di Marco Freccero. Pubblicato il 6 novembre 2018.
C’è una ricchissima letteratura sugli incipit dei romanzi, ma anche delle storie brevi. Mille e mille consigli, dritte, trucchi per riuscire a costruirne uno che sia vincente e accattivante. Io, come tutti, li ho letti; e poi li ho dimenticati. Non perché mi consideri superiore, oppure migliore: è che la letteratura è più grande delle regole. Per questo ci sono grandi romanzi con mediocri, brutti o pessimi incipit. E fantastici romanzi con un ottimo incipit.
I miei incipit (non tutti)
Come sai (forse), io non mi metto lì a pensare o a studiare un incipit. Io scrivo: ho una specie di “visione”, e la seguo. O almeno ci provo.
Questi di seguito sono alcuni (non tutti), degli incipit dei miei racconti. Questi arrivano da “Non hai mai capito niente”.
“Aveva colpito con un pugno un collega di lavoro.” (Del tutto inaspettato)
“Una sera dopo cena porto via la spazzatura.” (La fortuna che abbiamo)
“«Adesso, ripeti quello che ho detto.»” (Non credere che sia un male)
“Si è alzato dal letto un paio di ore fa e se ne sta disteso sul divano a guardare la televisione.” (La gioia che ci hanno tolto)
“Chiude gli occhi non appena il pianto di Davide le aggredisce le orecchie: stringe la mani attorno al bordo del lavabo.” (Società civile)
“Era domenica.” (Non hai mai capito niente).
“Aprì gli occhi e non vide nulla.” (Spalle larghe)
“Cinzia prese in affitto un appartamento all’ultimo piano di uno stabile in via Poggi.” (Cinzia)
Questo è invece l’incipit del romanzo che ho scritto con Morena Fanti “L’ultimo giro di valzer” (non ricordo però chi è l’autore).
“Fare cose assurde non è da me.”
Altri incipit. Provengono stavolta da “Cardiologia”.
“Avevo sette anni, lo ricordo con esattezza.” (Stare al mondo)
“Adesso abbiamo questa cosa dello sfratto: cinque mesi e ce ne dovremo andare.” (Denti)
“L’uomo chinò il capo verso l’altare, lo alzò.” (Il cuore)
“Attese che il convoglio fosse fermo, dal finestrino guardò ai palazzi, alle rondini che tagliavano l’azzurro del cielo romano.” (Riflessi)
“Era il terzo giorno del mese di luglio quando Sofia ricevette quella bizzarra richiesta.” (Nella cattiva sorte)
“Caterina mise la figlia sul gabinetto e attese che cacasse.” (La forma della bellezza)
“Erano le nove di sera quando rientrò”. (La migliore cosa)
“Il bambino oltrepassò il cancello, si bloccò sul ciglio della strada, guardò a destra e a sinistra”. (La gioia del mondo).
Infine alcuni incipit presi da “La follia del mondo”.
“Arianna rientrava a casa verso le dieci tutte le sere, tranne la domenica.” (Intelligenza)
“Quell’improvviso assopimento che la coglieva verso le undici di mattina, non era l’avanguardia di quell’altro sonno che lei attendeva senza paura?” (L’appartamento al mare)
“Giunse sotto casa della figlia attorno alle nove di mattina.” (Il lupo cattivo)
“È la prima estate che passiamo da soli, io e mia moglie.” (Per sempre giovani)
“Lui se ne stava accanto. una Citröen Saxo, e mangiava un pezzo di focaccia, lo sguardo basso e le spalle al traffico della via.” (La vie en rose)
“Federico caricò sulla Fiat Multipla le valigie, i due trolley e la sedia a rotelle.” (Educazione italiana)
“Aveva preso quella decisione un anno prima, al termine di un pianto di rabbia che sembrava non finire più.” (La follia del mondo)
“Quando Mirko ferrante comprese che era finita, cercò di organizzare al meglio l’uscita di scena dal teatro dei ricchi.” (Segugio).
Come io creo gli incipit
Credo di averlo già scritto in non so quali altri articoli. Ma io non scrivo incipit. Non i sono mai messo lì a pensare:
“Adesso scriverò un incipit con queste caratteristiche. Deve cioè essere seducente, forte, in grado di trascinare il lettore e…”.
Niente del genere. Mai. Questo forse spiega perché alcuni sono buoni e altri no?
Può darsi.
Ma ho sempre avuto il sospetto, e poi la certezza, che molti scrittori non se ne siano mai curati troppo. La letteratura è fatta di incipit che non hanno molto da dire, ma dopo si rivelano per essere degli autentici capolavori.
Io vedo un’immagine e le vado dietro. Ma questo vale anche per il romanzo?
Se vuoi sapere qualcosa del mio romanzo che arriverà il prossimo anno, e solo il prossimo anno (inutile che speri che arrivi prima): sì. Per me non c’è molta differenza, per quanto riguarda gli incipit.
Questo non significa che un incipit, il finale, o qualunque altro elemento della storia (breve o lunga che sia, non importa), nasca perfetta. Niente del genere. Ho già indicato altrove che la storia ha più a che fare con l’archeologia, che con la sociologia, o altro. Si tratta di riportare alla luce qualcosa che è rimasto sepolto. Dimenticato.
La Storia (quella con la “S” maiuscola) non ha mai tempo né voglia per tutti: solo per i primi della classe. Per quelli che si impongono con la violenza. Tutti gli altri sono “sommersi”.
Se capita di imbattersi in qualcuno di questi reperti, lo scopo di chi racconta storie (rigorosamente con la “s” minuscola), è tentare di riportare alla luce il reperto nel modo migliore.
Ci si riesce sempre?
No.
Le ragioni sono le più diverse. Ma restiamo a parlare degli incipit.
Un incipit difficilmente è perfetto alla prima stesura. Se adesso getto un’occhiata a quelli che trovi in questa pagina, e provo a ricordare… Alcuni sono stati rivisti e riscritti anche pesantemente. Perché?
Semplice: perché non erano efficaci. Avevano “qualcosa” al loro interno che non rispecchiava la loro vera natura. Mi rendo conto che sembra un discorso da matto; ma chi scrive è matto, giusto?
In realtà l’intera storia deve essere efficace; non solo l’incipit. Ma che cosa significa?
L’efficacia di un incipit (e della storia)
Già, questa faccenda dell’efficacia: ma che cosa diavolo vuol dire? Non è semplice rispondere, ma credo che sia possibile rispondere (altrimenti, perché farsi la domanda?).
Se partiamo proprio dall’inizio, cioè dal senso della parola, scopriamo che “efficace” arriva dal latino (tanto per cambiare); deriva dal verbo (incredibile vero? Roba da cadere dalla sedia) “efficere” e il suo senso è: portare a compimento.
Niente male vero?
Questo cosa vuol dire? Che non solo l’incipit ma (naturalmente), la storia tutta deve essere efficace, e quindi deve essere portata a compimento.
A compimento? E che cosa significa questo? Ma soprattutto: possibile che dopo una risposta a una domanda, ci si ritrovi sempre con un’altra domanda? Sì, è possibile; infatti è accaduto.
Per me efficacia (quindi: portare a compimento), vuol dire agire al meglio delle mie possibilità per far sì che il reperto (la storia, esatto), riesca a emergere completamente. La storia abbandona l’oblio, e per la prima volta riceve attenzione e luce; non perché al suo interno vi si narrino chissà quali imprese inaudite di qualche eroe.
Niente del genere.
Ma proprio perché vi si troverà una realtà piccola, dimenticata e disprezzata. E riuscire a narrarla, in maniera completa e compiuta, quindi efficace, è lo scopo di chi racconta delle storie.
Chi scrive, prova a mettere a disposizione le sue povere capacità per rendere efficace quella storia.
Perché riceva la giusta luce.
Hai letto i miei incipit. Quali “ingredienti”, secondo te, li rendono buoni, così così, cattivi?
Iscriviti ADESSO alla mia newsletter
Non credo allo strapotere dell’incipit. Semplicemente perché oramai all’incipit di arrivi dopo aver letto la quarta di copertina e/o la trama. Quindi comunque già hai espresso un interesse per la storia. A quel punto non credo neppure che una sola riga possa essere considerata incipit, ma almeno un paragrafo. E funziona se il lettore è incoraggiato a proseguire.
I tuoi incipit funzionano tutti, ma perché oramai so già che tipo di racconti aspettarmi: inizi con qualcosa ma non si sa mai dove poi ci porti (allo stesso modo di come li scrivi no?)
"Mi piace""Mi piace"
Esatto! E il bello è che mi perdo pure io, eh! 🙂
"Mi piace""Mi piace"
dicono che l’incipit sia funzionale al restoi. Può darsi ma mi sono imbattuto in incipit – come dice Barbara di diverse righe – veramente fulminanti ma poi la storia si affloscia come un castello di carte. Altre volte l’inizio è tutto fuorché stimolante ma il resto è fantastico.
I mei incipit? Arrivano come arrivano e sono funzionali alla storia. Belli? Brutti? Accattivanti? Non lo so. Il giudizio lo lascio agli altri.
"Mi piace""Mi piace"
C’è troppa pianificazione, in realtà. Tutti a spiegare come deve essere l’incipit; il finale; e questo, e quello. Ma le cose migliori funzionano perché NON pianifichi un bel nulla.
"Mi piace"Piace a 1 persona
pienamente d’accordo.
"Mi piace"Piace a 1 persona
Rileggendoli così tutti insieme mi piace molto quello de La follia del mondo, è evocativo, crea attesa, ma mi piace anche quello del romanzo a quattro mani. L’incipit è importante per catturare l’attenzione del lettore che magari legge le prime pagine per decidere se acquistare o meno un libro, però ti confesso che ho amato molto dei romanzi con degli incipit così così. Io quasi sempre scrivo gli incipit di getto, ma poi li riscrivo e li sistemo…
"Mi piace""Mi piace"
Di rado li riscrivo, ma può succedere. Anche io ho incontrato dei romanzi che non sembravano preannunciare nulla di buono, ma poi…
"Mi piace""Mi piace"
Allora anche tu fai la levatrice! Forse lo sapevo, ma lo avevo dimenticato. Cosa rende ottimi i tuoi incipit (perché così li trovo)? Non ne ho idea. Però mi hai fatto tornare in mente che esistono nel mondo racconti che mi piacciono, perciò mi avvicino a quelli di Flannery O’Connor, che già sono sullo scaffale… e a un’altra tua antologia, che testé vado a scegliere. 🙂
"Mi piace""Mi piace"
Ehhh, la zia Flannery! Parliamo di una fuoriclasse. 🙂
Antologia? Mia? Ma io ho fatto antologie? A mia insaputa! 😉
"Mi piace""Mi piace"