Video: Fedor Dostoevskij e il male


foto marco freccero

 

Di Marco Freccero. Pubblicato su YouTube il 31 agosto 2016.
Ri-pubblicato su questo blog il 26 ottobre 2018.

 

Come affronta il male, il nostro bravo Fedor Dostoevskij? Per cercare di capirlo, ho realizzato questo video.

Buona visione!

 

 

Da tempo si ripete che la lettura di libri renda migliori le persone; che più si legge e più si diventa buoni. In pratica, il male sarebbe una mancanza di informazioni che si può facilmente superare con buone letture, ottimi film, viaggi (perché il viaggio aprirebbe la mente), e a quel punto l’umanità passerebbe la vita a tenersi per mano e a darsi tanti bacetti sulle guanciotte pienotte.
Se si leggono i grandi autori, si capisce al volo che la faccenda non si supera riempiendo questo guscio vuoto che è l’uomo, con cose tanto buonine. E dimostra anche che non è sufficiente leggere, ma bisogna leggere in un certo modo.

Prendiamo come esempio le opere di Dostoevskij; e quando dico Dostoevskij, giù il cappello! Se si affrontano i suoi grandi romanzi, ci si rende conto che c’è un filo rosso che li lega. Una critica puntuale, netta, dell’intelligenza. Non perché lo scrittore russo apprezzi la stupidità, ma perché sa che l’intelligenza è il territorio dove l’individuo esercita al massimo grado la sua libertà. E questa libertà, ci dice Dostoevskij, può condurre l’individuo a girare le spalle alla bellezza. Non perché sia falsa, ma solo per il gusto di farlo. Per il piacere di fare una pernacchia, mostrare la lingua alla bellezza, scoppiare a ridere, voltarle le spalle e, perché no, andare al diavolo serenamente. Perché tanto l’inferno non esisterebbe affatto.

I personaggi di Dostoevskij non sono persone che hanno bisogno di un corso sulla legalità o sui diritti, perché a ogni istante sanno bene cosa stanno facendo, e perché lo fanno. Non mancano a essi le informazioni, anzi, ne hanno persino troppe. Il loro problema, semmai, è che hanno estromesso dalla loro esistenza il mistero, per sostituirlo con la polvere da sparo o qualcos’altro di molto pratico. E perché lo fanno? Perché secondo loro non esiste alcun mistero, l’essere umano è un animaletto come lo scarafaggio, la medusa, il cinghiale.

Con la differenza che la sua propensione a manipolare l’ambiente circostante, a creare strumenti e mezzi di ogni tipo e genere ben presto lo condurrà al paradiso in terra. Ma è solo un nascondere il problema: l’essere umano è libero, e se può ritenere che il paradiso in cielo è una favola, perché dovrebbe avere un qualche interesse per quello in terra, prodotto da suoi simili, spesso detestabili e stupidi? Se non credo nell’esistenza di qualcosa di superiore e perfetto, perché dovrei avere a cuore la costruzione di qualcosa di imperfetto e inferiore?

Raskolnikov, il protagonista di Delitto e Castigo, può a ogni istante fermarsi. Non commettere l’omicidio, che poi sarà un duplice omicidio. Se procede, è perché lui vuole così: uccidere la vecchia e poi passare il resto della vita a dedicarsi al bene. D’altra parte, pensa Raskolnikov, gli uomini onorano i grandi condottieri che sui campi di battaglia macellano migliaia di soldati, dedicano a loro piazze e intitolano vie. E allora perché io non posso schiacciare uno scarafaggio di un’usuraia? Qui qualcuno potrebbe dire che è vittima delle circostanze, è povero, senza soldi, e non ha il coraggio di chiedere aiuto. Ma credo che questo sposti l’attenzione dal cuore del problema.

Che infatti ritroviamo in un altro grande romanzo di Dostoevskij, vale a dire I Demoni. Lì abbiamo Stavrogin che non ha alcuna necessità materiale. Fa quello che fa perché lo vuole, e alla fine decide di andare fino in fondo. Piuttosto che chiedere perdono, piuttosto che inginocchiarsi e riconoscere di aver bisogno di qualcun altro, alza la mano su se stesso, come si diceva una volta. La libertà è anche questo: sputare sull’opportunità di cambiare.

In conclusione? Il male esiste, è una realtà con un suo fascino e l’essere umano, in barba a scuole e corsi di formazione, deciderà di abbracciarlo non perché gli manca qualcosa. Oppure perché non sa, è ignorante e bisogna spiegargli che siamo tutti fratelli del pianeta Terra. Ma perché il male gli dà qualcosa.

Alla prossima e ricorda: Non per la gloria ma per il pane.


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6 commenti

  1. La libertà di scelta si chiama così perché… è libera, no? Se davvero bastasse istruire per annullarla e spingere tutti al bene, non sarebbe poi granché. Fermo restando che l’ignoranza è una pessima base per qualsiasi scelta.

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  2. “Il male non ha sempre bisogno di una spiegazione…”
    Questa è mia però. Non so nemmeno come m’è uscita, giusto l’altro giorno, nel racconto chilometrico di oggi. Anche se poi alla fine il male aveva pure una sua morale, uccidere per selezionare, una versione più veloce della teoria evoluzionistica di Darwin. 😉

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