soldi: chiude. Semplice vero? No, non è ingiusto: sono le regole del gioco. 

Il tuo panettiere ti regala il pane? A casa non ti arriva la bolletta dell’acqua da pagare? Ma la casa editrice non deve badare alla parte finanziaria? Non deve badare ai soldi?

Cos’è, la migliore candidatura come battuta dell’anno 2018?

Che cosa insegna Bill Clinton allo scrittore indipendente?

Ma veniamo alla questione con la quale ho intitolato questo post. Innanzitutto: ci sono persone che impartiscono certe lezioni a loro insaputa. Buffo vero? Ma succede quando stai molto in alto (capirai: ex presidente degli Stati Uniti), e ogni tuo movimento viene studiato perché c’è sempre qualcuno che crede, oppure spera, di ricavare qualcosa.
Una lezione, appunto.

Clinton, ma potrei anche citare Grisham, lo stesso Patterson, King o Dan Brown, ci insegna che quando puoi contare su una vasta popolarità puoi ottenere molto. Non ti sto dicendo che devi diventare il presidente di qualcosa. 

Bensì che devi crearti un seguito, una base di fan. Ma spesso chi racconta storie non ci pensa perché preferisce scrivere storie. Quindi si riduce all’ultimo minuto: lunedì esce il romanzo e venerdì apre il blog con 6 post nuovi di zecca banali e noiosi come l’attesa dal dentista.

Clinton prima di diventare presidente ha lavorato duro per costruire la sua base elettorale, che poi lo ha spedito alla Casa Bianca. Anche adesso che non è più il presidente gode ancora del favore costruito in quegli anni. Un sacco di persone che lo hanno votato, lo seguono e lo rispettano.

Capisci di che cosa parlo?

Non solo scrittura; ma soprattutto creazione di un seguito, di una base di fan. 

Ti sembra banale, vero? Ma se non hai un seguito, e non stai lavorando per costruirlo: davvero pensi di ottenere qualcosa?

A proposito della Trilogia delle Erbacce

Non posso evitare di parlare della mia Trilogia delle Erbacce. Ben 3 raccolte di racconti su cui ho lavorato come un matto, commettendo un errore abbastanza capitale. Non ho investito molto (quasi niente), nella creazione della mia base di fan. E questi sono errori che si pagano. Credo ancora che abbiano parecchio da dire, ma essere partito tardi, aver fatto poco e male ha prodotto sì dei risultati; ma potevo fare di meglio. 

 

trilogia delle erbacce copertine

Il bello di un autoeditore

Il bello di essere un autoeditore è che non sono altri a decidere che è ora di finirla, e passare ad altro. Puoi sempre decidere che da oggi, parte una nuova promozione, una nuova idea, qualcosa per ridare fiato e slancio a opere che iniziano ad avere qualche anno. Questa è una delle più sottovalutate libertà che hai se scegli di NON affidarti a una casa editrice.

Sei tu che scegli copertina, prezzo, promozioni… E non è affatto roba da poco. Potresti osservare che ci ricavi ben poco dal niente (perché spesso i risultati sono definiti “niente” se non portano numeri più o meno colossali: errore madornale).

Ma sia pure, ottieni un bel niente. 

Però si tratta di un niente che hai prodotto tu. È colpa tua, è tua responsabilità. Un autore diventa davvero indipendete solo quando prende atto sul serio che la parte dedicata alla promozione non è rubata alla scrittura: ma benzina per garantire a quelal scrittura di andare incontro ai lettori. Nessuno al momento ha bisogno delle mie storie: ha già quelle di Balzac.
Né qualche stanco post su un blog lo convinceranno a investire denaro e tempo in quello che ho scritto.

Il bello di un autoeditore, il bello di essere un autoeditore (o autore indipendente) è che ti devi divertire. Ormai la letteratura è diventata una roba seria, serissima. Rendila divertente o meglio: divertiti.

Non hai idea di che cosa puoi dire, e scrivere, divertendoti.


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15 commenti

  1. Anch’io quando ho visto uscire quel libro, ho pensato: “Ma guarda te, che furbata! Patterson ci mette i suoi ghostwriter collaudati, e Bill ci mette la popolarità! E il titolo è azzeccatissimo!”
    Adesso manca solo che Hillary si metta a scrivere con Sophie Kinsella un chick-lit con marito fedifrago e siamo a posto… 😀

    "Mi piace"

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