Video: La fine del libro è vicina?


Sarà proprio così? Oppure…

Comunque sia: buona visione!

 

 

Partiamo da un dato, e proviamo a ragionarci sopra.
Il dato è dello scrittore statunitense Jonathan Franzen; costui ha dichiarato che il suo primo romanzo “Le correzioni” ha venduto 1,6 milioni di copie, nel 2001.
Purity nemmeno 300.000 copie. Cosa diavolo è successo? Dove sono finiti i lettori di Franzen, e i lettori in generale?

Semplice: su Netflix!

Preciso che io non guardo alcuna serie perché non mi interessano affatto.
In realtà i libri non solo subiscono l’assalto delle serie televisive, ma pure delle reti sociali, del cinema, dei blog, dei siti più differenti, dei videogiochi… Ecco perché molti youtuber che si occupano di libri spesso e volentieri parlano di serie televisive. Ma lo fanno perché loro per primi guardano le serie (togliendo tempo alla lettura), e perché sanno che il loro pubblico guarda le serie.

La faccenda però è un po’ più complessa. Perché noi crediamo che la cultura si trasmetta solo in un modo: attraverso il libro. In realtà è da decenni che non è più così. Accanto al libro c’è il cinema, la televisione, le serie televisive, ma pure i videogiochi. Le tecniche dei videogiochi sono utilizzate, sempre più spesso, per avvicinare i più giovani alla comprensione di argomenti particolarmente ostici.

Sì, i videogiochi e le loro tecniche.

È dura da accettare, ma è così. Il libro non è più il solo mezzo per trasmettere la conoscenza. Prima era “solo” perché non c’era la televisione, la radio, il cinema, Internet. E Dostoevskji quando pubblicava “L’adolescente” oppure “I fratelli Karamazov” sapeva che aveva l’attenzione di un po’ tutti su di sé.

Ho detto Dostoevskij: giù il cappello!

A quanto pare gli unici libri che vendono davvero sono quelli che cavalcano gli argomenti di moda, quindi la “non-fiction” come dicono gli esperti. I libri sul presidente Trump si sono venduti come il pane.

E buona parte degli scrittori vede i loro già scarsi profitti, diminuire a vista d’occhio. Se Franzen ha ormai le spalle coperte, e vendere più o meno 300.000 copie rappresenta comunque un grande successo; per tutti gli altri sono vacche magre, come si dice.
Per non parlare degli autori indipendenti o che si autopubblicano.

Credo però che parlare di “fine del libro” sia eccessivo. È terminato un periodo storico dove l’editore era il solo canale per pubblicare; adesso è uno dei canali che un autore ha a disposizione.
E accanto al libro ci sono, e ci sono per restarci molto a lungo, altri mezzi: le serie televisive, i blog, i canali televisivi monotematici che si occupano magari solo di scienza.

Lo spazio del libro si ridurrà, ma resterà presente come strumento capace di fornire a chi lo desidera stimoli e approfondimenti che gli altri mezzi non hanno, oppure non sanno proporre.

C’è un rischio, però. Che io vedo sempre più spesso. Prima ho parlato dei ricavi sempre più risicati degli autori. Come uscirne? Temo ci siano solo 2 modi.
Il primo: inventarsi un mestiere. Sempre più autori, di fronte ai profitti sempre più risicati, dovranno diventare insegnanti di scrittura creativa, ghost-writer, pubblicisti per i giornali (ma pagano i giornali?), opinionisti in televisione; copy-writer. E chi più ne ha, più ne metta.

Oppure: dovranno fornire a quei pochi lettori che restano quello che vogliono e solo quello, in modo da avere la certezza di un guadagno. Ecco perché spesso le classifiche di vendita su Amazon o altrove ospitano titoli praticamente identici; trame e personaggi costruiti a tavolino, storie prodotte con lo stampino.

E questo potrebbe essere un rischio per tutte quelle voci che invece non vogliono omologarsi a questo andazzo. Perché saranno irrilevanti, e la loro voce in un mondo che premia l’omologazione e non l’originalità, non sarà ascoltata.

Ma non c’è nulla da fare: siamo in questo mondo e qui ci tocca vivere.
Parafrasando Humphrey Bogart:

“È il mondo che gira bellezza! Il mondo che gira! E tu non ci puoi fare niente!”.

Alla prossima e: Non per la gloria: ma per il pane!


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15 commenti

  1. Di quel poco che ho letto di Franzen, no, SU Franzen, è una persona particolare, è arrivato a offendere Oprah Winfrey negandosi la partecipazione al suo show, dov’era stato invitato, e oltre al pubblico perso in quell’occasione, c’è anche uno show business che non perdona. “Il mondo ti perdonerà molto se scrivi un grande libro, ma non ti perdonerà per aver dissacrato Oprah.” NYTimes, Taffy Brodesser-Akner (lo trovi qui: https://www.nytimes.com/2018/06/26/magazine/jonathan-franzen-is-fine-with-all-of-it.html )

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  2. Le storie esisteranno sempre, ma i modi per raccontarle sono un’altra questione. Anch’io penso che i libri non spariranno, ma si affiancheranno a film, video, videogiochi eccetera. La torta dei fruitori dovrà essere spartita, e sappiamo bene quale sia l’impatto dell’immagine. Mi sembra che non ci sia niente di male in questo, anche se percepisco la generale indignazione. La tivù, cinquant’anni fa, non diede forse un bel colpo ai libri? Certo che lo fece, eppure siamo qui. Quanto alle tasche di noi scrittori, piccoli o grandi, sono entrata nell’ordine di idee che si possa scrivere soltanto con la speranza – non con l’aspettativa, non con la pretesa – di tirarci fuori qualcosa. Anzi, meglio non avere nemmeno quella, non nel senso di abbatterla, ma di non pensarci. Lo so, si lavora tanto, e quanto tempo ruba la scrittura! Però nessuno ci ha chiesto di scrivere, quindi… 😉

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  3. se esistono serie televisive vuol dire che qualcuno ha scritto un testo. Adesso è da valutare se Franzen ha ricavato di più col primo oppure con Purity. Ma questo non significa nulla. E’ un puro calcolo economico. La gente preferisce la TV a un buon libro? Peccato. Non crescerà mai.

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  4. Io credo che abbiamo soprattutto moltissime distrazioni, parlo da lettore: delle volte mi metto a leggere ma poi c’è in TV un film che mi attira e così mi metto a guardare il film, poi però c’è la notifica di facebook, di WhatsApp, messenger ECC ECC. Ma alla fine il libro resta per me il fedele amico con cui preferisco addormentarmi e quello che mi tiene compagnia nei momenti in cui voglio rilassarmi. Certe storie scritte nei libri poi mi prendono talmente tanto che prevalgono sulle distrazioni elettroniche. E poi molte serie televisive sono tratte dai libri, molti sceneggiature di film nascono dai libri, ci saranno sempre le storie. Poi ci sono i “non lettori” e quelli comunque non leggono.

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    • Quindi mi confermi: sono l’ultimo. Quello che non guarda serie televisive 😃
      Leggere mi piace perché (penso) è soprattutto una questione di abitudine. E poi anche di disciplina (preferisco leggere che guardare un buon film).

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      • No, non sei l’ultimo. Pur avendo a disposizione Amazon Prime Video, l’unica serie tv che guardo è Outlander. Guardavo Grey’s Anatomy, ma alla nona stagione è diventata una minestra riscaldata… Sono più da film: ho bisogno di una conclusione valida. 🙂

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  5. Per fortuna il libro è duro a morire.
    Già negli anni venti e trenta c’era chi ne decretava la morte. Il cinema era il nuovo modo di raccontare le storie. Le sale cinematografiche piene, tutti i giorni, dalla sera alla mattina. E per giunta il cinema era popolare, per il popolo, le storie entravano a far parte dell’immaginario di tutti e non più delle élite istruite. Altra botta ai vaticini della fine del libro si ebbe con l’avvento della televisione. Se tutti stavano incollati a uno schermo per vedere Lascia o Raddopia con Mike Bongiorno, chi avrebbe più letto libri? E anche la tv, uno strumento del popolo contro le élite del libro.
    E poi il libro è sopravvissuto alle videocassette, agli hobby emergenti nella popolazione anni ’80 e vista la memoria passata credo che il libro sopravvivrà indenne per molto molto tempo ancora.
    Paradossalmente, come diceva Baricco qualche anno fa, mai nella storia del mondo, o in quella italiana, si sono venduti così tanti libri. Certo, negli ultimi anni abbiamo avuto un netto calo, dettato dalla crisi economica, tutti i consumi scesi e probabilmente anche da altri fattori, mancanza di nuovi autori di grido o distrazione verso nuovi media, chissà.
    Nel rapporto Aie 2017 si attesta che sono stati venduti in Italia 88 milioni di libri e nel conteggio non c’è Amazon che non rivela i dati. E nonostante in Italia si legga poco di suo è una cifra enorme, abnorme, immaginiamoli tutti accatastati.
    Il problema, semmai, che registrano i grandi editori è il calo della tiratura media dei best seller. Non abbiamo più libri che toccano il milione di copie da più di dieci anni. Infatti, gli editori in questo momento cercano proprio il romanzo da un milione di copie. Se qualcuno si volesse candidare… 😛
    In pratica, a mio giudizio, il problema del libro contemporaneo è la frammentazione. Solo di romanzi gialli, ed è difficile fare un conteggio, ne saranno stati pubblicati qualche migliaio. I lettori si distribuiscono e quindi le fette sono più piccole per tutti.
    Comunque, il libro sta bene, in ebook o di carta, credo proprio che supererà anche questi tempi di smartphone e serie tv.
    E sulle serie tv devo dire che ne guardo, poche ma buone, ma soprattutto certe serie tv sono molto istruttive per lo scrittore. Così come il cinema ha influenzato un nuovo modo di scrivere, anche le serie tv stanno aprendo nuovi scenari nella scrittura.

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    • Ma io non sono uno scrittore, in realtà; sono un raccontastorie. Quindi non guardo le serie televisive 😉
      Io credo che in Italia l’ebook prima o poi si prenderà qualche soddisfazione. Niente di clamoroso, ma di importante, quello sì.

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