Già: che ne pensi del latino? Serve? Non serve? È inutile zavorra oppure…
Buona visione!
Qualche giorno fa Nick del canale Duca von P ha realizzato un video durante il quale criticava il latino. Affermava che non serve assolutamente a nulla, è una lingua morta, e quindi farlo studiare sia una perdita di tempo. Però invitava chi aveva voglia e tempo, a replicare alle sue affermazioni.
E chi meglio di me può replicare?
Anche se non ne sono poi così sicuro.
Io infatti ho frequentato il celeberrimo liceo classico “Gabriello Chiabrera” qui di Savona, che dopo il mio passaggio è probabilmente entrato in una crisi gravissima che lo condurrà al fallimento.
In latino in realtà non andavo benissimo: avevo 3. Decisamente meglio col greco: 4. Per non parlare poi dell’italiano: 5.
Ma allora, per quale motivo uno come me, che è stato bocciato, scende in campo per difendere il latino?
C’è un punto molto importante da considerare: il latino, come i libri, non può essere giudicato in base alla sua utilità. Infatti i libri, per fortuna, sono assolutamente inutili, e proprio questa è la loro forza. Se sono senza lavoro, o sono malato, i libri non mi aiuteranno. Posso serenamente vivere senza libri, ma non posso vivere senza acqua.
Sono, appunto, inutili.
Il latino per secoli è stato, come l’inglese, una lingua utile. Tutta l’Europa lo parlava. Il futuro dell’inglese quindi è diventare inutile. Prima lezione: mai giudicare le cose in base alla loro utilità: perché quello che adesso pare utile, diventerà presto inutile.
Ma torniamo al latino: la sua presenza è importante perché la mole di cultura che ha prodotto è stata talmente grande, e di enorme qualità, che l’Europa è stata forgiata da quella cultura. Cultura che poi la Chiesa Cattolica ha ripreso e ha proseguito per secoli. Ancora adesso i documenti ufficiali emessi dal Papa sono scritti in latino, e poi tradotti nelle varie lingue.
È quindi impossibile voltare le spalle a una formidabile fucina di sapere che per secoli ha modellato il mondo. Ma il latino, meglio: uno dei prodotti migliori della cultura latina, è stato adottato dalla Cina.
Quando la Cina ha deciso di aprirsi al libero mercato, si è trovata priva di un codice civile. Come regolare le successioni, l’usufrutto, la proprietà?
La scelta si è concentrata su 2 alternative. Il Common Law di chiara impronta anglosassone. E il diritto romano. E i cinesi hanno scelto proprio il diritto romano.
Torniamo all’inutilità del latino. Io sono abbastanza d’accordo; ma proprio per questo occorre studiare il latino. Ci sono cose che non possono essere giudicate in base alla loro utilità, perché i criteri dell’utile sono molto ballerini. Noi invece quando parliamo del latino, ci troviamo alle prese con un formidabile organismo (quindi qualcosa di ben vivo e vispo), che per la sua grandezza e importanza non può più essere sottoposto alla categoria dell’utile.
Il primo grande insegnamento che il latino ci può regalare è proprio questo. Il criterio dell’utile è prosaico, superficiale, manca di profondità. E il secondo grande insegnamento del latino è questo: la profondità.
La lingua latina ha accompagnato Roma in una straordinaria avventura: da piccolo villaggio di pastori, mentre in Calabria Crotone e Sibari erano centri economici e culturali di altissimo livello. A repubblica, e poi impero, e dopo la caduta dell’impero ha continuato a vivere e a produrre cultura. Il latino è complesso perché la realtà che ha vinto e dominato per secoli è complessa e mai semplice, e se la vuoi padroneggiare, vincere e dominare, hai bisogno degli attrezzi adatti.
Uno di questi è il latino.
Il vero punto di forza del latino quindi è che riesce a fornire a chi lo studia un modo di osservare la realtà, e di affrontarla, che si sta cercando, con successo, di scalzare. Ecco perché lo si accusa di essere inutile, e si chiede a gran voce che sia abbandonato.
Chi studia il latino conosce meglio la realtà, perché è stato addestrato a esplorarla oltre le semplici apparenze.
Alla prossima e: non per la gloria, ma per il pane!
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Io che non ho potuto studiare latino, avrei tanto voluto! E adesso è difficile anche solo cominciare. Pensiamo a tutte le parole, anche inglesi, con origine latina. E in botanica, che il vero nome della pianta è sempre in latino? Concordo con te: il criterio dell’utilità non ha senso in alcuni ambiti. Anche Facebook è inutile allora, lo chiudiamo? 😀
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Ecco, su Facebook, forse… 😉
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Molto acute le tue osservazioni sul criterio di utilità.
Per quanto mi rigurda, il latino mi è sempre stato più che utile: indispensabile. Sul lavoro e non solo. Quindi sono e sarò sempre pronto a difenderlo a spada tratta.
Anch’io ho frequentato un famoso liceo classico, con risultati non esattamente brillanti (però i miei voti di latino erano meno bassi di quelli di greco), tuttavia vi ho imparato un paio di cose molto importanti. Una è che il latino non è “morto” del tutto, in quanto continua a vivere nell’italiano, nel francese e in tutte le lingue dette neoromanze. L’altra è che noi siamo il nostro passato, e che se perdiamo la consapevolezza di ciò che siamo stati finiremo per non essere più nulla. E del nostro passato il latino è una componente fondamentale.
Ciao!
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Volevo scrivere, è ovvio, “lingue dette neolatine o romanze”, ma lo smartphone non manca mai di combinarmi pasticci inenarrabili – adesso, tanto per dire, il correttore automatico insiste a sostituire “neolatine” con “nella fine” 😊
Chiedo scusa.
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Nessun problema!
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In realtà occorrerebbe se non reintrodurlo (ci sarebbe una sollevazione popolare), metterlo tra le materie facoltative. Sono certo che ci sarebbero delle belle sorprese.
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Sono dell’idea che la scuola non debba insegnare ( o almeno non solo) pratiche, ma fornire un metodo. I miei studi classici (fin dal cercare le parole sul dizionario) mi sono stati utili proprio per questo. Grazie alla forma mentis (ohibò, un latinismo!) acquisita non ho avuto grandi difficoltà ad apprendere ciò che negli anni ho voluto studiare, anche in discipline molto lontane dalla letteratura.
Questo tipo di studi aiuta alla formazione di una visione d’insieme che è universale.
Si dice che con il diploma di liceo classico non si impari a fare nulla ed è vero: si impara, però, ad imparare.
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Se avessi tempo non solo riprenderei a studiare il latino; ma pure il greco. Il presente indicativo del verbo “essere” me lo ricordo ancora. E anche la declinazione degli articoli determinativi.
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io ho avuto la fortuna di studiare il latino, più o meno come al classico facevo lo scientifico ma allora c’era poca differenza per le materie umanistiche.
Ritengo che sia stato un grave errore eliminarlo. Avrebbe servito a molti per scrivere meglio in italiano.
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Infatti. Ma prima o poi, chissà… Qualcuno ci metterà una pezza.
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lo spero anch’io
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Il latino è importante. E non sono sicura che sia così inutile. DI sicuro in esso affondano anche le nostre radici. E poi, in parte, è perfino divertente… E con le sue regole dà sicurezza e, di certo, insegna a ragionare.
Credo che ci debbano essere delle scuole in cui si continui a studiarlo e magari studiarlo bene. Insomma, un liceo senza latino non mi sembrerebbe nemmeno un liceo…
Comunque anche adesso al liceo scientifico ci sono molte classi di “indirizzo ordinario” in cui viene studiato (oltre che al classico e – credo – al liceo delle scienze sociali).
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Interessante. Credevo che fosse rimasto solo al classico. Gli ultimi avamposti, insomma. Meglio di nulla.
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Io ho studiato il latino solo alle scuole medie, non ho fatto il liceo e quindi sotto questo aspetto sono carente, però credo molto nell’importanza del latino (e del greco), la nostra cultura è nata dal latino, costituisce la nostra storia e secondo me è importante studiarlo. Molto bello questo tuo post complimenti!
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Grazie.
Il latino e il greco solo al liceo classico; che non ho mai completato. Però, insomma: a me sono sempre piaciute queste materie. Però “loro” non mi sopportavano 😉
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